Milano

Coronavirus treni, Gibelli: "Ripresa lenta e distanziamento, o sarà collasso"

di Fabio Massa

FNM alle prese con la delicata fase 2 dei trasporti tra assembramenti da evitare e servizi da garantire. Gibelli: "Servirà grande senso della responsabilità"

Treni: ripresa lenta o collasso. Gibelli: "Tecnologie per distanziamento"

Ormai manca una settimana all'inizio della "nuova normalità". E uno dei punti più critici saranno i mezzi pubblici: treni, tram, metropolitane, autobus. Andrea Gibelli, presidente di FNM e di Asstra, l'associazione che raggruppa la maggior parte delle aziende di trasporto pubblico in Italia, traccia uno scenario complicato: "La sfida è di riuscire a spalmare gli utenti dai momenti di picco a quelli di minor concentrazione. Solo così potremo reggere all'urto. Ma la soluzione non può essere l'automobile: le nostre città non reggerebbero". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Presidente Gibelli, mancano 7 giorni.
Pochissimo tempo. Anche se come Asstra abbiamo elaborato per tempo due documenti di scenario e abbiamo incontrato la task force di Colao. Prima di tutto ci siamo concentrati per capire a monte del sistema di trasporto come si sarebbe organizzato il sistema della produzione. Pensiamo allo smartworking: in passato si pensava fosse più che altro uno strumento di welfare, propedeutico a far lavorare chi non poteva recarsi al lavoro. Oggi invece è un elemento strutturale: molto del terziario e del terziario avanzato è al 100 per cento in smartworking e non perde produttività.

Poi c'è il tema delle concentrazioni.
Esatto. La giornata tipo pre Covid ha due momenti: momento di picco la mattina e momento di picco la sera. In mezzo ci sono le fasi che chiamiamo di "morbida". Oggi può essere utile cercare di spostare attraverso lo smart e la flessibilità i momenti di picco. Di renderli più lunghi, e meno acuti. Con un modello scolastico che tenga lezioni in remoto si può togliere dal 25 al 50 per cento delle persone dai momenti di picco. Lasciandole a casa, o portandole su momenti di morbida. Questo ottiene la rarefazione della gente sui mezzi e il distanziamento sociale che si ricerca.

Che cosa state facendo come aziende di trasporto?
Prima di tutto sollecitiamo affinché cambino i tempi della città. E' una precondizione. Se si cambiano i tempi, noi riusciamo a fare il salto riorganizzativo insieme a loro.

E sul vostro versante?
Che cosa possiamo fare noi? E' chiaro che il servizio ha delle caratteristiche particolari: i treni, gli autobus e le metro, non possono cambiare il loro layout. Dunque dobbiamo lavorare all'esterno, prima di tutto: raccoglieremo e daremo indicazioni per garantire flussi ordinati e comportamenti più ordinati in maniera da evitare il più possibile il contatto tra le persone. A terra con percorse guidati e poi a bordo con segnaletiche di tipo comportamentale. Riterrei giusto l'uso della mascherina sempre sul mezzo pubblico. Sanificheremo costantemente.

C'è il rischio di un collasso?
Se il post lockdown parte lentamente, aprendo a una parte di passeggeri, e come ho detto privilegiando lo smart working, anche perrché le regole nazionali lo impongono, il sistema trasportistico reggerà. Sarà dura, però, perché su un treno da 900 posti potremo portare 300 persone. Ma vorrei dirlo fin da subito: la soluzione non è l'automobile.

Perché?
Facciamo i calcoli: in Italia muoviamo 16 milioni di passeggeri. Se il giorno 4 maggio tutti dovessero prendere l'automobile avremmo l'effetto primo agosto autostrade verso il mare: tutti in colonna e nessuno arriva dove deve arrivare. Deve essere un lockdown con poca gente. Non c'è alternativa. Solo uno sprovveduto può pensare che incentivando l'auto privata e meno il mezzo pubblico ci si possa muovere più agevolmente. Ripeto: bisogna uscire dal blocco lentamente. La nostra capacità è già satura in tempi ordinari, figurarsi adesso. E quelli che dicono di mettere più treni non capiscono che non ce li abbiamo. Per costruire un treno ci vuole un anno e mezzo.

Da un punto di vista economico come state?
Il sistema perde più di 600 milioni in questa fase, l'ho detto alla ministro De Micheli. Quindi bisogna sostenere le società con un fondo straordinario. Dopodichè è chiaro che minori biglietti vuol dire minori introiti. E dunque va anche ripensato il contratto di servizio affinchè le società possano stare in equilibrio.

Lei è il presidente di FNM. Come vi state organizzando con ATM?
Il Dg di Atm Arrigo Giana è presidente di Agens. Penso di poter dire che esprimo preoccupazioni condivise. Tra noi c'è un grande scambio di informazioni per avere una linea comune. Del resto siamo complementari.

Atm pensa ai tornelli per limitare l'accesso alle metro. Trenord come farà?
Noi non abbiamo tornelli, fuori milano. E dunque dovremo avvalerci di proposte di natura tecnologica, tecnologie di intelligenze predittiva, che conta, che misura gli spazi, che misura la temperatura. Sarà il governo che ci deve dire se possiamo usarle, visto che hanno a che fare con la privacy. Sono tecnologie destinate al distanziamento acustico. Ad esempio c'è un radar che usa la localizzazione del wifi e quando vede troppa vicinanza emette segnali acustici, e un operatore invita al distanziamento. Ma per quanta tecnologia mettiamo, il buon senso rimane la miglior soluzione. Dobbiamo pensare a una nuova vita armandoci di un grande senso di responsabilità.

fabio.massa@affaritaliani.it







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