Milano
Settimana europea dell'energia sostenibile, a che punto è l'Italia?
Giorgio Pucci (Presidente Enerqos Energy Solutions): “Continueremo ad andare avanti, a credere e a investire nell’efficienza energetica”
"Plasmare il futuro energetico dell'Europa": a questo tema la Commissione europea dedica l’edizione in corso della Settimana europea dell'energia sostenibile 2019 che proseguirà fino al 21 giugno. La settimana riunisce autorità pubbliche, imprese private, ONG e consumatori per promuovere iniziative per il risparmio energetico e una transizione verso energie più rinnovabili, in linea con gli obiettivi dell'Unione dell'energia della Commissione Juncker per un'energia pulita, sicura ed efficiente per tutti gli europei. Ulteriori investimenti in energie pulite e rinnovabili sono anche necessari per raggiungere l'impatto climatico zero dell'Unione europea entro il 2050, come proposto dalla Commissione a novembre 2018. Nel quadro europeo qual è lo stato dell’arte nel nostro Paese? Secondo l’analisi di uno dei massimi esperti italiani in materia di energie rinnovabili, l’ingegnere Giorgio Pucci, Presidente di Enerqos Energy Solutions: «l’Italia è posizionata bene in classifica per utilizzo delle energie rinnovabili, al di sopra della media Ue, ma non bisogna gridare al virtuosismo, perché avremmo potuto fare di più, anzi potremmo fare di più se non ci fossero gli ostacoli e le barriere che ci troviamo quotidianamente a dover affrontare. Parlo -prosegue Pucci- di un quadro regolatorio tutt’altro che chiaro, di una normativa confusionaria, del legislatore, delle amministrazioni locali e degli operatori che non sempre percorrono insieme la stessa strada e, soprattutto, in tempi rapidi. A questo quadro va aggiunta anche la venuta meno degli incentivi che non ha contribuito a facilitare la situazione».
Quali sono le difficoltà principali?
«Quelle normative, la tempistica dell’iter burocratico per l’ottenimento delle autorizzazioni è terribile; l’identificazione dei siti idonei al ricevimento dell’autorizzazione. L’incertezza del sistema-Paese, inoltre, fa sì che gli investimenti esterei latitino».
Quali sono le criticità da superare per raggiungere gli obiettivi intermedi al 2030 indicati dal Piano nazionale integrato per l'energia ed il clima (Pniec)?
«Per il fotovoltaico l’obiettivo è una produzione annuale di 74,5 TWh. Per arrivarci è necessario avviare un processo di ammodernamento del parco fotovoltaico attraverso interventi di revamping e repowering. Ci dovranno poi essere le condizioni per sviluppare nuovi impianti senza incentivi, il che sarà possibile solo con un quadro regolatorio chiaro e stabile che dia certezze sulla possibilità di ottenere le autorizzazioni. Oggi, inoltre, manca la capacità della rete locale di assorbire una produzione da energia green non prevedibile».
In che modo a livello statale si sta incentivando l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili?
«Lo Stato, purtroppo, è il peggior utilizzatore di energia verde e quello dell’efficientamento energetico nelle pubbliche amministrazioni sta diventando un vero problema. Ci sarebbe da farsi prendere dallo sgomento, ma non è questa la parte che ci confà: in passato abbiamo creduto nel fotovoltaico e non abbiamo smesso di farlo nemmeno nel momento in cui il settore ha conosciuto la crisi, venendo meno gli incentivi».
E allora quale indirizzo dovrebbero seguire le politiche interne in questo momento storico per incentivare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili?
«È necessario creare le condizioni per sviluppare nuovi impianti, tra le quali la definizione di strumenti di classificazione del territorio, l’individuazione di “aree preferenziali”, un contesto normativo e di mercato adatto ai contratti a lungo termine per l'acquisto di energia rinnovabile o Power Purchase Agreement (PPA), strumenti di sostegno indiretto come super ammortamenti e tax credit».
Quali potrebbero essere gli esiti immediati dell’applicazione di questi indirizzi?
«Prima di tutto aumenteremmo la capacità di attrarre nuovi capitali, italiani ed europei, quelli che in questo momento chiedono ai decisori politici maggiore stabilità e sicurezza per favorire gli investimenti nel settore. La transizione energetica è a livello globale un’enorme sfida nella quale si nascondono molte opportunità che possono promuovere un significativo sviluppo economico e favorire la creazione di nuovi posti per il lavoro».
Con che spirito è possibile pensare al futuro energetico del nostro Paese rispetto agli impegni che abbiamo assunto con l’Europa?
«Non rinunceremo certo adesso a guardare in ottica green, continueremo ad andare avanti, a credere e a investire nell’efficienza energetica».