Milano
Ruby ter, Battilana dal bunga bunga con Berlusconi a Weinstein e il #metoo
Ruby Ter, Ambra Battilana chiamata dall'accusa come testimone nel processo con imputato Silvio Berlusconi. Il suo racconto, dal bunga bunga a Weinstein
Ruy ter, Battilana dal bunga bunga con Berlusconi a Weinstein e il #metoo
Chiamata dall'accusa come testimone nel processo Ruby ter, che vede imputato Silvio Berlusconi e altre 28 persone, Ambra Battilana conferma punto per punto quanto dichiara da quasi un decennio nelle aule di Tribunale e fuori sulle serate ad Arcore a casa dell'ex premier che, rivela, "scambiai per un imitatore la prima volta che lo vidi". "Pensavo che fosse un attore che imitava Berlusconi - così la modella rievoca la scena del 22 agosto del 2010 a Villa San Martino, dove andò assieme all'altra teste dell'accusa, Chiara Danese - vidi che gli mancavano due denti e aveva un accento meno marcato che in televisione. Ci offrì due vassoi di anelli che disse essere di 'Tiffany', anche se non lo erano. Non li accettai perché ero in imbarazzo e poi non mi piacciono i gioielli. Arrivarono in modo chiassoso una decina di ragazze - prosegue l'ex partecipante a Miss Italia - che presero questi anelli, lo baciarono in bocca e lo chiamavano 'papi'".
Battilana ripercorre la 'cena tricolore', i palpeggiamenti del 'bunga bunga', l'episodio della statuetta di Priapo oggetto dei giochi sessuali della altre ragazze, l'offerta di restare a dormire, l'"imbarazzo" e la voglia di scappare "al più presto" dalla villa. Nell'aula del processo in cui Berlusconi risponde di corruzione in atti giudiziari perché avrebbe comprato il silenzio o la reticenza di alcuni ospiti ad Arcore, si sono viste anche le imputate Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli che non hanno voluto rendere dichiarazioni ai cronisti.
Ambra Battilana racconta nel processo Ruby ter, dove ha testimoniato sulle cene ad Arcore, come aiutò la polizia americana nelle indagini sul produttore cinematografico Harvey Weinstein, accusato di violenze sessuali su decine di donne, dando così inizio al movimento 'Me too'. "ll prossimo sei gennaio comincerà il dibattimento a suo carico - ha spiegato la modella in aula, rispondendo ad alcune domande del suo legale - nel 2015 questa persona mi palpò. Aiutai la polizia americana presentandomi con un microfono nascosto da Wenstein e facendogli dire quello che mi aveva fatto. Quello fu l'inizio del 'Me too'".
Battilana ha collegato la successiva firma dell'accordo di riservatezza con Weinstein, ora sciolto, con la vicenda Ruby in cui è testimone dell'accusa contro Silvio Berlusconi ed è stata parte civile nei precedenti processi nati dalle rivelazioni della ragazza marocchina, a partire dalle difficoltà che l'improvvisa notorietà gli causò: "Quando uscirono le notizie su questa vicenda, io frequentavo la quinta superiore in una scuola prettamente maschile, dove tutti mi conoscevano perché mi avevano visto in tv a Miss Italia. Sin dal giorno in cui uscirono i giornali su Ruby, i paparazzi mi seguivano ovunque. Riuscii comunque a finire gli studi e a diplomarmi ma in Italia per me la vita era impossibile perché venivo vista come una presunta escort. Mi trasferii dal Piemonte a Milano da una zia per avere 'più aria' ma le cose non migliorarono. Parenti e amici mi tolsero la parola e per molto tempo non ho avuto una relazione sentimentale perché il mio nome era 'macchiato'".
In seguito, prosegue la narrazione, "mi trasferii a New York e iniziai a lavorare come modella tra Londra e Parigi con un nome d'arte. Quando è esploso il caso Weinstein, le bugie dei giornali italiani sono state tradotte da quelli americani e sono stata identificata come un'escort che voleva soldi da lui. Per questo ho firmato l'accordo di riservatezza. Non avrei voluto, ma avevo 22 anni, venivo dal nulla e avevo già un grosso problema. La situazione era troppo pesante: per l'opinione pubblica ero la modella che voleva i soldi ricattando Weinstein e la escort del caso Ruby". "Ora però quest'accordo è stato sciolto", ha chiarito la donna, rassicurando il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che ha voluto chiarimenti sul punto temendo che la testimone lo stesse infrangendo nel processo Ruby.