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Spaccio di droga a Milano, anche un poliziotto tra i 23 arrestati. VIDEO

Spaccio di droga a Milano, anche un poliziotto tra i 23 arrestati

Blitz della Polizia di Stato con una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Milano, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 23 italiani, tra i quali un sovrintendente della Polizia, appartenenti a due gruppi criminali che dal 2013 fino al marzo 2017 hanno gestito le piazze di spaccio dei quartieri Comasina e Bruzzano di Milano.

A quanto risulta, le indagini sono iniziate grazie a segnalazioni di agenti del Commissariato Comasina, vittime di atti intimidatori, che avevano colto la curiosa vicinanza di alcuni colleghi a pregiudicati della zona.

 

 





Droga: trafficanti Comasina dominavano quartiere, decisivo pentito

Non erano semplici spacciatori: erano criminali organizzati che gestivano da generazioni interi quartieri periferici della citta'. Con parentele importanti: fra i 23 destinatari dell'ordinanza di arresto, ad esempio c'e' Cristofer Scirocco, 25 anni, nipote del ras della Comasina, Pepe' Flachi, che e' stato uno dei capi di un'alleanza di 'ndrine del milanese tra gli anni ottanta e novanta ed era considerato l'erede di Vallanzasca; oltre a lui anche Simone Pittella, 29 anni, il cui cognome rimanda ad una delle famiglie piu' pericolose di Bruzzano: solo un anno fa era stato protagonista di una gambizzazione a scopo estorsivo nei confronti del titolare di una lavanderia della zona.

Ma i capi della Comasina erano loro: Luca Saccomanno, 40 anni, e Laurence Rossi, detto u' Baron, coetaneo e anello di congiunzione, con i sottoposti. Nell'ottobre 2014 i due si consorziano formando un'organizzazione ancora piu' grossa che movimentava "ingentissimi quantitativi di droga", come riportato dagli stessi inquirenti. E' proprio Rossi pero', con le sue dichiarazioni da collaboratore di giustizia, ad aver consentito agli investigatori della squadra mobile di Milano, guidati da Lorenzo Bucossi e coordinati dall'aggiunto Alessandra Dolci, di smantellare una delle piu' grosse piazze di spaccio della citta'. 


Rossi, gia' in carcere dal 2017, si e' convinto a collaborare, forse ormai cosciente che la sua carriera criminale stava per finire: e' cosi' che ha raccontato del suo strapotere nella zona, e dei suoi contatti con gli imprenditori edili Davide Giulivi e Pasquale Velotti. Loro prestavano i loro nomi agli investimenti di Rossi, che aveva fondato appositamente la societa' "I.L.P.E" acronimo di Immobiliare Laurence Pablo Escobar, tramite la quale aveva comprato immobili a Seregno, tra cui la residenza "La Masseria" per un valore di oltre mezzo milione di euro; a loro il boss della cocaina aveva anche fornito prestiti fino a 200mila euro in cambio di connivenza.

Proprio in uno degli appartamenti intestati sotto falso nome a uno dei due imprenditori, ma in realta' in uso al trafficante, sono arrivate le perquisizioni della polizia: la cocaina era nascosta nel doppiofondo di una cabina armadio e per trovarla e' stato necessario l'intervento delle unita' cinofile. Agli investigatori Rossi ha raccontato di aver preso in prestito l'idea di una casa "bunker" durante uno dei suoi numerosi viaggi a Plati', doveva incontrava pregiudicati chiaramente legati alla 'ndranagheta. Una volta che ha pero' deciso di aiutare la polizia, le ritorsioni contro di lui non si sono risparmiate: di fronte al commissariato di Comasina sono apparse scritte chiarissime col suo nome per intero e accanto l'accusa: "Sbirro infame". 

 

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