Milano
Romano: "Una segreteria autonoma e indipendente: voce alla nostra generazione"
"I Giovani democratici si batteranno a morte contro la narrazione paternalista e falsa di questo Paese". L'intervista
Paolo Romano: "Serve una segreteria autonoma e indipendente: voce alla nostra generazione"
"Una giovanile autonoma e indipendente del Pd serve a dare voce alla nostra generazione e anche a dire quello che il partito non sempre sa dire". Paolo Romano, consigliere regionale in Lombardia, si è candidato alla segreteria nazionale dei Giovani democratici. In campo al momento ci sono anche due sfidanti, Tommaso Sasso e Claudio Mastrangelo: "Il dibattito farà bene, a patto che sia sui temi e sulla politica. Lasciamo fuori le correnti e altri meccanismi poco salubri".
Romano è convinto che con l'arrivo della segretaria Elly Schlein ci sia stato un cambio di passo nel coinvolgimento dei più giovani: "Ho visto tanti ragazzi e ragazze iscriversi al Pd grazie a lei. Elly parla la nostra stessa lingua". I Giovani democratici che ha in mente, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano, "si batteranno a morte contro la narrazione paternalista e falsa di questo Paese. In Italia il problema non sono i giovani, ma come vengono trattati".
Romano, perché ha deciso di candidarsi alla segreteria della giovanile?
La cosa bella è che la mia candidatura è stata una scelta collettiva, nata da 'Generazione prossima', un percorso iniziato a marzo. Abbiamo portato avanti dodici tavoli online per mesi, organizzato un evento a Roma con 300 ragazze e ragazzi e insieme abbiamo costruito un programma che ultimeremo il 21 ottobre. Penso che una scelta collettiva dia l'idea di come vada vissuta la politica a sinistra. La giovanile serve come il pane, è evidente. Serve a dire ciò che il partito non sempre sa dire e ad avere quell’autonomia e indipendenza per condurre battaglie che non sono scontate per altre generazioni, ma per noi sì, e che non possono più aspettare".
Tipo?
Penso alla legalizzazione delle droghe leggere, reinvestendo gli utili della tassazione in sensibilizzazione e educazione nelle scuole. O alle battaglie per i diritti civili e sociali, dalle carriere alias al matrimonio egualitario, fino allo sfruttamento degli stage e all’ultraprecarizzazione del mondo del lavoro. Oggi un ragazzo esce di casa a 31 anni non perché è un 'bamboccione', ma perché con gli stipendi e i contratti a termine che ci sono un affitto non te lo dà nessuno se i tuoi genitori non possono coprirlo con la pensione. C'è il tema urgente del cambiamento climatico e anche quello relativo al diritto a restare. Dobbiamo avere l'opportunità di andare all'estero, ma una cosa è un'opportunità, un'altra è un obbligo.
Alle scorse politiche i giovani dem lamentavano scarso coinvolgimento. Le cose stanno cambiando con Schlein?
Assolutamente sì, penso alle opportunità che il Pd mi ha dato di portare i miei temi in grandi momenti televisivi. O al rapporto diretto che ha Elly con la nostra generazione: parla la nostra stessa lingua e tante delle sue battaglie sono anche le nostre. Ho visto molti giovani iscriversi al Pd grazie a lei e penso che il partito funzioni proprio perché non si affida solo ai leader. Questa nuova fase ci spinge a partecipare in tante e tanti dal basso al Pd e ai Giovani democratici. In molti si iscrivono prima alla giovanile e poi al partito.
Pensa che il Pd debba valorizzare di più figure milanesi come la sua?
Io credo che a Milano ci sia già una generazione che ha già ruoli importanti, e anche in provincia. Troppo spesso la politica è romanocentrica, non penso che la soluzione sia un nuovo centrismo su altri territori, ma un policentrismo di tutti i territori, che si impegni soprattutto nei piccoli Comuni, nelle aree interne da cui la mia generazione spesso è costretta ad andarsene.
In campo ci sono anche altri due candidati.
E potrebbero essercene altre ed altri, come è giusto che sia. L'importante è che il dibattito interno verta su quello che c'è fuori: i bisogni dei giovani e le modalità per cambiare davvero le cose, non su altro.
Non sempre è stato così?
Spesso il dibattito è stato ombelicale o interno al dibattito del partito, prendendo forme autoreferenziali e meccanismi malsani. Quel tipo di congresso non serve a nessuno, sicuramente non ai giovani sempre più sfiduciati ed arrabbiati a cui vogliamo dare voce.