Milano

Truffe online sulle case vacanze, sgominata banda criminale. Video

I criminali proponevano appartamenti in prestigiose località, da Rimini fino a Gallipoli

Erano specializzati nelle truffe online sulle case vacanza: sui portali legittimamente operanti nel settore immobiliare, i criminali proponevano fittiziamente in locazione appartamenti situati in prestigiose località balneari come Rimini, Riccione, Alassio, Gallipoli ma anche nelle note zone sciistiche di Courmayeur, Livigno e Bormio. Nel territorio di Milano sono state 254 le vittime che hanno presentato querela ma nel corso delle indagini, condotte dal Compartimento Polizia Postale di Milano, sono state accertate circa 600 parti lese. Le persone credevano di aver locato appartamenti in località turistiche ma una volta giunte sul posto scoprivano che le abitazioni erano inesistenti o di proprietari ignari delle operazioni di locazione.

E’ inoltre emerso che non solo famiglie diverse si ritrovassero contemporaneamente sotto la stessa abitazione, apparentemente presa in locazione ma che, giunti sul posto, nella casa venissero trovati i legittimi proprietari, naturalmente all’oscuro. Le indagini, condotte dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano, hanno svelato l’esistenza di tre gruppi. Il primo, formato da cittadini italiani ritenuti i capi e promotori dell’associazione, che si occupava di inserire progressivamente gli annunci sui servizi della rete, seguire le trattative telefoniche con le vittime e, infine, incassare i proventi della frode. Il secondo, composto da cittadini rumeni, si occupava di procacciare numerosi prestanome che, previo compenso, attivavano conti correnti presso istituti bancari situati nel territorio lombardo e ligure, grazie ai quali potevano disporre delle carte di pagamento per far confluire i proventi illeciti. Il terzo gruppo, infine, rappresentava la “manovalanza” dei primi due, ed era composto da cittadini italiani e stranieri che dietro un corrispettivo si recavano presso le banche per attivare quanti più conti correnti possibili, fornendo successivamente ai promotori i codici dispositivi per i servizi di home banking e le tessere bancomat necessarie al prelievo. Per l’apertura di ogni conto corrente potevano incassare fino a 700 euro, per l’attivazione di una carta fino a 200 euro.

 



L’articolata attività, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, è partita delle denunce di alcune vittime che avevano locato appartamenti per le festività natalizie e preso contatti telefonici con gli inserzionisti, accordandosi sull’importo e sulle modalità di pagamento della caparra necessaria a bloccare l’abitazione. Il pagamento avveniva mediante bonifico bancario verso un interlocutore (un prestanome sempre diverso) di nazionalità italiana, spesso con l’accento del nord Italia per rassicurare le vittime. All’atto della prenotazione gli indagati inviavano agli interessati anche un finto contratto di locazione, allegando i documenti d’identità dei finti proponenti (che in realtà riproducevano i volti dei prestanome) in modo da acquisire la fiducia necessaria per effettuare i pagamenti senza indugio per poi rendersi irreperibili. Gli investigatori della Polizia Postale hanno condotto attività tecniche sulle connessioni internet e sugli account email accanto a quelle tradizionali di osservazione e pedinamento nei confronti di due fratelli milanesi, ritenuti elementi chiave dell’organizzazione.

Numerosi i telefoni cellulari e le schede telefoniche utilizzate per le inserzioni: su di essi, per individuarli, i due criminali apponevano adesivi con i dati del luogo e dell’abitazione oggetto della truffa. Una struttura organizzativa complessa quella ricostruita dagli investigatori, che ha confermato i ruoli ricoperti dagli indagati e le finalità illecite. Gli indagati, che ripetevano tra loro il commento “mi trovo a Gallipoli dove li abbiamo truffati tutti“, si recavano spesso nelle località turistiche per effettuare dei sopralluoghi ed essere quindi in grado di fornire quante più informazioni possibili alle vittime, persino con l’indicazione dei migliori ristoranti del posto, che finivano per credere di parlare davvero con un abitante del luogo. La Procura della Repubblica di Milano, valutati gli elementi raccolti e il totale dei proventi illeciti per i 254 casi accertati, che ammonta a circa 350.000 euro, ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini.







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