Serravalle, Besozzi davanti all'Anac. E un pignoramento di 146mila euro
Il giallo dell'audit per una richiesta di pignoramento da ben 146mila euro nei confronti di Paolo Besozzi
di Fabio Massa
Come fa un aspirante direttore generale ad avere il posto in un'azienda pubblica se ha pendenze e pignoramenti da parte di una cassa di previdenza soggetta a controllo pubblico? La cassa in oggetto è quella degli Ingegneri e degli Architetti e si chiama Inarcassa. Eroga pensioni a chi versa quanto dovuto. L'aspirante direttore generale è un ingegnere e come tale deve (anzi, dovrebbe) versare su Inarcasse i propri contributi. L'ingegnere in questione è Paolo Besozzi, di Gavirate, il cui incarico come direttore generale è attualmente al vaglio dell'ANAC di Raffaele Cantone. In un primo tempo per Besozzi si parlò del ruolo di amministratore delegato di Serravalle, al posto di Massimo Sarmi, l'ex ad di Poste che si era visto non rinnovato il proprio incarico. Si vociferò avesse preso già possesso dell'ufficio, quando improvvisamente ci fu la marcia indietro, dovuta ai dubbi del consiglio di amministrazione e della presidente Maura Carta. Alla fine, l'escamotage fu trovato in un bando pubblico per il posto di direttore generale, per il quale - udite udite - è risultato vincitore proprio Paolo Besozzi. Il quale tuttavia non ha ricevuto disco verde. La sua posizione è infatti sub-iudice da parte dell'Agenzia nazionale Anticorruzione.
Ora, pare proprio che stia per arrivare (anzi, sia già arrivata) una nuova tegola su Besozzi. Sarebbe infatti stato avviato un audit interno per chiarire una vicenda che ha già portato alla richiesta di pignoramento di una somma monstre da parte di Inarcassa proprio ai danni di Paolo Besozzi. Secondo documenti in possesso di Affaritaliani.it, che arrivano direttamente dal cuore del potere romano, "in data 21 settembre 2016 Infrastrutture Lombarde inviava allo Studio Legale Pessi e Associati la dichiarazione di terzo che, con riferimento all'atto di pignoramento presso terzi a favore di Inarcassa, dichiarava la disponibilità di una somma pari a euro 61.736,64 in quanto non oggetto di pignoramento né di sequestro precedente, seppure non coperto da fatturazione del percepente". Tuttavia la somma che Besozzi deve ad Inarcassa è molto più alta: 141mila euro e spiccioli. A stabilirlo è il Tribunale di Milano, davanti agli avvocati di Inarcassa Francesco Giammaria e Iolanda Gentile, che stabilisce quindi il pignoramento delle somme presso Infrastrutture Lombarde, Consorzio Impresystem e Concessioni Autostradali Lombarde. Tuttavia non è finita qui. Perché la cosa strana è che in Infrastrutture Lombarde la PEC con la quale Equitalia chiede il pignoramento dello stipendio di Besozzi non è mai stata presa in considerazione. E, visto che è una PEC, dato che è arrivata non si sa bene dove sia finita e chi possa aver avuto interesse a prenderla. L'ha presa Besozzi? Se l'è scordata un dipendente in un cassetto? Il 17 ottobre 2016 in un documento interno si scrive, nero su bianco: "Solo quando Equitalia, all'esito della richiesta, ha comunicato la data di invio della originaria PEC, il 3 luglio 2015 (all’epoca della presidenza di Paolo Besozzi, ndr), è stato possibile rintracciarla.
Il documento di Infrastrutture Lombarde
Con questi maggiori dettagli si è appurato internamente che la PEC del 3 luglio 2015 era stata ricevuta correttamente ma - per ragioni allo stato non spiegabili, tuttora al vaglio della scrivente - la PEC non era stata protocollata né distribuita agli uffici per le azioni di competenza in ottemperanza alle procedure aziendali". A questo punto che cosa succede? Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it pare che sia partito un audit interno. Infatti quello che è andato a buon fine è solo il secondo pignoramento, perché il primo è andato negativo proprio perché qualcuno ha occultato la PEC. Chi sarà stato? Chissà che non possano emergere cose interessanti. Per adesso, un'altra grana per l'ANAC di Cantone.
@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it
Riceviamo e pubblichiamo, anche se è evidente che l'unico punto di connessione nella vicenda non è la Pec ma Besozzi. Dunque non se ne capisce il bisogno. Fabio Massa