Milano
Sumaya: "Non è in discussione Israele, ho sfilato con Brigata Ebraica"
Sumaya Abdel Qader, candidata musulmana del Pd al centro delle polemiche: L'INTERVISTA
di Fabio Massa
Sumaya Abdel Qader, 37 anni, candidata con il Pd al Consiglio Comunale di Milano, fin dall’inizio della sua candidatura ha affrontato un fuoco di fila di polemiche. L’ultima, legata a un vecchio post di suo marito, musulmano come lei, nel quale si attacca lo Stato di Israele. “E’ un post di due anni fa, successivo a un attacco militare che vide centinaia di bambini morire sotto le bombe. Lo ha scritto perché molto colpito da quelle immagini e quelle notizie”, spiega adesso lei ad Affaritaliani.it.
Sumaya, partiamo dall’inizio. Lei chi è?
Sono vista come una outsider, tanti travisano perché sono nata e cresciuta a Perugia. Fino ai 20 anni ho vissuto là, poi mi sono trasferita a Milano per studiare e perché mi sono sposata. Mio marito abitava a Gallarate e studiava odontoiatria.
Quanti figli ha?
Tre figli.
Perché si è candidata?
Perché mi è stato proposto. Non ho mai pensato di fare questo tipo di politica, io sono sempre stata attiva a livello associativo. E poi sono occupata in università, sono appena diventata cultrice della materia sotto la cattedra di sociologia.
Si è mai sentita discriminata?
Normalmente no. Infatti sono attiva in università, sono sempre stata chiamata a fare la relatrice. Quando ho cercato lavoro non ho ricevuto alcun no per quello che sono.
I suoi figli?
Non sono mai stati discriminati. Ai tempi dell’11 settembre forse qualche battutina, ma non le ho mai reputate forme di razzismo.
Lei fa parte dei fratelli musulmani?
Io non ne faccio parte. A Milano i Fratelli Musulmani non esistono come organizzazione. Io li ho studiati anche all’Università: sono una realtà complessa per quello che sono oggi. Sono una realtà plurale e sono diventati specifici in diversi Paese e portano avanti programmi diversi. Vedi la Tunisia o il Marocco. Ma sono espressioni differenziate.
Se domani fosse eletta e di fianco a lei ci fosse Daniele Nahum, esponente ebreo, come sarebbe il vostro rapporto?
Con Nahum non c’è alcun problema. Lo conosco da 15 anni e da 15 anni abbiamo intrapreso un percorso di dialogo, quando lui era presidente dei giovani ebrei e io ero tra i giovani musulmani. E firmammo un documento congiunto con le Acli.
Sarò più chiaro: che cosa ne pensa di Israele?
Voglio dirlo in modo netto: nessuno può mettere in discussione Israele. E noi non l’abbiamo mai fatto, né io né mio marito. Io penso che non si possa prescindere oggi dall’esistenza di Israele come Stato. E ha il diritto di continuare ad esistere. Ora però ci vuole la pace. Il piano di pace arabo nel 1993 potrebbe essere una buona base su cui lavorare per portare avanti una situazione di pacificazione tra le due realtà, tra quelli che dovrebbero essere due Stati.
Suo marito però ha messo post inneggianti a ben altro, su Facebook, come rivela Libero.
Attenzione. Due cose: stiamo parlando di un post di due anni fa che qualcuno si è conservato da allora e che ripropone strumentalmente oggi. Un post pubblicato di getto, sull’onda dell’emozione.
Non l’ha pubblicato lui?
Sì, l’ha pubblicato per fare una grossa critica ad Israele perché c’erano i bombardamenti e morivano donne e bambini e civili. Però mio marito non inneggia alla distruzione di Israele. Questa è la seconda cosa che voglio dire.
Beh, c’è una immagine Ctrl-Alt-Canc…
Sì, che vuol dire riavviare le trattative, non eliminare uno Stato. Tra l’altro io mi chiedo: perché nessuno lo ha chiamato e gli ha chiesto di spiegare?
Suo marito è un suo supporter?
E’ il mio primo supporter.
Non sono suoi supporter alcuni musulmani, però.
Ricevo minacce e messaggi e altro quasi tutti i giorni. Ho paura per i miei figli, ma avrei ancora più paura se non facessi niente.
Torniamo a Israele. Che cosa ne pensa della Brigata Ebraica?
E’ stata ed è un orgoglio perché ha combattuto insieme ai partigiani. C’ero anche io, un po’ indietro, ma all’interno di quel corteo. Ho sfilato anche io con la Brigata Ebraica. Più di questo che cosa devo dire?
Se fosse eletta in consiglio comunale si farebbe portatrice degli interessi di una lobby islamica?
Chi viene eletto in consiglio è eletto da tutti i cittadini. Al massimo io posso mettere a disposizione la mia sensibilità per capire le istanze e i problemi di una comunità, ma se fossi eletta vorrei fare gli interessi di tutti i milanesi. Anche perché noi siamo milanesi, vorrei ribadirlo con forza.
@FabioAMassa
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