Milano
San Donato, Sy: "Pentito? Sentivo voci bimbi annegati" Pm: "Resti in carcere"
Sy dopo l'arresto: "Pentito? Volevo dare un segnale all'Africa". L'audio della telefonata dall'autobus dirottato a San Donato
Autobus San Donato, Sy ai carabinieri: "Volevo mandare un segnale all'Africa"
Primo giorno in carcere per Ousseynou Sy, il dirottatore del bus che trasportava una scolaresca di Crema. Il Corriere racconta oggi il percorso di Sy una volta arrestato dai carabinieri. Già sull'auto, ai militari ha spiegato: "Lo preparavo da tempo, mi sono deciso quando ho visto in tele la nave “Mare Jonio” e le azioni dei politici italiani per ostacolare le Ong". E poi, una volta giunto in Procura, ha aggiunto: "Pentito? Nessun pentimento. Era una cosa che dovevo fare e che rifarei. Cento volte. Perché l’ho fatto? Per mandare un segnale all’Africa. Gli africani devono restare in Africa". Portato a San Vittore per le foto segnalatiche di rito e le procedure, ha incontrato il suo legale Davide Lacchini, che gli ha prefigurato un lungo percorso in carcere: "Non fa niente, l’avevo messo in conto. Volevo un’azione eclatante, il mondo doveva parlare di me". Pare che sia stato accolto dagli altri carcerati con lanci di uova e arance.
Autobus incendiato a San Donato, Sy: "Gli africani restino in Africa, spero che vincano le destra in Europa"
Durante l'interrogatorio Sy si è definito un "panafricanista". "L'Africa - ha detto - è stata colonizzata. L'Europa si approfitta dell'Africa, decide per l'Africa, mette governi comodi per l'Occidente", citando anche il franco Cfa, moneta stampata in Francia ed utilizzata in 14 Paesi africani, portando a testimonianza anche le critiche di Di Battista e di Di Maio. "L'ho fatto per dare un segnale all'Africa - ripete - perché restino in Africa e non ci siano più morti in mare. Spero che il segnale sia arrivato e che in Europa vincano le destre, così non li fanno più arrivare".
Dopo interrogatorio Ousseynou Sy, i pm: "Può colpire ancora, resti in carcere"
Il suo legale chiederà per Sy la perizia psichiatrica, mentre i pm ne hanno intanto chiesto la custodia in carcere evidenziando il pericolo di reiterazione del reato di strage, convinti che potrebbe ancora colpire e fare azioni simili se rilasciato: "Sy può colpire ancora, deve restare in carcere".
Voleva andare a Linate da solo
"A mio giudizio ha dato seri segni di squilibrio e la maniera che ha avuto il gip di portare avanti l'interrogatorio e' stata volta a verificare questo aspetto", ha detto Davide Lacchini, l'avvocato difensore di Ousseynou Sy, a proposito del suo assistito, il dirottatore dello scuolabus con 51 ragazzini. "Non abbiamo avuto l'impressione di avere davanti una persona presente a se stessa".
"Voleva andare a Linate da solo", al termine della sua "azione dimostrativa", sempre a detta del legale Davide Lacchini. "Oggi come ieri ha costantemente ribadito che non voleva fare del male ai bambini" ha aggiunto l'avvocato. Inoltre Sy avrebbe fatto delle "invocazioni" sulle quali pero' il legale ha preferito non dare dettagli. "Sentivo le voci dei bambini in mare che dicevano 'fai qualcosa di eclatante per noi ma non fare del male a questi bambini'", ha dichiarato Ousseynou Sy durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto. Circostanze che suffragherebbero, secondo la difesa, la richiesta di una perizia psichiatrica.
"A lui non interessava il riflesso nazionale, ma l'impatto di livello internazionale che la sua azione poteva avere", ha aggiunto Lacchini. Quanto al coltello che e' stato trovato sul luogo dell'incendio dagli investigatori e che l'attentatore brandiva davanti agli scolari del bus "si tratta di un'arma di quelle che gli autisti, soprattutto coloro che fanno i turni di notte portano con se' per difendersi", ha aggiunto l'avvocato. Inoltre il gesto di cospargere il mezzo di gasolio avrebbe dovuto evitare, nelle intenzioni di Sy "eventuali azioni di sbarramento da parte delle forze dell'ordine". Anche se alla domanda se l'indagato abbia mostrato segni di squilibrio, come sostiene il suo avvocato, il gip di Milano Tommaso Perna ha risposto "Non mi e' sembrato". Il difensore ha inoltre ripetuto che il suo assistito "non ha mai perso figli" nelle traversate in mare, così come "non ha mai detto che lo rifarebbe cento volte".
San Donato, autobus in fiamme: "vuole ammazzare i bambini". L'urlo del carabiniere
"Vuole ammazzare i bambini": e' il grido del carabiniere che ha fatto da negoziatore con Ousseynou Sy, il dirottatore del bus che trasportava una scolaresca di Crema. Gli audio delle telefonate, che man mano vengono acquisiti, compongono il puzzle di momenti di terrore. Si avvertono le parole dell'autista di origini senegalesi, che sono lucide ma riflettono un profondo stato di alterazione: "Non voglio vedere nessuno nell'arco di 2 chilometri: ci sono bambini a bordo; non sparate al pullman che e' pieno di gasolio", minaccia Sy mentre parla con i militari. Dall'altro lato l'operatore del 112 cerca di rimanere lucido mentre da' le indicazioni sul posto ai colleghi del Radiomobile: "Attenzione, non usate le armi perche' questo ha cosparso il pullman di liquido infiammabile". Poco dopo il telefono passa all'insegnante di educazione fisica che era a bordo del bus, Alessandro Cadei: "Dice che vuole andare sulla pista di Linate - riferisce al carabiniere che e' nella sala operativa - I bambini sono legati, ha in mano accendino e minaccia di dar fuoco a tutto". "Sulla pista di Linate...attenzione, facciamo attenzione..." grida quindi il carabiniere ai suoi colleghi, ma il pensiero va sempre alle persone a bordo dello scuolabus: "Fate abbassare tutti i ragazzini". Nel frattempo dalla pattuglia risponde l'appuntato: "Mi tampona, mi sta per tamponare...".
Ousseynou Sy, nel 2010 la molestia di una 17enne sul bus: "Ti porto a casa io..."
Ed emergono nel frattempo maggiori dettagli sull'episodio del 2010, l'aggressione riferita da Repubblica da parte di Sy nei confronti di una 17enne su un bus. La giovane stava tornando a casa e l'autista di origini senegalesi le avrebbe detto: ""Ti porto a casa io alla fine del giro". Poi l'uomo si sarebbe avventato sulla ragazza tentando un approccio sessuale. Le tocca il seno e i glutei. Arriva la denuncia. Il suo legale di allora tentò di minimizzare: "Meno di uno sfioramento". Otto anni dopo, la denuncia divenne condanna a un anno per violenza sessuale. E' in tale periodo, spiega Repubblica, che avrebbero iniziato a manifestarsi i primi segnali di disturbo psicologico di Sy. Che ha alle sue spalle anche una condanna penale con multa da 680 euro per guida dell'auto in stato di ebbrezza. Con la sospensione per sei mesi della patente, Sy si mise in malattia dal lavoro. Ma grazie, a quanto pare, ad omessi controlli, ha potuto rimettersi alla guida dei bus.
La telefonata di Adam: "Mamma, ci stanno uccidendo"
"Mamma, siamo in un pullman, ci stanno uccidendo": comincia cosi' la telefonata terrorizzata di Adam, uno dei ragazzini-eroi, 13 anni appena, dello Scuolabus sequestrato a San Donato. A bordo del pullman, Adam telefona alla mamma, sullo sfondo si sentono le voci concitate e le urla degli altri ragazzini.
"Ci stanno portando in un posto sconosciuto. Quello del pullman.... non sappiamo dove ci porti", dice Adam, la voce che lascia trasparire il terrore. La mamma risponde in arabo: "Sei a scuola e mi vuoi spaventare? E' uno scherzo?". Ma lui replica, inframmezzando l'italiano con l'arabo: "Mamma, ci portano via, sulla strada per Milano: l'autista vuole ucciderci, ha una pistola. Chiama la polizia...".
Adam ha quindi chiamato il 112. "Pronto?", dice l'operatore della centrale 112 dei carabinieri di Lodi. E dall'altro lato: "Pronto signore, sono Adam El Hamami ci stanno rapendo in un pullman, ci minacciano con un coltello". Sono le prime due frasi della concitata telefonata di Adam, il tredicenne che ieri ha chiamato i soccorsi mentre era ancora a bordo del bus dirottato a San Donato Milanese. Il militare che raccoglie la telefonata chiede subito una pattuglia. E mentre nella vettura tutti urlano, il ragazzino distrae gli altri: "Aspetta che parlo un attimo con questo signore". Quel signore e' l'uomo in divisa che ha ascoltato l'emergenza e attivato tutta la macchina dei soccorsi che ha salvato 51 persone. "Il guidatore e' davanti e ci sta tenendo in ostaggio - prosegue Adam - C'e' per terra della benzina non resistiamo piu'". L'operatore chiede quindi indicazioni piu' precise per la localizzazione, e il ragazzino dalla straordinaria maturita' rimane lucido: "Certo certo, pero' la prego chiami qualcuno non e' un film. Ora sta uscendo sta andando verso la campagna, la prego". Il frammento di audio si conclude con il carabiniere che prova a calmare il ragazzo: "Si' si', stai tranquillo". Si tratta della primissima telefonata di richiesta di aiuto. Poco dopo e' stato Rami Shehata, 14enne di un anno piu' grande rispetto al compagno a spiegare per bene ai soccorritori il luogo esatto dove si trovava il bus, fornendo indicazioni in base a quello che vedeva intorno a se', descrivendo gli edifici e i cartelli. Ma il ragazzo conosceva bene la Paullese, perche' l'aveva gia' percorsa insieme ai genitori. Rami e' riuscito ad illudere il dirottatore Ousseynou Sy di aver poggiato il telefono sul cruscotto alla partenza, mentre in realta' lo aveva tenuto in tasca.
La mamma di Adam, cittadinanza anche per mio figlio
Dopo che si è parlato della possibilità di conferire la cittadinanza italiana a Ramy per aver dato l'allarme, la mamma di Adam chiede che la si conceda anche a suo figlio. "Sono contenta per Rami, non chiedo cittadinanza per me e per la mia famiglia", ma "se la cittadinanza la danno anche ad Adam sara' una bella cosa per lui", dice la madre del ragazzino nato in Italia da genitori marocchini, che era sullo scuolabus dirottato e ha avvisato il 112. Fuori dalla scuola Vailati di Crema, alla domanda se anche Adam meriti la cittadinanza, la donna ha risposto: "Non lo dico io, lo dicono le registrazioni che ha fatto Adam. Comunque i bambini sono tutti eroi, sono tutti stati bravi. C'e' stata anche una bella collaborazione. Ho ricevuto la prima chiamata da mio figlio, la seconda quando ero dai carabinieri quando mio figlio mi ha detto 'mamma siamo davanti al ristorante La fabbrica dei sapori', percio' Adam ha detto anche il posto". Questi ragazzi, ha concluso la madre di Adam, "sono cresciuti qua, hanno frequentato la scuola qua, l'Italia e' il loro Paese".