Milano
Santin (Yale): "Vitamina D, un aiuto contro il Covid 19"
L'immunologo Alessandro Santin, alla guida del centro di ricerca della Yale University: "Virus contagioso, alti livelli di vitamina D aiutano nel trattamento"
Santin (Yale): "Vitamina D, un aiuto contro il Covid 19"
A tu per tu con l’oncologo e immunologo Alessandro Santin, professore e scienziato alla Yale University dove dirige un centro di ricerca: Il virus è diventato più contagioso. Alti livelli di Vitamina D possono aiutare nel trattamento dell’infezione da Covid-19 impedendoci di sviluppare la “tempesta di citochine”
Prof. Santin, tutti speravano che l’estate si sarebbe portata via il virus. Purtroppo non è stato così e in Europa stiamo assistendo ad una nuova ondata. Che cosa ne pensa?
La seconda ondata di infezioni da Covid-19 era purtroppo prevista da molti di noi. L’estate ha portato le persone a riavvicinarsi e a ricominciare a vivere una vita piu’ simile alla normalita’ come andare in vacanza, andare al bar o al ristorante, e per tanti giovani ritrovarsi in locali e discoteche. Il Covid-19 e’ un virus che era gia’ altamente contagioso a fine inverno e primavera quando e’ esploso in Italia e in Europa. I sequenziamenti genetici fatti negli ultimi mesi sui casi di infezione da Covid-19 estivi hanno dimostrato che il virus ha evoluto in una variante (la Gly614) ancora piu’ contagiosa (ma non necessariamente piu’ letale)
Uno studio pubblicato su JAMA e condotto da ricercatori della Chicago University ha evidenziato che le persone con bassi livelli di vitamina D sono più vulnerabili al Covid 19...
La vitamina D che viene prodotta dalla nostra pelle in grande quantita’ quando ci esponiamo al sole non ha solo il grande valore di controllare i livelli del calcio nel nostro corpo e di evitare quando presente a livelli fisiologici il rachtismo (una malattia dovuta per l’appunto alla mancanza di vitamina D nel corpo dei bambini in via di sviluppo) ma e’ anche dotata di una potente attivita’ immunomodulatrice (agisce sulle cellule del nostro sistema immunitario) e anti-infiammatoria. La vitamina D attraverso il suo recettore (VDR) presente sulle cellule del sistema immunitario e’ in grado di modulare sia le risposta immunologica innata (prima linea di difesa ma non specifica) che quella di adattamento (basata sull’ attivazione specifica dei linfociti B produttori di anticorpi e linfociti T in grado di identificare e uccidere i virus quando nascosti nelle nostre cellule). La vitamina D modula anche l’espressione del recettore ACE2 sulle cellule del nostro corpo (il recettore usato dal Covid-19 per infettarci). Ecco quindi che alti livelli di Vitamina D possono aiutare nel trattamento dell’infezione da Covid-19 impedendoci di sviluppare la “tempesta di citochine” e la conseguente sindrome da distress respiratorio che rappresentano la causa di morte piu’ comune nei pazienti che sviluppano la forma di infezione severa del Covid-19. Esistono oggi numerosi studi epidemiologici che hanno dimostrato come le persone con livelli bassi di vitamina D sono maggiormente predisposte a sviluppare la forma grave della malattia. Ancor piu’ importante, uno studio prospettico e randomizzato (il piu’ alto livello di evidenza in medicina) ha dimostrato come alte dosi di vitamina D somministrate a pazienti con iniziali difficolta’ respiratorie proteggono dalla forma mortale dell’infezione da Covid-19
Ad oggi quale cura si è dimostrata più efficace contro il virus?
Le uniche due cure attualmente approvate dalla Food & Drug Administration negli USA per i malati che sviluppano la forma severa dell’ infezione sono il Remdesivir (un farmaco antivirale che viene somministrato per via endovenosa per 5 giorni nei pazienti ospedalizzati) e il plasma dei pazienti convalescenti (persone che hanno superato l’infezione) carico di anticorpi neutralizzanti contro il Covid-19. Due nuovi farmaci basati su anticorpi monoclonali concentrati generati contro il Covid-19 in laboratorio e prodotti rispettivamente dalle case farmaceutiche Regeneron ed Eli Lilly, sono attualmente sotto valutazione dalla FDA ed e’ possibile che vengano approvati nelle prossime settimane.
Quindi come prevenzione che integratori consiglia?
Ritengo di poter consigliare a tutti coloro che sono carenti di Vitamina D (negli USA oltre il 40% dei bianchi e oltre l’80% delle persone di colore) l’ utilizzo sotto guida di un medico di supplementi giornalieri di vitamina D. Consiglio anche di testare di tanto in tanto i livelli della vitamina D nel sangue in quanto sono molto alti in estate grazie all’esposizione al sole ma si abbassano rapidamente nelle altre stagioni (soprattutto in inverno e inizio primavera) rendendoci quindi piu’ suscettibili a sviluppare infezioni.
I numeri dei contagi sono elevati, in Francia e Spagna hanno addirittura superato i livelli della scorsa primavera. I morti però sono ancora, per fortuna, moderatamente bassi. Si è fatto una idea?
Il recente studio che ho citato sopra sulle mutazioni acquisite dal Covid-19 durante la sua diffusione in estate ha dimostrato un’aumento della contagiosita’ ma non una perdita o un incremento della sua virulenza (letalita’). Una delle potenziali ragioni per spiegare come nel periodo estivo in Italia e in parte dell’Europa i casi letali di Covid-19 non sono stati elevati come in primavera e’ verosimilmente dovuto all’eta’ media delle persone che e’ stata contagiata nel periodo estivo che e’ molto piu’ bassa (30 anni circa) verso quella della prima ondata (60 anni). E’ anche possibile, come abbiamo discusso sopra, che l’alto livello di Vitamina D tipico dell’estate, con il suo potente effetto immunomodulante e anti-infiammatorio, abbia protetto la maggioranza dei giovani che si sono infettati dallo sviluppare la forma acuta e severa dell’infezione da Covid-19.
A che punto siamo con il vaccino ?
Molti vaccini sono in fase avanzata (Phase III) di sperimentazione in diverse parti del mondo e ci aspettiamo che alcuni di questi vaccini vengano approvati e comincino a divenire disponibili per vaccinazioni di massa nel 2021. Dobbiamo pero’ tenere a mente che il Covid-19 e’ un virus che ha fatto il salto di specie dai pipistrelli agli uomini solo nel dicembre 2019. Sappiamo quindi ancora pochissimo sulle conseguenze a lungo termine di questa infezione sopratutto nelle persone che hanno superato l’infezione in forma non grave. Per esempio, stiamo scoprendo che fino al 10% delle persone che sviluppano forme lievi o moderate dell’infezione da Covid-19 (un numero gia’ enorme considerata la quantita’ di persone infette nel mondo) non producono anticorpi e fanno grande fatica a guarire completamente dato che rimangono sintomatici e con sintomi spesso debilitanti (difficolta respiratorie, disturbi intestinali, grande fatica, riduzione delle capacita’ cognitive, etc,) per moltissimi mesi. E’ necessario quindi procedere con la massima cautela nella sperimentazione dei vaccini per accertarci che non solo siano efficaci a farci produrre anticorpi ma anche e soprattutto sicuri.