Milano
Sull'urbanistica si gioca il futuro di Milano nel silenzio più totale
A Milano il vero tema è l'urbanistica. L'inchiesta della Procura su provvedimenti del Comune per l'edificazione di alcuni palazzi riguarda tutti i cittadini
Sull'urbanistica si gioca il futuro di Milano nel silenzio più totale. Commento
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Non è una vicenda di palazzo. O di un palazzo (inteso come Marino) con un altro palazzo (inteso quello di Giustizia). Non è una bega tra Comune e Procura di Milano. Quello che sta accadendo sull'Urbanistica riguarda tutti i cittadini milanesi. Piccolo riassuntino: i pm mettono sotto inchiesta una serie di provvedimenti urbanistici adottati dagli uffici del Comune riguardanti quindi l'edificazione di alcuni palazzi. Meglio spiegarla semplice semplice, a costo di usare qualche parola sbagliata. La Procura pensa che ci siano delle irregolarità. Vien da chiedersi quanto sappia già o quanto pensa di scoprire, ma è un dettaglio. Il punto è che questa inchiesta ha letteralmente terremotato gli uffici del Comune, che sono sicuramente in preda al panico, e sta bloccando uno dei settori che trainano l'economia cittadina. Il senso è che non è una questione di pm contro palazzinari, è una questione più ampia, che coinvolge una parte politica (la sinistra dei comitati, che ha presentato esposti a profusione) saldatasi con l'opposizione alla maggioranza a Palazzo Marino. E' una questione bancaria, perché per edificare bisogna avere il credito, e il credito viene dato quando una situazione normativa è stabile e sicura, e adesso non lo è. E' una questione di subappalti e filiera: se si ferma l'edilizia si fermano gli arredi, gli impianti, le opere accessorie, e tutto il resto che ne consegue. Per esempio, che il prezzo del costruito aumenterà a dismisura non essendoci nuove edificazioni, o comunque molte meno. Altro che caro-case, diventeranno d'oro. Insomma, a Milano il tema vero è questo dell'urbanistica. Non lo stadio, non i cortei pro Palestina, non tutto il resto. Si sta giocando il futuro della città, e la cosa triste è che in pochi lo sanno, e ancor meno - anche data la complessità della situazione - lo capiscono.