Milano
Sacco, pronto soccorso invaso. Si accettano solo pazienti Covid
Al Sacco si mantengono i ricoveri che non possono essere rimandati, per il resto la precedenza è data ai pazienti Covid
Sacco, pronto soccorso invaso. Si accettano solo pazienti Covid
L'ospedale Sacco di Milano ha deciso di bloccare alcune specialità al 118, come pneumologia e alcune internistiche, per riconvertire i letti non Covid in posti a disposizione per eventuali ricoveri Covid. E quanto chiariscono dalla stessa struttura. Di conseguenza, spiegano dall'ospedale, i pazienti non Covid che hanno bisogno di queste specialità verranno deviati verso altri presidi.
Il pronto soccorso dell'ospedale Sacco di Milano "e' invaso di pazienti covid, abbiamo pregato il 118 di non portare urgenze qui, anche se ovviamente chi si autopresenta viene curato normalmente". A dirlo all'AGI e' Maurizio Viecca, direttore della Cardiologia dell'ospedale che pero' sottolinea una differenza fondamentale tra questa seconda ondata di contagi e quella della primavera scorsa: "La maggior parte dei pazienti attuali non ha bisogno della terapia intensiva, ne' di essere intubata". Ieri, spiega Viecca, e' stata riscontrata la positivita' di un'infermiera che lavora in cardiologia, sottoposta al tampone dopo avere manifestato blandi sintomi influenzali. "Alla luce di questo, abbiamo deciso di tamponare tutti medici. Al momento nessuno e' positivo, stiamo aspettando i risultati di tutti ma, dato che noi da sempre usiamo le Fp2, anche se qualcuno risultasse colpito dal Covid non ci sarebbero problemi. Per il momento, manteniamo i ricoveri che non possiamo rimandare. Il reparto e' attivo e funzionante, con alcune ovvie limitazioni".
"La verita' e' che il Covid e' ripartito alla grande - prosegue il medico autore del 'protocollo Viecca per curare la trombosi da coronavirus - anche perche' abbiamo un po' abbassato la guardia. Pero' va sottolineato che il tasso di mortalita' e' analogo a quello degli altri Paesi, non come in primavera quando in Germania era al 38% e in Italia al 15%. Occorre che i mezzi di informazione, che hanno un ruolo quasi pari a quello dei medici, insistano sulla necessita' di usare la mascherina. Io lo dico da marzo. Quando Oms e Istituto Superiore della Sanita' non ritenevano che fosse fondamentale, le distribuivo a pazienti e visitatori. In ogni caso - conclude - qui ci stiamo riorganizzando per non farci prendere in contropiede".