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Milano

Tangenti sanita': imprenditore non risponde al gip

 Ha scelto di avvalersi della facolta' di non rispondere Tommaso Brenicci, l'imprenditore finito in carcere con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su presunte Tangenti nella sanita' milanese. Lo ha riferito il suo legale, l'avvocato Paolo Tosoni al termine dell'interrogatorio di garanzia in carcere davanti al gip Teresa De Pascale. "E' un'indagine molto complessa - afferma l'avvocato Tosoni - probabilmente si poteva procedere con una misura meno afflittiva, come quella dei domiciliari concessa agli altri indagati". Il legale ha aggiunto che Brenicci "chiarira' tutto", probabilmente facendosi interrogare dai pm piu' avanti. 

Tangenti sanita': carte inchiesta, il ruolo dei figli degli indagati

I figli di due dei medici arrestati e il figlio dell'ex magistrato indagato. Il gip Teresa De Cristofaro sottolinea anche i loro ruoli nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 primari, un direttore sanitario e un imprenditore (l'unico in carcere, gli altri sono ai domiciliari) nell'ambito dell'inchiesta su presunte tangenti pagate nel mondo della sanita' milanese. Al dirigente sanitario Paola Navone viene contestato di avere ricevuto da Brennici, per averlo favorito nella sua attivita' imprenditoriale, anche "la promessa di assumere presso una delle sua societa', la propria figlia, appena laureata in giurisprudenza". "Si e' laureata la mia bambina l'altro ieri", dice lei in una conversazione intercettatta del 29 novembre 2016, e lui: "Amore, se tu la mandi da me con piacere le parlo, Paolina, davvero con molto piacere".

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Il business per il figlio del primario del Pini

Dalle indagini inoltre "e' emerso che anche il figlio del primario del Pini - Cto, Carmine Cucciniello, anche lui ai domiciliari, ha percepito da societa' riconducibili proprio a Brennici redditi da lavoro dipendente e assimilati per un ammontare pari a 70.449,05 euro".

Infine, nelle carte si parla anche del figlio del magistrato in pensione ed ex sottosegretario alla Regione Gustavo Alberto Cioppa, indagato per abuso d'ufficio e favoreggiamento perche' si sarebbe fatto "portavoce" degli interessi dei medici coinvolti in Regione per l'approvazione del progetto 'Domino' che avrebbe avuto ricadute economiche favorevoli ai 'camici bianchi'. "Cioppa vanta un forte legame, benche' indiretto, con il Pini - osserva il gip - dal momento che suo figlio, avvocato, ha ricevuto negli anni dal 2012 al 2014 l'affidamento di alcune consulenze tecniche di parte e assistenze legali in contenziosi coinvolgenti la struttura ospedaliera pari a oltre 101mila euro, oltre a un incarico nel 2017, per il quale sono stati preventivati compensi del valore di circa 3600 euro. Dall'esame dei dati acquisiti presso il Pini - Cto relativamente agli anni dal 2012 al 2017, si ricava l'avvenuto conferimento di soli tre incarichi legali, di cui due deliberati nel 2013 e uno nel 2017. Si evidenzia - conclude il gip - che l'importo globale di tali incarichi non risulta compatibile, per difetto, con l'ammontare complessivo degli emolumenti dichiarati fiscalmente nel 2013 e nel 2014 dall'avvocato Cioppa e dalla persona giuridica a lui riconducibile, pari a 101.764,78 euro". Ne' i figli dei medici ne' quello dell'ex magistrato sono indagati.

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