Milano

Bus dirottato San Donato: ragazzi non riascoltati per non rivivere esperienza

I ragazzi sarebbero ancora molto provati, tanto che alcuni di loro non sono più riusciti a prendere l'autobus senza avere paura

Autobus dirottato San Donato: ragazzi non riascoltati "per non rivivere esperienza"

I cinquanta ragazzini che sono stati vittime del dirottamento dello scuolabus da parte di' Ousseynou Sy il 20 marzo scorso non saranno riascoltati durante le udienze di acquisizione delle prove nel corso del processo a carico del senegalese. "Per loro sarebbe un massacro psicologico" ha sottolineato il pm capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, oggi in aula davanti alla Corte d'Assise di Milano. Anche la difesa dell'imputato, tenuta dal legale Giovanni Garbagnati, ha concordato sulla non necessita' di riascoltare i ragazzi perche' "questo potrebbe esporli di nuovo a quella terribile esperienza" e dunque ha dato il consenso all'acquisizione delle dichiarazioni degli studenti cremaschi per come sono state rilasciate a sommarie informazioni. 

Autobus dirottato San Donato: carabiniere, "ragazzi erano terrorizzati"

"I ragazzi erano terrorizzati, spaventati, quasi tutti piangevano. Erano sotto choc". E' la ricostruzione dell'appuntato Andrea Celeste, del nucleo radiomobile dei carabinieri di San Donato, durante la deposizione nel corso dell'udienza del processo contro Ousseynou Sy, il dirottatore del bus con a bordo 50 bambini lo scorso 20 marzo. Il militare e' stato fra i primi ad accorrere sul posto, lungo la Paullese, quando l'uomo ha dirottato il mezzo e ha poi speronato l'auto dei colleghi, per poi appiccare il fuoco. Il racconto parte dalle 11.30, quando arriva alla centrale operativa la comunicazione su un "pullman sequestrato" che andava in direzione di Milano. Quindi la corsa verso il luogo indicato e all'altezza dello svincolo con via De Gasperi l'avvistamento del bus con "i bambini che chiamavano, gesticolavano, urlavano" nel tentativo di scendere dal mezzo. Il carabiniere ha poi raccontato i primi momenti dell'operazione, quando "dalla portiera del mezzo colava un liquido che odorava di benzina, come ho riportato alla centrale operativa". Poi l'avvicinamento al dirottatore e il tentativo di "tenerlo calmo": "Ho visto che in mano aveva un accendigas e un cellulare", ha poi raccontato Celeste. Infine i momenti concitati della discesa di bambini dal bus, dopo che i vetri erano stati infranti dai colleghi grazie all'uso dei manganelli, che coincidono con l'avvistamento "del fumo che proveniva dall'interno del mezzo". Secondo questa testimonianza dunque Sy avrebbe appiccato il fuoco mentre a bordo c'erano ancora i passeggeri, perche' solo una parte di loro era gia' riuscita a liberarsi. Anche i tre adulti accompagnatori, ovvero i due professori e la collaboratrice scolastica "erano molto spaventati" ha riferito in conclusione l'appuntato. Nel corso dell'udienza di oggi sono stati sentiti 6 dei militari che operarono sui fatti e che riuscirono a bloccare Sy evitando la strage. I carabinieri hanno cercato di ricostruire dalle loro diverse prospettive i concitati momenti del salvataggio: "I bambini sono schizzati fuori come un fiume in piena" ha sottolineato il carabiniere Leone; "alcuni sono caduti in malo modo e ho temuto che si fossero fatti male. Quelli davanti erano spinti da quelli dietro che premevano per scendere", ha aggiunto. Tra i ragazzini caduti anche "una con maglione rosa che batte' la testa e perse i sensi per qualche secondo. Io mi avvicinai - ha riferito - e vidi che sbarrava gli occhi, allora capi' che era vigile". L'ultima ad uscire fu la collaboratrice scolastica: un particolare che coincide nei racconti di tutti i colleghi; la donna riusci' a salvarsi balzando fuori dal mezzo "quando le fiamme" erano gia' vive all'interno del bus, che l'attentatore aveva cosparso di benzina. "Tutti erano molto scossi, agitati, e sconvolti, per quello che era accaduto" ha aggiunto il collega Donato Zigrino, fra coloro che distrussero i vetri con lo sfollagente e "presero di peso i bambini per farli buttarli". La prossima udienza de processo si terra' il 26 novembre davanti alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Ilio Manucci Pacini; le accuse per Sy sono di strage, sequestro di persona, incendio, lesioni personali, lesioni a pubblico ufficiale e resistenza.

Autobus dirottato San Donato: difesa Sy, non c'è versione univoca su inizio fiamme

Non ci sarebbe una versione univoca nel racconto dei carabinieri intervenuti il 20 marzo scorso per portare in salvo i 50 bambini sequestrati da Ousseynou Sy, l'autista di origine senegalese che dirotto' il bus che guidava dandolo poi alle fiamme. E' questa la linea di difesa degli avvocati Giovanni Garbagnati e Andrea Germani, che lo assistono da legali d'ufficio dopo la rinuncia dell'avvocato di fiducia. Nel corso dell'esame dei militari che e' avvenuto questa mattina davanti alla Corte d'Assise di Milano, le domande della difesa si sono concentrate sul cercare di isolare il momento in cui Sy appicco' il fuoco, per capire se le fiamme e il fumo cominciarono ed emanare quando i bambini, o parte di loro, erano ancora a bordo. "Al fine della valutazione del reato questo particolare sara' rilevante" hanno anticipato i due legali. 

Autobus dirottato San Donato: "bimbi non prendono piu' bus"

I 50 bambini della scuola media di Crema che sono stati vittime - il 20 marzo scorso - del dirottamento del bus guidato da Ousseynou Sy sono ancora scioccati da quella terribile esperienza: "Alcuni di loro non riescono ancora oggi a salire su un autobus". A riferirlo e' una delle madri dei giovani studenti, presenti oggi in occasione dell'udienza del processo contro l'ex autista di origini senegalesi che lo vede imputato per strage, sequestro, incendio e altri reati. L'udienza di oggi ha visto protagonisti i carabinieri delle stazioni di San Donato, Paullo e San Giuliano che si precipitarono sul posto, lungo la statale Paullese, e con il loro intervento di fatto salvarono i bambini. Quasi tutti i bambini sono stati seguiti, subito dopo i fatti, da un'equipe di psicologi specializzati in eventi traumatici, ma alcuni, a distanza di otto mesi, "hanno bisogno di una terapia psicologica costante". Quando le deposizioni dei militari si sono concluse, una delle madri, Annachiara Bergomi, ha voluto abbracciare uno per uno i militari, incontrati tutti insieme per la prima volta dopo i fatti. "Abbiamo rivissuto quei momenti" hanno raccontato poi i carabinieri, dopo aver risposto alle domande delle parti, soprattutto dopo che la difesa ha chiesto di poter visionare in aula uno dei video che riprendevano la scena.







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