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Milano

di Adriana Santacroce

Era nervoso Parisi al confronto su Sky. Per la prima volta si incespicava, non trovava le parole, ha attaccato il conduttore. È vacillato sul vigile di quartiere che, con la sicurezza, è uno dei principali obbiettivi del Centrodestra. Non è riuscito a parlare di tasse, il suo cavallo di battaglia. Anche se, va ammesso, il conduttore non gliene ha dato l'occasione. Una domanda sul fisco, tema tanto sentito dai milanesi, la poteva anche fare, ma tant'è. In un contesto del genere le battute e la simpatia del candidato del Centrodestra non sono servite. Parisi è rimasto sul concetto di rinnovamento della politica, senza declinarlo troppo, sembrando un po' vago, forse, a 10 giorni dal ballottaggio.
    Sala è apparso più sicuro. Ha parlato di ambiente e periferie. Più contenuti del solito. Ha sbagliato poco. Come il fatto di non sapere dei 101 giorni di sforamento dei limiti delle polveri sottili. Grave che lo ignorasse. Visto che insiste tanto sull'ambiente. Ha mandato anche un segnale a Cappato, sul referendum sui Navigli, e a Rizzo, sulla regolarizzazione del Leoncavallo. Abile. Come non si era visto prima del 5 giugno.
    Fatti i dovuti raffronti la fotografia che esce dal confronto è ribaltata rispetto alle precedenti. Sala ha passato la campagna elettorale prima del 5 giugno pensando di vincere. E ha sbagliato. Era spesso impreciso e generico. Parlava di continuità con Pisapia senza somigliargli per niente. Non scaldava il cuore. Non trasmetteva sogni né la
consapevolezza di sapere cosa fare. A tratti troppo sicuro di se, con l'espressione in volto di chi pensa di aver già vinto. Ma che non si abbassa a spiegare cosa vuole fare.
    L'esatto contrario di Parisi che, catapultato nell'avventura politica senza un gran preavviso, ha sfoderato grinta, passione e simpatia. Convincendo tanti milanesi, anche quelli che non lo conoscevano. Anche quelli che non apprezzano i toni esagerati di Salvini. Quelli che appartengono a quel mondo liberale che vuole riprendersi Milano. E così, tra una proposta e una battuta, Parisi è sembrato più serio, sicuro e volitivo. Più concentrato sulle elezioni che, forse, gli sembravano una scommessa già persa. Sulla quale valeva la pena di giocarsi tutto. Tasse e sicurezza. Un messaggio chiaro e diretto che ha convinto tanti elettori.
    Ma il primo turno ha rovesciato i ruoli. Il 5 giugno ha mostrato i due candidati vicinissimi. Chi doveva aver vinto, Sala, sente ora il fiato sul collo di chi aveva già perso. E la partita ricomincia da capo.  E per questi strani effetti che fa la politica ora la situazione si è capovolta.
     Se perde la sua sicurezza Sala  si concentra e diventa più efficace. Al contrario, se rischia di vincere Parisi si spaventa e si innervosisce. Curioso. L'inseguitore, Parisi, è ficcante solo se non ci crede davvero ma se la meta diventa vicina perde aplomb e sicurezza. L'inseguito, Sala, parte in vantaggio e si sente talmente forte da non argomentare al meglio i suoi progetti. Ma ecco che se teme di perdere sfodera al meglio le sue capacità.
    Bello.  Saranno 10 giorni interessanti

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