Sesto, il ritorno di Penati. Ma il Pd “blinda” la Chittò
Sesto San Giovanni, ovvero la madre di tutte le battaglie amministrative del 2017. Uno snodo decisivo soprattutto per il Pd
di Fabio Massa
Sesto San Giovanni, ovvero l’incubo. La madre di tutte le battaglie amministrative del 2017. I giochi, però, si fanno oggi. Quello che si deciderà in questi mesi sarà fondamentale per una delle sfide più importanti, anche a livello simbolico, dei prossimi anni. E non è detto che proprio da Sesto San Giovanni passi la fine o la rinascita del Partito Democratico. Ma andiamo con ordine. Il sindaco uscente si chiama Monica Chittò, ed è una democratica che ai tempi del processo Penati ebbe modo di esprimersi in modo abbastanza netto sul suo predecessore già presidente della Provincia di Milano e braccio destro di Bersani. Cose che hanno provocato un risentimento personale che cova ancor oggi sotto la cenere, visto che Penati è fuori da qualsiasi procedimento giudiziario e scalpita per tornare. Come? “Dando una mano”, dice sempre lui, che snocciola cifre e dati. Il concetto è semplice: a Sesto San Giovanni, come in altre parti d’Italia (“avete presente Bologna? Beh, là Merola sta allargando perché sa di non poter vincere da solo, per questo chiama Pisapia e la sinistra”, come espresso in una intervista al Giorno) il Pd non è autosufficiente. Ha bisogno delle altre forze di sinistra per governare. A Sesto San Giovanni alleati sono quel che resta di Sel e Rifondazione Comunista, anche se qualcuno racconta ad Affaritaliani.it di qualche mal di pancia. Quindi, non basta, per Penati, che ha pubblicato anche un documento sulla “sestesità” che pare un programma elettorale, a partire dalla “chiamata alle armi”: “Per noi, cittadine e cittadini di Sesto, è il momento delle scelte. Possiamo decidere di rimanere nel nostro privato e vivere queste fasi di indubbia difficoltà, economica e sociale, in solitudine, condividendo il disagio ma non il suo superamento. Possiamo decidere di rimanere chiusi a casa nostra e lasciare che una politica o troppo urlata o troppo debole, si allontani sempre più dalle nostre vite. Possiamo decidere di dichiarare il nostro affetto e il nostro attaccamento alla nostra Città, ma lasciare che essa lentamente si avvii verso il declino e l’irrilevanza”, scrive Penati, che tuttavia a tutti i giornalisti che glielo chiedono continua a ripetere che non ha interesse a candidarsi per far perdere il centrosinistra. “Non farò mai perdere la Chittò”, aveva detto ad Affaritaliani.it. Ora dice anche: “La Chittò, senza una aggregazione civica, perderà”. Quindi, qual è la proposta del grande vecchio sestese? Aprire un tavolo di confronto serrato, mettendo sul piatto anche possibili primarie. Questa però, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, è una opzione impossibile da portare avanti per quanto deciso nella segreteria metropolitana, che pochi giorni fa si è espressa con decisione sull’ipotesi di sottoporre i sindaci uscenti a primarie confermative. La logica è semplice: sono primarie che possono solo indebolire il candidato e non rafforzarlo. E poi, dire di sì a Sesto San Giovanni aprirebbe una ridda di richieste anche da altri comuni. Un ballo che la segreteria Bussolati non vuole né fare né favorire. Troppo rischioso e senza vantaggi politici. Viceversa, l’apertura di un tavolo potrebbe essere possibile e anzi auspicata, secondo quanto risulta ad Affari, magari anche con l’appianamento delle ruggini (e non sono poche), tra la Chittò e Penati. Certo, la città vive una fase complessa. Il declino della macchina-partito è evidente, ma è in linea con quanto avviene in tutta Italia, anche se nella Stalingrado d’Italia è più simbolicamente evidente: i tesserati, poco più di 10 anni fa, oscillavano tra i 1500 e i 2000. Oggi pare siano attorno ai 150. Un decimo, ad andare bene.
Intanto il centrodestra si sta organizzando con grande anticipo. Una lettera firmata da Mariastella Gelmini, e un accordo diffuso sul territorio anche con Fratelli d’Italia fa sì che il candidato già deciso sarà Roberto Di Stefano, consigliere comunale azzurro e (incidentalmente) marito di Silvia Sardone, la vulcanica consigliera comunale di Milano. All’appello per adesso manca il Movimento 5 Stelle, che non sta cogliendo l’opportunità di sfidare il Pd proprio nella sua roccaforte. Pare che i pentastellati siano spaccati, ad oggi. Ma Penati esprime chiaramente il suo pensiero: “Non aspettiamo che Grillo capisca che Sesto è contendibile. Altrimenti poi se si metterà in gioco in prima persona, qui la situazione precipiterà e sarà troppo tardi”. Sullo sfondo, tutte le sfide urbanistiche ancora irrisolte di Monica Chittò. Perché oltre la politica, bisogna sottolinearlo, c’è anche l’amministrazione.
@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it