Milano

Stadio San Siro, le inutili carte bollate del Comitato Sì Meazza. Commento

di Fabio Massa

La consultazione sullo stadio rischia di assorbire tempo e costi, senza essere di grande utilità dal momento che il sindaco ha già deciso

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C'è la summa di tutto quello che è l'Italia, all'interno del Comitato Sì Meazza presieduto da Luigi Corbani. Intendiamoci: è legittimo che i cittadini si ritrovino ed esprimano le proprie idee in difesa di qualcosa. E' un diritto garantito dalla Costituzione anche a chi magari non crede in una causa e si vuole solo levare sassi dalle scarpe, figurarsi a chi invece davvero combatte per qualcosa in cui crede. Dunque, il Comitato Sì Meazza può tranquillamente fare tutto quello che ritiene. Ma alla stessa maniera chiunque può commentare l'operato del Comitato Sì Meazza.

Perché questo preambolo? Per spiegare che a volte l'amministrazione non deve tenere conto delle opposizioni. O meglio: deve tenerne conto come in qualunque democrazia si tiene conto delle minoranze, ma non bisogna assolutamente lasciare che queste blocchino l'operato della maggioranza. Invece a Milano sta accadendo proprio questo. Riepiloghiamo: Milan e Inter, ormai talmente tanto tempo fa che non ci ricordiamo neppure quando, esprimono la necessità di avere un nuovo stadio di proprietà. Inizia un tira e molla lungo anni. Poi, mesi fa, inizia il bailamme sulla consultazione pubblica. Va fatta, non va fatta, è prevista, non è prevista. I club hanno il tema dei tempi: se la consultazione dura un anno, non se ne esce più. Avrebbero preferito - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it Milano - tre mesi. Una consultazione rapida, magari massicciamente online. E invece i comitati contro il nuovo stadio avrebbero voluto un anno, consultazione sul territorio, pezzetto per pezzetto, mille assemblee. Alla fine Palazzo Marino un po' salomonicamente un po' paraculescamente fa la metà del tempo massimo e il doppio del minimo.

Ovviamente la democrazia comporta costi, e così il Comune cerca un coordinatore per garantire il processo di consultazione. Ha un costo, perché la gente non è che lavora gratis, salvo che per la Procura di Milano (quasi gratis: pagano 4 euro lordi l'ora). E così stanzia 240mila euro circa per il procedimento. Sapete quant'è 240mila euro sul bilancio totale del Comune di Milano? Considerato che ha circa 4 miliardi di euro di uscite, fatela voi la percentuale, ma vi assicuro che è un 0,000 tanti zeri. Quindi nulla. Il Comune vuole la consultazione, assume una persona terza per garantirla. E invece no, il Comitato Sì Meazza presenta al Tar un ricorso perché devono essere i club a pagare. Ovviamente questo leverebbe la terzietà della persona coinvolta, ma al Comitato lo sanno benissimo. Se il sindaco avesse fatto quello che oggi loro chiedono, ovvero di far pagare alle squadre, con tutta probabilità avrebbero fatto un ricorso perché mancava la terzietà della persona coinvolta: pagata dalle squadre, dunque dipendente dalle squadre. Per non parlare del fatto che in tempo perso, costo per la giustizia italiana, collegi che si riuniscono, avvocati, carte, fotocopie, bolli e controbolli, alla fine quasi costerà più la causa che l'intero processo di consultazione della città. E dunque? Dunque è lecito pensare che qualunque cosa si faccia, le posizioni sarebbero definite, rimarrebbero cristallizzate. Oltre al fatto che - come si è già detto - queste consultazioni hanno sempre avuto assai poca partecipazione. E allora la domanda è lecita: a che serve una consultazione sullo stadio se non come costosa foglia di fico per una decisione che il sindaco ha detto più volte di aver già preso?

 

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