Milano
Sala: "Il campo largo non si fa con una foto. Io federatore centrista? Mi interessa, ma ora non tolgo tempo a Milano"
Si riapre il dibattito sul campo largo e sulla possibilità di aggregare forze di centro a sostegno del Pd, con Sala federatore. Che però fissa dei paletti: "Ora non posso sottrarre tempo a Milano"
Sala: "Il campo largo non si fa con una foto. Io federatore centrista? Mi interessa, ma ora non tolgo tempo a Milano"
"In questo momento che esista o no", il campo largo "non è certamente in condizione di vincere e di governare il Paese. Lo dico non per una sensazione che ho, ma analizzando cosa succede quando gli italiani vanno a votare. Vedo che i Cinquestelle dicono marciamo divisi e poi uniamoci in alleanza solo al momento del voto per le politiche: mi verrebbe voglia, mettendomi nei panni di Elly Schlein di dire va bene. Il problema è che in Italia si vota sempre, dunque bisognerebbe accettare che da oggi fino al 2027 il campo largo non c'è neppure nelle regioni e nelle grandi città. Può essere un rischio, ma vale la pena rifletterci". Sono le considerazioni del sindaco di Milano Giuseppe Sala, intervistato dal quotidiano "La Repubblica". Con i Cinquestelle "bisogna sedersi e provare a fare un programma comune. Se ce la fai, bene, ma se non ce la fai credo sia logico dire: ognuno per sé. Ecco, non ho visto un tentativo serio di mettere insieme un programma comune. Certo, non basta una foto in cui si sta tutti insieme per far credere agli italiani che sia vero".
Sala: "Federatore? Serve prima dercare i compagni di viaggio"
Alla domanda se sarà lui ad aggregare una forza "centrista", Sala replica che "in questo momento io ho il dovere di portare a termine il lavoro per il aule sono stato eletto. Posto che per il parlamento si voterà a maggio del 2027 oggi mancano due anni e mezzo. Non mi sogno neppure di sottrarre tempo a Milano per occuparmi operativamente di tutto ciò. Non dico che non potrà interessarmi, ma intanto bisogna cercare i compagni di viaggio". "La questione non è trovare il federatore, la questione è trovare i compagni di viaggio, le persone che credono in questi valori e che possano scambiarsi la guida in una forma di governance che ricordi quella della Dc. I partiti personali, non credo attraggano più nessuno".
Il dibattito sul campo largo all'interno del centrosinistra
Come ricostruisce Agi, all'arrivo di Elly Schlein al Nazareno è apparso subito chiaro che la via "interna" al centro era impraticabile. L'ala riformista, coagulata attorno a Stefano Bonaccini, è stata subito assorbita nella segreteria, prima, e poi nella maggioranza. La pax imposta dalla segretaria, 'complici' le vittorie pesanti in alcune regioni come Sardegna e Umbria, dura ancora oggi e i riformisti dem si trovano impegnati più a battagliare con i Cinque Stelle fuori il partito, che non a controbilanciare la linea della segretaria dentro di esso. Così, prima dell'estate, alcuni esponenti della minoranza dem hanno cominciato a perlustrare il sentiero che porta a Beppe Sala. Al sindaco di Milano sarebbe toccato il compito di federare associazioni, mondo produttivo, forze liberal e riformiste così da creare una 'gamba' moderata fuori dal Pd. Uno schema che tuttavia non convince tutti.
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