Milano
Sant'Ambrogio, il discorso di Delpini a Milano: "Gentilezza e responsabilità"
E’ la “gentilezza”, coniugata alla responsabilità, la parola al centro del Discorso alla Città dell’arcivescovo Mario Delpini in occasione di Sant’Ambrogio
In definitiva, l’arcivescovo Mario Delpini, indica le qualità di coloro che chiama “gli artigiani del bene comune” che si caratterizzano perché “quello che fanno lo fanno bene e sono convinti che il bene sia già premio a se stesso, anche se, ovviamente, pretendono il giusto compenso per il lavoro che svolgono”. “Gli artigiani del bene comune – dice ancora Delpini - sanno che ci sono cose più importanti di altre: in primo luogo coltivano i rapporti fondamentali, con il marito, la moglie, i figli, i genitori; sono pronti a qualsiasi sacrificio per i figli e non hanno ambizione più grande di quella di dare loro un futuro migliore; lavorano volentieri e mettono nel lavoro attenzione e competenza; hanno rispetto dell’ambiente in cui vivono e contrastano lo spreco, il degrado, lo squallore. Sono onesti: sanno che si può guadagnare di più se si è disonesti, ma disprezzano le ricchezze accumulate rovinando gli altri e la società. Sono intraprendenti e se c’è da dare una mano non si tirano indietro e, se hanno stima di coloro che per il bene comune si caricano di fastidi, loro non sono da meno, per quello che possono”. Quindi, gli artigiani del bene comune sono capaci di resistenza. Resistono nella fatica quotidiana. Resistono nelle prove della salute e del lavoro. Resistono nelle complicazioni della burocrazia della società complessa. Resistono alle tentazioni del denaro facile e delle amicizie losche.
Per Delpini “C’è bisogno di gente che resista. Che resista con la gentilezza di chi sa che cosa sia bene e che cosa sia male e compie il bene perché ha fiducia nell’umanità, ha fiducia nelle istituzioni, ha fiducia in Dio”. “La nostra società non ha bisogno solo di forme più severe di controllo, di interventi più incisivi della politica e delle forze dell’ordine. La nostra società – sottolinea quindi Delpini in uno dei passaggi conclusivi - ha bisogno di abitare i territori dell’umano, allorquando si sbilancia su e con un nuovo umanesimo; la nostra società ha bisogno di presidiare le relazioni interpersonali, a fronte di una deriva delle stesse nelle interminabili connessioni virtuali (relazioni tascabili e liquide); di lasciarsi interpellare dagli ultimi della fila, dai vuoti a perdere, dalle vite da scarto”.
“Non lasciamoci cadere le braccia”. Così esorta l’arcivescovo Mario Delpini in un passaggio del suo Discorso alla Città. “La complessità delle situazioni, l’insistenza della comunicazione pubblica e dei social nel gridare la gravità dei problemi, nel mettere in evidenza fatti di cronaca orribili e sentimenti di rabbia – afferma Delpini - inducono a un senso di scoraggiamento, di rinuncia, di sfiducia nel futuro e nell’umanità”, ma “Non possiamo essere rinunciatari”, “non possiamo limitarci alla denuncia e all’aspettativa che qualcuno faccia qualcosa, e ci infastidisce il lamento, perché siamo coscienti dei talenti ricevuti e fieri di poterli trafficare per continuare a scrivere una storia che meriti di essere raccontata”.
Delpini plaude quindi a chi assume un “atteggiamento costruttivo e intraprendente” perché “merita la gratitudine di tutti. E io mi faccio voce della gente che ringrazia coloro che si fanno avanti per assumersi responsabilità nella nostra vita sociale”. “I milanesi sono già “bauscia” per conto loro – aggiunge Delpini - e non hanno bisogno dei miei complimenti, ma la speranza di questa nostra terra ospitale è che tutta la gente che vive a Milano faccia proprie le virtù dei milanesi e cerchi di evitare i loro difetti, perché questa terra vive per il contributo di tutti”.
Il tema della partecipazione, con in particolare la bassa affluenza alle ultime elezioni amministrative. Ne parla l’arcivescovo Mario Delpini in un passaggio del suo Discorso alla Città pronunciato in Sant’Ambrogio. “Abbiamo anche la responsabilità di promuovere la partecipazione di tutti alla vita delle comunità e dell’intera società civile. Perciò dobbiamo contrastare alcune tendenze in atto e alcuni atteggiamenti – dice Delpini -. La scarsa partecipazione degli elettori nelle elezioni amministrative da poco celebrate in alcuni comuni è un segnale allarmante e l’opera educativa e la sensibilità sociale di molti devono essere un invito, una sollecitazione per tutti”.
“I cittadini – sottolinea Delpini - non sono clienti, e nessuno deve solo essere aiutato o essere tollerato. L’attenzione alle persone fragili non è soltanto beneficienza: anche chi è fragile ha risorse da offrire e doni da condividere. L’accoglienza di persone che vengono da altri Paesi non è solamente accoglienza: ogni cultura, ogni persona, ogni tradizione offre un contributo per la società di domani, la Chiesa di domani, la comunità di domani”. E ancora: “l’attenzione ai giovani non è solo accondiscendenza alle loro aspettative: soprattutto i giovani non devono pretendere che siano create condizioni favorevoli alla realizzazione dei loro sogni. Piuttosto sono chiamati ad avere progetti e a rimboccarsi le maniche per eseguirli, sono chiamati a considerare le sfide e a farsi avanti per affrontarle”.
"Lo scandalo della violenza, in particolare della violenza di cui le donne sono vittime, impone una reazione ferma e una conversione profonda di linguaggi e di comportamenti": così l’arcivescovo Mario Delpini in un passaggio del suo Discorso alla Città pronunciato in Sant’Ambrogio.