Milano
Superlega, una ulteriore complicazione per il futuro di San Siro
La rivoluzione Superlega rende per Franco D'Alfonso (Civici) "impraticabile" il percorso verso un nuovo stadio a Milano. Chiesto un consiglio comunale
Superlega, una ulteriore complicazione per il futuro di San Siro
La rivoluzione Superlega impatta anche sui ragionamenti legati al futuro dello stadio di San Siro. Intervenendo nella seduta odierna del Consiglio comunale, Franco D’Alfonso del gruppo “Alleanza Civica per Milano” ha chiesto infatti la convocazione della competente commissione consiliare propedeutica ad una successiva riunione del Consiglio che riesamini la questione stadio partendo dalle condizioni di contesto e scenario economico completamente diverse rispetto a quando venne avviato l’iter su impulso delle società di calcio cittadine.
Spiega infatti D'Alfonso: "La notizia che le proprietà di Inter e Milan sono parte attiva dell’iniziativa cd “Superlega “ europea è un ulteriore fattore di complicazione e di scarsa chiarezza per il contestato progetto in itinere secondo la procedura della “legge stadi” : le più che prevedibili controversie legali ed istituzionali per miliardi di euro che contrapporranno le squadre di calcio a organi del governo calcistico nei tribunali internazionali si aggiungono alle già contestate e non ancora chiarite questioni sulla stabilità delle proprietà effettive nei prossimi anni, mettendo in discussione un modello di business già duramente compromesso dalle stagioni calcistiche svoltesi durante la pandemia".
D’Alfonso, ritenendo già impraticabile affidare lo sviluppo di una porzione importante di città ad una compagine finanziaria ancora ignota con lo schermo di una attività sportiva che peraltro interessa a mala pena il 40 per cento dell’investimento prospettato, ricorda però come non possa essere lasciata cadere la possibilità di costruire intorno alla realizzazione di uno stadio nuovo o ristrutturato, un intervento di rigenerazione e sviluppo territoriale come del resto previsto anche dal Pgt recentemente approvato.
Questo intervento non può essere delegato totalmente, stante anche il fatto che – dettaglio non proprio secondario – si dovrebbe realizzare interamente su proprietà demaniali comunali . Il gruppo AcMilano propone di abbandonare immediatamente la strada della legge sugli stadi, che da quando è stata introdotta ha prodotto solo rendering immaginifici e contenziosi legali, per passare ad una iniziativa comunale che garantisca la regia pubblica per l’intero ciclo di investimento e soprattutto la ricaduta sulla città e sul quartiere degli investimenti stessi. La via proposta è analoga a quella che l’amministrazione comunale adottò nel 2015 per il post Expo, rinunciando all’alienazione inizialmente prevista dell’area Expo per affidarne gestione sviluppo alla società pubblica Arexpo.
Si tratta di costituire una Spa di proprietà comunale cui conferire terreni e stadio, vincolando la destinazione degli oneri di urbanizzazione e utili sull’investimento alla rigenerazione del quartiere di edilizia popolare San Siro. Il partenariato privato verrebbe coinvolto mediante la cessione con bando pubblico del 49 per cento delle quote e della gestione della società, come previsto dalla legge vigente, mediante la formula dell’aumento di capitale : in questo modo si verrebbe a disporre in tempi rapidi di un veicolo societario con una liquidità più che sufficiente per procedere con i tempi necessari alla ristrutturazione o nuova costruzione dello stadio senza necessità di contestuale edificazione delle volumetrie previste dal Pgt, consentendo al contempo ai privati di ridurre notevolmente l’impegno finanziario e la stessa entità dell’investimento ed al contempo alle squadre di ridefinire le esigenze alla luce del nuovo assetto post covid ( e post supercaos superlega),il tutto in tempi compatibili con quelli della necessaria ristrutturazione del business calcistico .
L’amministrazione comunale potrebbe in questo modo disporre di uno strumento di sviluppo territoriale e rigenerazione urbana in grado di gestire con la necessaria flessibilità un intervento che riguarda, per la sola parte stadio e intorno, un’area di quasi un milione di mq, in grado anche di gestire interventi su terreni ed edifici di edilizia popolare che necessitano di ingenti investimenti per una loro radicale ristrutturazione.
Porteremo all’attenzione del Consiglio questa nostra proposta, ha concluso D’Alfonso, nella consapevolezza che Milano non si può limitare mai a sancire quel che non si può fare, ma sa trovare sempre la via perché da una crisi, da un problema, da un progetto arenato, ne scaturisca un altro migliore, più adatto al tempo nel quale vive e sempre in sintonia con il comune sentire della cittadinanza.
De Chirico (FI): "Inutile fare melina cercando scuse per non decidere"
"Inutile cercare l'ennesima scusa per non decidere sul nuovo stadio. La giunta ha in mano, da febbraio, tutte le carte che aveva richiesto alle squadre meneghine per approfondire il progetto e la solidità economica, anche se le migliori garanzie restano le fideiussioni bancarie. Entro maggio il Comune deve esprimersi su ciò che ha in mano". Così in una nota Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia, che spiega: "Mai come oggi, dopo la guerriglia di 10 giorni fa, il tema della rigenerazione del quartiere è di stretta attualità. Oltre agli oneri di urbanizzazione che potrebbero essere usati per riqualificare il circondario, il mastodontico investimento parallelo al nuovo impianto sportivo darebbe un contesto differente in cui chi vive ai margini potrebbe cercare una seconda chance. Da febbraio abbiamo richiesto un aggiornamento delle commissioni che si occupano del dossier 'Nuovo stadio'. La scelta di non esprimersi sul nuovo stadio e sull'investimento privato dà la cifra di quanto alla giunta stiano a cuore le sorti di un quartiere così difficile. D'Alfonso dice che il progetto si è arenato per colpa delle squadre che pensano alla 'Superlega europea'. La verità è che Sala ha deciso di non decidere perché il tema dello stadio rischia di far esplodere ancor prima della campagna elettorale la sua coalizione così eterogenea".