Milano

Scala: Zubin Mehta dirige Strauss e Mahler

Mentre prosegue il suo impegno con La traviata di Verdi, il direttore Zubin Mehta prepara alla Scala due serie di concerti

Scala: Zubin Mehta dirige Strauss e Mahler

Mentre prosegue il suo impegno con La traviata di Verdi - eseguita con successo in forma di concerto con Marina Rebeka, Atalla Ayan e Leo Nucci protagonisti - il direttore Zubin Mehta prepara alla Scala due serie di concerti.

Nelle date del 29 e 30 settembre e 1 ottobre eseguirà con la Filarmonica della Scala un programma straussiano che accosta il tono crepuscolare e melanconico dei Vier letzte Lieder all’autobiografismo eroico del poema sinfonico Ein Heldenleben. Nei quattro Lieder, dalle sonorità solenni e al contempo intime, in cui risalta luminosa e netta la parte vocale, si ascolterà la voce calda e duttile di Camilla Nylund, soprano lirico-drammatico di origini finlandesi, apprezzata a livello internazionale specialmente come interprete di titoli straussiani e wagneriani.

Nei concerti del 14, 16 e 17 ottobre Mehta eseguirà la Sinfonia n. 3 in re min. di Gustav Mahler con l’Orchestra e il Coro della Scala e il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala. La parte solista è affidata a Daniela Sindram, già applaudita alla Scala ne Les Contes d’Hoffmann (Niklausse / La Muse, 2012) e Ariadne auf Naxos (Der Komponist, 2019).

Mahler e Strauss sono tra gli autori più eseguiti nei programmi sinfonici proposti da Zubin Mehta alla Scala durante il lungo sodalizio con il nostro Teatro avviato nel 1962, segno di un’affinità consolidata fin dagli anni di studio a Vienna con Hans Swarowsky. Proprio al suo primo concerto scaligero, il 21 giugno di quell’anno, il Maestro propose tra l’altro il poema sinfonico Don Chisciotte di Strauss. Di questo autore Mehta ha diretto al Piermarini anche le opere Salome (nel 1974, al suo debutto operistico) e Der Rosenkavalier nel 2016 con la regia di Harry Kupfer, una produzione che vinse il Premio Abbiati della critica italiana come miglior spettacolo dell’anno.

La cronologia della feconda collaborazione tra Zubin Mehta e la Scala ricorda, oltre ai numerosi concerti con i complessi scaligeri, le opere verdiane Il trovatore nel 1978 nell’allestimento di Luchino Visconti, Jérusalem per l’anno verdiano 2001, ospiti i complessi della Wiener Staatsoper con il memorabile spettacolo di Robert Carsen, Aida nell’allestimento di Peter Stein e Falstaff con Ambrogio Maestri e la regia di Damiano Michieletto ambientata a Casa Verdi e anche un titolo pucciniano, Turandot nel 1976 con l’allestimento di Margherita Wallmann, uno wagneriano, Tannhäuser con la Fura dels Baus, e uno mozartiano, Die Entführung aus dem Serail nel 2017 per ricordare il ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e il decennale di quella di Luciano Damiani, riprendendo lo storico spettacolo che proprio Mehta aveva battezzato al Festival di Salisburgo.







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