Milano

Soldi illeciti e ristorazione al Nord: sequestrati 10 mln a cosche calabresi

Ordinanza di arresto per nove italiani: una nota catena di ristorazione coinvolta nel sequestro di beni per dieci milioni di euro

Soldi illeciti nella ristorazione al Nord: sequestro da 10 milioni

Ordinanza di arresto per nove italiani accusati a vario titolo di reati di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. Sequestrati beni per oltre dieci milioni di euro, tra cui quote societarie di alcuni ristoranti appartenenti ad una nota catena di "giro-pizza", Tourlè, riferibili, in prima istanza, ad un noto pregiudicato contiguo alla criminalità organizzata calabrese. L'operazione si è svolta all'alba di oggi ed ha visto coinvolta la Polizia di Milano tra Lombardia e Piemonte. Le indagini, condotte dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Milano e dai poliziotti della Divisione anticrimine milanese, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno fatto luce sugli interessi di soggetti contigui a cosche calabresi riguardanti il reinvestimento di denaro frutto di attività illecite, con immissione di grandi capitali nel circuito della grande ristorazione nel Nord Italia.

Giuseppe Carvelli, alle spalle una cumulo di pene di 22 anni per traffico internazionale di stupefacenti, risaputi collegamenti con la 'Ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e dei Pesce di Rosarno (Reggio Calabria) ma investimenti da milioni di euro in una catena di ristoranti estesa in tutto il nord italia. E' questo il profilo del principale indagato nell'ambito dell'indagine Amleto Tourle' (dal nome della catena di ristoranti) che ha portato a 9 misure di custodia cautelare, e al sequestro di circa 10 milioni di euro in quote societarie e 300 mila in contanti. L'indagine operata dalla squadra mobile di Milano e dalla divisione anticrimine della questura, e coordinata dalla Dda milanese con il servizio unita' anticrimine e servizio centrale operativo della polizia, rappresenta "un cambio di passo e un salto di qualita'" nel modo di aggredire la criminalita' organizzata "ormai diventata particolarmente raffinata", come ha affermato il direttore del servizio centrale anticrimine, Francesco Messina, questa mattina in conferenza stampa: "E' una nuova frontiera nell'azione di contrasto alla mafia - ha aggiunto -, che non abbandona l'azione di contrasto all'apparato militare delle organizzazioni mafiose ma attacca patrimoni e aree nelle quali la criminalita' organizzata non esercita il potere militare, ma quello economico".

Era affidato in prova ai servizio sociali, Giuseppe Carvelli, uomo di grande spessore criminale su Milano che stava scontando la pena alternativa di un cumulo di 22 anni, ma aveva necessita' di investire i soldi che aveva guadagnato negli anni del traffico internazionale di stupefacenti. Il canale trovato era quello della ristorazione: circa 400 mila euro per avviare la catena di pizzerie Turle', aperte a breve distanza tra la provincia di Milano, la Brianza e Torino. Proprio in occasione dell'apertura dell'ultima filiale, nel capoluogo piemontese, la polizia lo intercetta mentre invia un messaggio chiaro al direttore di sala (anche lui indagato) per chiarire la sua posizione: "Io sono uno che non si fa dei problemi, ma li crea". Una minaccia palese per riaffermare il suo ruolo, che va associata al contenuto di un'altra intercettazione, in cui Carvelli parla con i rappresentanti della criminalita' organizzata calabrese spiegando: "Sto aprendo questa pizzeria solo perche' ci siete voi". Chiari dunque i contatti con la 'Ndrangheta, mantenuti nonostante gli anni di carcere gia' scontati a partire del 2008, quando gli fu notificato che doveva scontare 20 anni.

Carvelli fu infatti tra gli imputati del processo "Decollo", indagine che ebbe luogo a Catanzaro in quell'anno e che scopri' le ramificazioni della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) in Lombardia, trovando proprio in lui uno degli esponenti piu' pericolosi. Dopo 10 anni di carcere ultimamente il boss era affidato in prova e stava svolgendo il ruolo di cameriere proprio in uno dei ristoranti della catena: in occasione del'inaugurazione della filiale torinese era addirittura riuscito ad ottenere un permesso premio dal tribunale di sorveglianza per partecipare. Naturalmente il suo coinvolgimento nell'impresa di ristorazione era sempre mascherato da prestanome, a cui le quote erano intestate per non far figurare Carvellli,per questo motivo fra coloro che hanno subto ordini di esibizione ci sono ance due notai: "Si tratta di quella fascia grigia di coloro che consentono la creazione e lo spacchetamento delle societa' che servono per fatture false e trasferimento fraudolento dei valori". E' proprio questo infatti il capo di imputazione: associazione a delinquere (art 416 cpp) finalizzata al trasferimento fraudolento (art. 12 ex quinques). "Eravamo a conoscenza degli investimenti della criminalita' organizzata nel mondo della ristorazione. Questa e' la prima risposta della Dda di Milano" ha chiosato la numero uno dell'antimafia della procura di Milano, Alessandra Dolci.







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