Milano

Speziale (GVM Care & Research): cardiochirurgia italiana eccellenza mondiale

Nuovi approcci alle patologie cardiache. Il Professor Speziale (GVM Care & Research): “La cardiochirurgia italiana è un’eccellenza mondiale”

Sono davvero molti i problemi causati dalla pandemia, in modo particolare nel panorama ospedaliero italiano. Diverse strutture sono state obbligate a sospendere la loro attività ordinaria per concentrarsi sui pazienti positivi al Covid, poche altre, invece, sono riuscite a garantire una continuità nelle cure e nei trattamenti specialistici, sia per gli interventi già calendarizzati sia per quelli d’urgenza ed emergenza. Uno di essi è di certo il Maria Cecilia Hospital, eccellenza italiana e polo di riferimento per la Cardiochirurgia di Alta Specialità

Tale struttura, accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, è un riferimento nel settore cardiochirurgico, in modo particolare per quanto concerne il trattamento delle valvulopatie, grazie all’utilizzo di tecniche e metodiche innovative. Una di esse è la tecnica Ozaki, una metodica chirurgica attraverso la quale è possibile ricostruire la valvola aortica utilizzando il tessuto del pericardio del paziente. Grazie a tale tecnica si riducono, infatti, i rischi di rigetto da parte del paziente e si elimina la terapia farmacologica successiva all’intervento, migliorando così la qualità dei trattamenti chirurgici e il benessere del paziente.

“Le patologie valvolari sono assai frequenti, anzi, possono essere considerate le malattie cardiache più frequenti nel nostro Paese - dichiara il Professor Giuseppe Speziale, cardiochirurgo di fama internazionale e tra i massimi esperti di chirurgia mininvasiva mitralica isolata -.  Se ne parla poco, rispetto a eventi traumatici come l’infarto, è perché nel caso delle patologie valvolari manca il carattere dell’urgenza. Tuttavia, in Italia abbiamo ogni anno circa 250 mila morti per malattie cardiovascolari, molti dei quali per malattie valvolari”. 

Al Maria Cecilia Hospital si impiegano tecniche altamente innovative, tra le quali un dispositivo per la riparazione delle valvole mitrali cardiache danneggiate da un infarto del miocardio, che attraverso un sistema di controllo da remoto, adatta la sua forma alle variazioni della valvola mitrale, scongiurando nuovi interventi, come solitamente accade in circa il 30% dei pazienti nell’arco dei dieci anni dall'intervento. Come è cambiata la cardiochirurgia negli ultimi vent’anni?

“La cardiochirurgia negli ultimi 20 anni è stata stravolta - afferma il Professor Giuseppe Speziale -. C’è stato un fortissimo sviluppo tecnologico cui è seguito un altrettanto sviluppo tecnico. Alcune delle innovazioni principali hanno riguardato gli strumenti per arrivare alla diagnosi: oggi abbiamo possibilità di riconoscere diverse patologie con grande anticipo rispetto al passato. Ma ovviamente la rivoluzione è stata rappresentata dalle tecniche mininvasive. In chirurgia mitralica questo ha significato una differenza enorme: molto diverso era eseguire un intervento mediante sternotomia, ovvero tagliare uno sterno in due per accedere al cuore, che voleva dire, praticamente, operare un intervento ortopedico in aggiunta a quello cardiochirurgico; molto diverso è eseguirlo lasciando intatte le ossa del paziente. Non è solo una questione tecnica: anche a livello psicologico per il paziente cambia tutto, una persona che si appresta a subire un intervento mininvasivo parte da una posizione completamente diversa, affronta il momento con un approccio molto più positivo”. 

Rispetto al resto del mondo a che punto è la cardiochirurgia italiana?

“Basti pensare questo: io venticinque anni fa - racconta il Professor Giuseppe Speziale - ero costretto ad andare fuori dall’Italia per imparare, oggi la cardiochirurgia italiana è su un livello di eccellenza assoluta mondiale. Oggi anche l’Italia insegna ad altri paesi. Si sono sviluppati tanti centri, sia pubblici che privati, che hanno sviluppato un ottimo modo di lavorare”. 

Il Maria Cecilia Hospital è una delle strutture d’eccellenza del panorama italiano di Alta specialità, parte del gruppo GVM Care & Research. Qual è il suo rapporto con tale gruppo?

“Io sono Vicepresidente di GVM Care & Research, un gruppo ospedaliero italiano presente in dieci regioni, oltre a 4 nazioni, un qualcosa di unico che non ha nulla a che vedere con i suoi competitor concentrati di solito in una sola regione, o poco più. I nostri ospedali hanno tu un fortissimo legame con il territorio, nelle nostre corsie si respira un senso di appartenenza unico. Ci si sente parte di un unico ospedale, italiano ma internazionale nelle esperienze, senza barriere, senza stereotipi.  Superiamo, in questo modo, i campanilismi figli della sottocultura della divisione, mettendo al centro il sistema Paese ma soprattutto il paziente, che può non solo pensare ma fattivamente essere curato e seguito vicino a casa sua”, conclude il Professor Giuseppe Speziale. 








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