Sala ha sempre avuto ragione su Renzi. Milano? E' un modello ma si fotta
di Fabio Massa
A Matteo Renzi di Milano non interessa nulla. Anzi, per dirla bene: a Renzi di Milano non fotte nulla. E' chiaro e lampante. L'avevamo scritto quando era stato reso noto che nessuno di Milano (Maurizio Martina è di Bergamo, ed è bene ricordarselo) era in segreteria. Si pensava che avesse le idee confuse, l'ex premier e segretario del Partito. Eppure, non era difficile capire che Milano aveva garantito il successo nelle ultime tornate elettorali. Aveva garantito il 44 per cento alle Europee. Aveva garantito l'elezione di Beppe Sala nella Capitale del Nord mentre le scelte di Renzi cedevano Roma al Movimento 5 Stelle e Torino finiva alla Appendino. L'aveva fatto il Pd di Milano, lo aveva fatto un gruppo dirigente di giovani nativi del Pd. Lo aveva fatto un gruppo dirigente nel momento in cui già l'onda di centrodestra iniziava a montare, da lontano. E Renzi, niente, mai un posto. Mai una nomina, un posto di rilievo. Ma Milano è orgogliosa, ed è sempre andata avanti. Con forza. Perché c'è la prossima battaglia da vincere, e perché la città più avanzata d'Italia ce l'ha sempre fatta con le proprie forze. Si conferma, Matteo Renzi, un uomo che non capisce Milano. E chi non capisce Milano non capisce il riformismo. C'è poco da fare. La conclusione non è solo figlia delle scelte delle candidature, ma proprio di un atteggiamento che non è mai mutato. Il "modello Milano" con il quale si è riempito la bocca non è mai stato più che un artificio retorico. Il sacrificio di Lia Quartapelle, che lui stesso aveva proposto al presidente della Repubblica come ministro degli Esteri, punisce l'autonomia di Milano. Ma non si deve attribuire allo sgarbo (cocente: la Quartapelle o lascia la politica o diventerà la più acerrima nemica di Renzi) il giudizio su Renzi l'antimilanese. Si deve attribuire all'assenza completa di qualunque rappresentante di Milano, tra i renziani che contano. Certo, c'è Emanuele Fiano. Che non è tra i renziani della prima ora. Certo, c'è Barbara Pollastrini, a proposito di rinnovamento e rottamazione. Dopo le elezioni ci sarà la resa dei conti. Sarà durissima. Perché questa volta Milano ha capito: Renzi è di Firenze. Una cosa che Beppe Sala va in giro a dire da tempo, tra una bastonata e un colpo di fioretto. Lui, Sala, l'aveva capito quando in una sala d'aspetto gli avevano proposto di lasciare il posto a Luca Cordero di Montezemolo alla guida di Expo. Una lezione che ha mandato a memoria.
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