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Milano
Salvini sbaglia su Fontana: sta sacrificando l’autonomia della Lombardia
Matteo Salvini e Attilio Fontana

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Prima usi la tua libertà, poi ne chiedi altra. E' un principio così semplice, ma a volte tanto difficile da attuare. E' il principio dell'autonomia. Tutte le Regioni hanno la competenza sanitaria. Perché ce l'hanno? Perché si riteneva (secondo me, giustamente) che ogni territorio avesse le sue peculiarità e dovesse rispondere alle necessità in modo differenziato. La sanità è il primo cardine dell'autonomia regionale. Fino ad oggi, è stato anche uno dei punti di forza della spinta autonomista lombarda. Il ragionamento era: se facciamo bene nella sanità fateci gestire anche altro, perché evidentemente siamo bravi. Siamo bravi - beninteso - perché gestiamo da soli e facciamo meglio di voi che gestite per noi altri servizi (per esempio la scuola, o il turismo eccetera). Però poi arriva il Covid. E con il Covid è un gran casino, perché le autorità giocano a scaricabarile. Il Governo durante la prima ondata va a rimorchio della Lombardia, che adotta le proprie misure anticipando quelle governative. Poi prende le redini per tutto il Paese. Durante la seconda ondata Conte prova un approccio differente. Dice: ognuno faccia ciò che vuole, tanto come va questa cosa lo sapete e i dispositivi medici ormai ci sono. Insomma, fate in autonomia. I Comuni, che nella prima fase si lamentavano di non essere stati coinvolti, nella seconda fase capiscono che il cerino sta per rimanere in mano a loro, e protestano e contestano: "Non possiamo far rispettare noi il coprifuoco". Ovvio che abbiano una parte di ragione, perché non controllano polizia e carabinieri, ma anche l'usciere di un comunello di periferia sa che per l'ordine pubblico si possono usare le polizie municipali o locali. Così il governo ritraccia. Le Regioni, intanto, iniziano a fare da sè. Anche la Lombardia, ovviamente, che proprio sull'autonomia aveva fatto un referendum e una battaglia politica che un tempo era della Lega. Così, anticipa la propria ordinanza che di fatto viene copiata dal Dpcm di Conte, e anticipa la seconda propria ordinanza che - vedrete - sarà di fatto copiata dal Dpcm di Conte. Si prende una responsabilità, e nessun utile politico: le misure sono impopolari perché se chiudi qualcosa, qualunque cosa, lasci qualcuno a casa senza reddito. Ma l'autonomia delle volte non è un onore, ma un onere. Dunque, Fontana procede. Poi però arriva Matteo Salvini, che di Fontana è il capo politico. E fa una riunione nella quale - di fatto - si dice: caro Attilio, ti stai prendendo la croce per tutti. Il Governo la fa franca perché arriva dopo di te, Beppe Sala la fa franca per il Comune non c'entra mai nulla, e in più hai addosso la magistratura e tutta la stampa. Perché mai devi procedere in questo modo? E - in subordine - come posso fare io a vincere le elezioni se tu ti comporti così? La questione potrebbe essere di mero cinismo elettorale, cosa che comprendo ampiamente. Ma ritengo che sia un po' più profonda. Perché se Fontana dice "sissignore" a Salvini non sacrifica solo la propria libertà, e dunque la propria autonomia, rispetto al partito. Questi, in fondo, sono affari suoi. Ma sceglie di arrivare dopo il governo su affari che riguardano i propri cittadini, sceglie insomma di rinunciare all'autonomia che dall'altra parte richiede per la Lombardia. Una contraddizione in termini, che non solo minerà la richiesta di più libertà, ma che metterà a rischio - ovviamente e giustamente - la libertà che già oggi abbiamo.

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