Milano

Traffico illecito rifiuti, sequestrata cava e due arresti nel Milanese

Tra le ipotesi accusatorie viene contestata anche l'aggravante dell'agevolazione di attivita' di stampo mafioso

Traffico illecito rifiuti, sequestrata cava e due arresti nel Milanese

I Carabinieri della Forestale di Milano e Lodi, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, hanno dato oggi esecuzione a una ordinanza di arresti domiciliari emessa dal Gip nei confronti di due cittadini italiani residenti in Provincia di Milano. L'accusa, informa una nota, e' di traffico illecito di rifiuti; contestata anche l'aggravante dell'agevolazione di attivita' di stampo mafioso. E' stato disposto il sequestro del 100% delle quote di due societa' riconducibili agli arrestati.

In particolare per una delle societa' e' stato disposto il sequestro dell'intero compendio aziendale costituito da una cava e da un impianto di trattamento di rifiuti nella zona sud-ovest di Milano. Sono state sequestrate somme per complessivi 354mila euro. Altri tre soggetti italiani sono indagati a piede libero. 

L'indagine, riferita principalmente al settore dei rifiuti derivanti da demolizioni e scavi, scaturisce da approfondimenti eseguiti sull'operato della societa' EcolService Srl gia' coinvolta nella precedente indagine "Mensa dei Poveri". Il lavoro degli investigatori, che si e' avvalso anche di intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, ha fatto emergere come le societa' coinvolte, per abbattere i costi di smaltimento, utilizzassero un consolidato metodo illecito di gestione delle macerie derivanti da demolizione, rifiuti potenzialmente pericolosi (in virtu' della eterogeneita' del contenuto) che richiedono, prima di essere trattati, l'effettuazione di analisi che ne escludano appunto la "pericolosita'" . Tale obbligo veniva invece costantemente "bypassato" tramite una falsa classificazione dei rifiuti con codici riferiti a materiali inerti non pericolosi, con notevoli risparmi in termini economici e di smaltimento. Ulteriori artifici documentali erano poi utilizzati per "mascherare" l'illecita gestione e "far quadrare i conti" nei vari adempimenti documentali imposti dalla normativi sui rifiuti. Il traffico illecito individuato era reso possibile unicamente grazie alla connivenza di un sito di cava con annesso impianto di trattamento rifiuti, il quale riceveva tali rifiuti consapevole della loro falsa classificazione facendosi pagare di volta in volta un sovrapprezzo riferito al maggiore o minore grado di "eterogeneita'" del contenuto dei carichi in ingresso, provenienti soprattutto da cantieri di Milano. 

Il monitoraggio con videoriprese del sito di cava ha permesso poi di accertare come le condotte illecite dell'impianto fossero generalizzate, costanti e rivolte sia ad una pluralita' di conferitori "abusivi" in quanto privi della dovuta iscrizione all'Albo dei gestori ambientali sia addirittura ad imprese colpite da interdittiva antimafia per le quali non vi era preclusione alcuna ai conferimenti. Viene altresi' contestata l'illecita gestione di terre e rocce provenienti da cantiere poiche' effettuata in difformita' da quanto previsto dalle autorizzazioni in possesso della cava. Dalle intercettazioni e' emerso infine come uno dei principali conferitori di rifiuti edili, terre e macerie al sito in sequestro fosse il titolare di alcune ditte riconducibili a personalita' di spicco dell'organizzazione criminale definita "locale di Corsico Buccinasco" ed intrattenesse rapporti diretti con i responsabili dell'impianto per definire di volta in volta le modalita' illecite di conferimento. Attraverso la fondamentale connivenza dell'impianto di destino si sarebbero determinati, secondo gli inquirenti, indebiti vantaggi per le societa' riconducibili alla criminalita' organizzata in termini di costi di gestione dei rifiuti, che permettevano alle ditte riconducibili al sodalizio di stare sul mercato a prezzi piu' vantaggiosi dei concorrenti.







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