Milano

Lucarelli jr e lo stupro di gruppo, "vittima ridicolizzata in un video"

a cura di Redazione

La nota del tribunale di Milano sulla violenza sessuale di cui sono accusati Mattia Lucarelli, figlio di Cristiano e Federico Apolloni

Stupro di gruppo, "i calciatori ridicolizzavano la vittima in video"

"Del tutto indifferenti rispetto alle evidenti condizioni di alterazione" della ragazza, "privi di qualunque empatia" e hanno scelto "di abusare" per il "proprio divertimento" della "inferiorità psicofisica" della giovane, che aveva bevuto ed è stata anche "ridicolizzata e fatta oggetto di volgarità e frasi violente" in una "lingua a lei non nota". Sono pesanti le parole scelte dalla nota del Tribunale del Riesame di Milano sul caso di violenza sessuale che coinvolge Mattia Lucarelli, figlio dell'ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni, i due calciatori 23enni arrestati il 20 gennaio scorso. La vittima è una 22enne studentessa americana, le violenze sarebbe contenute nei video realizzati dagli stessi aggressori.

La scelta dei domiciliari per Apolloni e Lucarelli

Presunto stupro di gruppo che risale, stando all'inchiesta della Squadra mobile e del pm Alessia Menegazzo, alla notte tra il 26 e il 27 marzo dell'anno scorso e per il quale altri tre loro amici sono indagati. I giudici (Pendino-Alonge-Ambrosino), che hanno confermato i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due arrestati e la attendibilità delle dichiarazioni della giovane, hanno deciso, però, di revocare gli arresti domiciliari e di disporre come misura cautelare l'obbligo di dimora a Livorno, con prescrizione di non uscire di casa dalle 20 alle 8, per i due calciatori, difesi dal legale Leonardo Cammarata. Misura che appare, scrivono, "sufficiente e adeguata, tenuto conto della peculiarità del caso concreto (avvenuto a Milano, dopo una serata trascorsa in un locale notturno), dell'assenza di precedenti e di segnalazioni di rilievo, dell'inserimento in un rassicurante contesto familiare"

Stupro di gruppo, i giudici: "I ragazzi attendevano il proprio turno"

I giudici, mettendo in fila tutti gli atti delle indagini - dalle dichiarazioni della ragazza a quelle dei testimoni fino ai video realizzati quella notte dai giovani - spiegano che la studentessa, fin dal momento dell'incontro con loro, "versava in una condizione di inferiorità psicofisica". Condizione che, secondo la "costante giurisprudenza", renderebbe "del tutto ininfluente finanche la prova (che si sarebbe dovuta trarre dal video)", di cui aveva parlato la difesa, della "partecipazione attiva e del consenso" della ragazza. Un eventuale "consenso che in condizioni di 'normalità' mai sarebbe stato prestato". I giovani, secondo il Riesame, avevano "il chiaro progetto" di abusare di lei "con l'intento di filmare a sua insaputa tutto" per il "gusto di immortalare il momento e poter rivedere e rivivere le proprie 'prodezze'". C'era l'aspettativa, come emerge dai video, che "ciascuno avrebbe avuto il proprio 'turno', senza mai neppure contemplare l'eventualità di rapportarsi" con la ragazza "come partner alla pari".







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