Milano
San Siro, Radice (Riformisti): “La cessione dello stadio un’occasione storica per riqualificare l’area”
Gianmaria Radice, Consigliere Comunale del Gruppo Riformisti, commenta l’evoluzione della questione San Siro con la proposta di Milan e Inter e la valutazione da 197 milioni: “I 197 milioni sono un buon tesoretto per rilanciare l’area”. L'intervista
San Siro, Radice (Riformisti): “La cessione dello stadio un’occasione storica per riqualificare l’area”
“Benissimo il nuovo stadio, a patto che tutti gli oneri siano destinati all’area limitrofa”. Così Gianmaria Radice sulla possibile cessione di San Siro a Milan e Inter. Secondo il Consigliere Comunale del Gruppo Riformisti e e Componente dell’Assemblea Nazionale di Italia Viva, “la valutazione di un ente terzo come Agenzia Entrate è corposa. Serve un tavolo Comune-Regione per riqualificare la zona”. L’intervista.
Consigliere Radice, come valuta il progetto di cessione di vendita di San Siro?
Io non sono un tecnico, perciò con le carte in mano, posso fare una valutazione politica. Senza alcuna remora posso dire che va benissimo vendere lo stadio, ma a patto che tutti gli oneri che arriveranno siano destinati all’area limitrofa. Dalla cessione bisogna creare nuove infrastrutture al servizio dei cittadini e un grande piano di viabilità a tutela del quartiere. Si devono ridurre i parcheggi e creare collegamenti per lo stadio che verrà. Questi sono gli impegni che abbiamo preso e che vanno rispettati per fare il miglior progetto possibile.
La valutazione milioni le sembra consona?
Le valutazioni tecniche le lascio a chi è competente, altrimenti sarebbe presunzione. Da amministratore, mi limito a dire che questa non è una valutazione del Comune, ma di un ente terzo, quale è Agenzia delle Entrate. Il sindaco ha fornito in maniera trasparente la documentazione, che mi sembra corposa e per nulla superficiale.
I 197 sono sufficienti?
I 197 milioni sono un buon tesoretto, a cui andranno aggiunti gli oneri e le tassazioni. Si tratta di un capitale cospicuo che non va disperso, ma interamente destinato all’area di San Siro. C’è poi una questione delicata: pare che Inter e Milan vogliano un contributo del Comune per abbattere lo stadio. Questa mi sembra una proposta irricevibile: sono privati che acquistano un bene pubblico, e devono gestirselo da soli. Spero che non ci siano dubbio in materia.
Come pensa che debbano essere utilizzati?
Per prima cosa serve un intervento sulla questione più urgente dell’area limitrofa allo stadio: le case Aler di San Siro. In quel quadrilatero ci sono il 30% degli appartamenti non assegnati delle case Aler, secondo uno studio del Politecnico. Serve quanto prima un tavolo tra Regione e Comune. Dalla cessione dello stadio si può aprire un’occasione storica per il rinnovamento della zona.
Che interventi serviranno sull’area del nuovo impianto?
Bisogna lavorare per allungamento della metropolitana che arrivi ai parcheggi di via Novara. Milano è l’unica grande città del mondo in cui migliaia di macchine arrivano alle porte dello stadio.
Come valuta la gestione della Giunta di Sala del dossier stadio?
Ho apprezzato molto l’intervento del sindaco ieri in Consiglio Comunale: è stato chiaro e preciso, oltre che avulso da condizionamenti. Sicuramente abbiamo impiegato troppi anni per arrivare a questo punto, commettendo anche qualche errore, fatto in buona fede per i troppi condizionamenti che ci sono stati sulla questione. Sarò sempre legato emotivamente a San Siro, ma mi rendo conto che l’unico modo per intervenire sull’area era costruire uno stadio nuovo, per farla rinascere. Questa era la scelta iniziale e qui arriveremo alla fine.
Alla fine, dunque, la telenovela San Siro si chiuderà con la vendita a Milan e Inter?
Sì, è lo scenario che permette a tutti di ottenere il massimo. Inter e Milano, è bene ricordarlo, sono due società private con fondi che giustamente perseguono i propri interessi. A loro non conveniva ristrutturare San Siro, così come al Comune conviene vendere l’impianto per garantire la rinascita del quartiere. Fa parte di una logica di trattativa. Meglio di così Milan e Inter non possono ottenere: in termini reali, un’opzione migliore di questa non esiste. La realtà è che quasi tutto il consiglio, in maniera bipartisan, è d’accordo sulla cessione.