Sala e le dimissioni da Expo: continua la battaglia 5 Stelle
Incandidabilità di Beppe Sala: i Cinque Stelle tengono aperta la questione legata al ruolo del sindaco in Expo e presentano nuovi dubbi sulla documentazione
di Paola Bacchiddu
Sembra non arrestarsi la vexata quaestio dell'incandidabilità e ineleggibilità a sindaco di Milano di Beppe Sala. La faccenda aveva agitato parecchio il Pd durante la campagna elettorale delle scorse amministrative. Secondo i Radicali e il Movimento 5 Stelle, infatti era presente un conflitto di interessi tra la carica a Commissario Expo dell'ex manager e la sua eleggibilità e candidabilità a primo cittadino di Milano. Questione poi chiusa per i Radicali, ma ancora aperta per i pentastellati, malgrado Sala si sia aggiudicato la vittoria elettorale e amministra la città da qualche mese. Così la vicenda prosegue, anche in sede giudiziaria.
Dopo il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, presentato dai 5 stelle, e poi bocciato nel maggio scorso (perché l'organo competente è il tribunale ordinario), un nuovo esposto, presentato da un gruppo di attivisti (come aveva anticipato Affaritaliani.it Milano), ha fatto aprire un fascicolo d’indagine, e la prima udienza è fissata a brevissimo, già in dicembre. Fin qui, cose note. Ma ora sembra essersi aggiunto un altro capitolo sulla delicata questione.
I 5 Stelle hanno infatti appena depositato in Comune un'interrogazione (datata 13 ottobre), a firma dei tre consiglieri Gianluca Corrado, Patrizia Bedori e Simone Sollazzo – che poi verrà replicata anche in sede parlamentare – su una questione relativa alla documentazione presentata all'epoca dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulle dimissioni dell'ex Commissario, datate 15 gennaio 2016.
Quando la polemica scoppiò sui giornali, infatti, la testata on line Gli Stati Generali pubblicò la foto della lettera protocollata delle dimissioni di Sala, datata 15 gennaio 2016, in formato jpg (link QUI). Documento non in formato originale, e con apposto il timbro che attesta il protocollo formale della Presidenza del Consiglio.
La stessa missiva è stata ripresa, poco dopo, in formato originale (pdf) da Repubblica, ma senza alcun timbro che ne garantirebbe l'ufficialità (link QUI).
La domanda che il Movimento 5 Stelle si pone è semplice: possibile che esistano due documenti simili, ma che quello nel formato originale in pdf non abbia il protocollo?La circostanza è curiosa. Ecco perché i 5 Stelle vogliono chiarezza con tre quesiti specifici: quando il documento è stato consegnato alla Presidenza del Consiglio e con quale mezzo (a mano, a mezzo PEC, Fax, raccomandata o altro); se consegnato a mano e da chi; se esista una ricevuta formale che possa certificare questa consegna. Non resta che attendere la risposta da Comune e Presidenza del Consiglio per fugare ogni dubbio.