Milano
Tesoro di Como: la metà della cifra spetta a chi lo ha scoperto
Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso della Società Archeologica Comense, che nel 2018 trovò mille monete d'oro romane del valore di 4 milioni di euro
Tesoro di Como: la metà della cifra spetta a chi lo ha scoperto
Un 'premio di rinvenimento' fino alla metà del valore dei reperti archeologici ritrovati: è quanto il Consiglio di Stato ha riconosciuto alla Società Archeologica Comense che, nel 2018, durante alcuni scavi porto' alla luce il 'Tesoro di Como', circa mille monete d'oro romane custodite in una brocca in pietra ollare e risalenti all'epoca compresa tra il IV e il V secolo d.C. La scoperta fu fatta nell'ambito di lavori di ristrutturazione nell'area dell'ex teatro Cressoni per ricavare immobili di destinazione residenziale.
Con una sentenza depositata martedì, riferisce Agi, la sesta sezione di Palazzo Spada ha accolto il ricorso della società proprietaria dell'immobile, ribaltando il verdetto emesso in primo grado dal Tar della Lombardia nel 2022. In particolare, la Sovrintendenza aveva fissato il premio di rinvenimento in quasi 370mila euro, importo corrispondente al 9,25% del valore di stima e su tale somma era stata applicata una ritenuta alla fonte pari al 25% del valore del premio (circa 92mila euro).
Tesoro di Como: a proprietà e scopritori spetta il 50%
I giudici amministrativi di secondo grado, accogliendo il ricorso della societa' - che chiedeva di essere riconosciuta quale "scopritore", con il conseguente diritto a un premio pari fino alla meta' del valore e non fino a un quarto - hanno evidenziato nella loro sentenza che, nel caso in esame, "attività private in area di interesse archeologico son state oggetto della prescrizione di predisporre il controllo di un operatore archeologico".
Quindi "riconosciuto che le attività di scavo erano svolte direttamente dalla proprietaria, seppur attraverso la materiale esecuzione da parte di soggetti e macchinari incaricati - si legge nella sentenza - il conseguente ritrovamento non puo' che imputarsi direttamente alla stessa societa', titolare del bene e delle attività in essere". Il ricorso è stato accolto anche nel punto relativo alla ritenuta alla fonte, dichiarata "inapplicabile" dai giudici di Palazzo Spada.
Come riporta sul suo sito la stessa Società, le strutture, dove è stato rinvenuto il tesoro di Como, sorgevano sopra i resti di due complessi di edifici di età romana. L’area era prossima al Foro della città, e probabilmente erano grossi edifici adibiti ad uso pubblico. Le monete erano prevalentemente solidi degli imperatori di Occidente Onorio e Arcadio, quelle più recenti (472-473 d.C., data probabile di occultamento del tesoro) risalgono all'Impero di Anicio Olibrio e Leone I.