Minimal To: identità, qualità, essenzialità. FOTO
Alla Kazakhstan Fashion Week anche Minimal To, brand italiano fondato da tre giovani fashion designer diplomati alla scuola di moda di Ied Milano
Dall’11 al 13 aprile, nella capitale kazaka, si è tenuta la Kazakhstan Fashion Week, il tema scelto per la sesta edizione della KFW è stato “feel free”.
Sulla passerella si sono alternate collezioni di stilisti locali, insieme a quelle di case di moda internazionali, tra queste era presente Minimal To, brand italiano fondato nel 2011 da Elisa Mazza, Danila Olivieri e Stefano Sberze, giovani Fashion Designer, diplomati presso la Scuola di Moda di IED Milano.
Da IED alla Kazakhstan Fashion Week, raccontaci il tuo percorso. Com’è nato il brand Minimal To? A rispondere Elisa Mazza, Danila Olivieri e Stefano Sberze.
Ci diplomiamo assieme nel 2008 presso lo IED Moda Lab di Milano. Successivamente Elisa ritorna a Torino, dove decide di porre le basi del nostro marchio, Danila si trasferisce a Londra e collabora con alcuni brand inglesi; tornata in Italia, lavora come costumista nell'ambito di produzioni cinematografiche. Stefano, dopo aver partecipato all'edizione 2008 del concorso My Own Show, lavora presso alcuni uffici stile di affermate case di moda italiane. Dopo questi percorsi di formazione paralleli, ci siamo ritrovati a Torino tutti con l'intento di voler iniziare il nostro personale percorso chiamato Minimal To.
“Minimal To design conveys the desire for greater relationship between clothing and the person who wears it”, un concetto veramente molto interessante. Il Fashion System come interviene sulle relazioni interpersonali e con la percezione di sè?
Crediamo molto nel lavoro sull'identità, la qualità e l'essenzialità. Sono le nostre linee guida per costruire all'interno di una contemporaneità usa e getta, un prodotto che non si esaurisca nel giro di una stagione ma, che rispecchi un modo di essere di chi indossa i nostri capi e non di una tendenza. Allontanarsi dal mercato di massa spesso richiede un tempo più lungo di gestazione, ma noi crediamo fortemente che alla lunga questa propensione paghi.
Che consigli dareste ai giovani fashion designer che sognano un futuro nel mondo della Moda?
Ciò che ci sentiamo di consigliare a chi studia o sogna di intraprendere questo percorso è di non perdere mai il lato creativo, nonostante le limitazioni del mercato. Ma allo stesso tempo, tenere d'occhio la fattibilità delle proprie idee. La creatività ha bisogno di confrontarsi con le esigenze, i limiti, e molti altri aspetti esterni e aziendali, soprattutto per chi come noi ha deciso di mettersi in proprio. Chi decide di portare avanti questa professione autonomamente, diventa una sorta di imprenditore di se stesso. Crescere un'azienda rende indispensabile la conoscenza di molti altri ambiti sia tecnici che gestionali, e nel nostro caso, l'esperienza sul campo ci fa da maestra.