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Milano
Sangalli tra Parisi e Sala: il senso profondo di una sfida

di Fabio Massa

L’hanno dipinto come uno scivolone, quello di Stefano Parisi. Riepiloghiamo: confronto pubblico tra i candidati davanti alla Confcommercio, la casa di Carluccio Sangalli. Sangalli, classe 1937 di Porlezza, ha fatto il deputato per trent’anni, e nel 1996 arriva a presiedere la Confcommercio Lombardia. Da allora, non c’è stata decisione presa sotto la Madonnina che non l’abbia visto protagonista. Dalle complicate partite in Fondazione Fiera e Fiera Spa alla Scala, dove gioca uno scherzo non da ridere a Matteo Renzi, che avrebbe voluto Francesco Micheli vicepresidente salvo poi scoprire che “quella vecchia volpe” di Sangalli era riuscito a piazzarci Bruno Ermolli, che qualche tempo fa ha rassegnato le dimissioni. Del resto Sangalli è uno che conta. Al punto che alcuni lo hanno soprannominato “il padrone di Milano”, con evidente soggezione. L’ira di Renzi, che ha poi lanciato un durissimo attacco alla Camera di Commercio, ha tolto spazio di manovra a Carluccio, che tuttavia resta uno dei player più quotati anche per la partita delle comunali. E Beppe Sala, che con i commercianti aveva dovuto tessere una ricca tela in vista di Expo, accusata dapprima di svuotare la città, e poi di non tutelare il commercio, ne ha ovviamente approfittato. Che Sangalli voglia usare Sala per riaprire la via che porta a Renzi è abbastanza comprensibile. Così come è comprensibile che per Sala l’accesso a un bacino di voti che la volta scorsa sostenne solo per il 10 per cento Pisapia, è di per sè un successo. Quindi, tutto chiaro. Così come è chiaro che Parisi, ancora una volta dimostrandosi un politico intelligente, ha capito al volo qual era l’antifona, e ha posizionato e segmentato la propria offerta: attacco diretto su Expo e su Sangalli, che davanti alla sua platea si scopre su Sala, e tenta poi di riequilibrare sul Corriere del giorno dopo con un’abile intervista.

A voler semplificare potremmo dire che i meta-messaggi che stanno cercando di far passare i candidati sono due, e molto differenti. Beppe Sala, come ha spiegato durante un’intervista pubblica ad Affaritaliani.it davanti alla scuola politica organizzata da Enrico Marcora, si vuole porre come l’uomo delle soluzioni. L’uomo che ha aperto e portato in porto Expo quando nessuno ci credeva. Il meta-messaggio? Se l’ho fatto una volta, posso farlo una seconda. Credeteci. Stefano Parisi, invece, punta sul fatto di essere il nuovo, e per questo dipinge Beppe Sala come l’uomo del sistema. L’uomo di Renzi, ovviamente. Ma anche l’uomo che è appoggiato dai poteri forti tipo Carluccio Sangalli, che - per inciso - è stato un berluscones doc in tempi non sospetti. E quindi, in una platea tutta ostile, Parisi attacca Sangalli. E Sangalli risponde. Prende fischi in sala, l’ex manager di Fastweb, ma c’è da chiedersi quanti commercianti invece la pensano esattamente come lui. Tirare giù Sala per tirare giù Sangalli. Il senso è questo. Ed è ovvio che adesso l’accordo tra Sala e Sangalli, nel quale quest’ultimo aveva promesso a Mr. Expo di non schierare i suoi commercianti, può anche cambiare forma. Sangalli dovrà combattere per la propria sopravvivenza. E per mostrare che è ancora, detto senza soggezione, il “padrone di Milano”.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

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