Milano
Troppi medici non vaccinati, Pregliasco: “Bertolaso ha ragione, l’influenza è rischiosa”
Il noto virologo e direttore del Galeazzi conferma ad Affaritaliani.it la statistica preoccupante dei pochi medici non vaccinati. “Bertolaso ha ragione: bisogna vaccinarsi e insistere. Farò il testimonial gratis”.
Troppi medici non vaccinati, Pregliasco: “Bertolaso ha ragione, l’influenza è rischiosa”. L'intervista
“La più vergognosa delle statistiche sulle vaccinazioni antinfluenzali è proprio quella del comparto sanitario. La copertura è più bassa rispetto a tutte le altre categorie di questo Paese”. Stamattina Guido Bertolaso, Assessore al Welfare di Regione Lombardia, ha lanciato un attacco frontale agli operatori sanitari che non hanno ancora fatto il vaccino anti-influenzale. Un monito prontamente raccolto dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo Direttore Sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio. “Confermo le statistiche che sono preoccupanti: l’influenza può essere mortale negli anziani. I medici hanno un doppio dovere: vaccinarsi e informare”. L’intervista.
Professor Pregliasco, è vero quanto afferma Bertolaso sulla scarsa copertura per il vaccino anti-influenza da parte degli operatori sanitari?
Confermo le statiche. Ci sono variazioni da ospedale a ospedale, ma la tendenza generale è quella di una non percezione da parte dei sanitari del pericolo. A guardare i dati, effettivamente i numeri colpiscono. Nell’ultima campagna in Lombardia l’anno scorso la copertura degli operatori sanitari si è fermata al 23%, quasi la metà del 51% degli over65 – che è comunque un dato in calo sull’anno precedente.
Quanto devono preoccuparci queste statistiche sui medici che non si vaccinano?
Abbastanza. È chiaro che un giovane rischia poco, ma un medico deve tenere in considerazione il duplice dovere morale a cui assolve vaccinandosi. Nei propri confronti, in quanto è naturalmente maggiormente portato a contagiarsi; e in seconda battuta, quando un medico si ammala non può assistere al meglio ai propri pazienti. Lavorando in ospedale, un medico corre maggiormente il rischio di ammalarsi e di infettare i pazienti.
Quanto è pericolosa questa sindrome influenzale?
Sembra che molti operatori sanitari non si siano resi conto della pericolosità del morbo influenzale. Forse perché spesso asintomatico, forse per un po’ d’insofferenza dopo le restrizioni e gli obblighi del periodo pandemico. Ma è bene ricordare che questa sindrome influenza può essere mortale negli anziani e nelle persone più fragili.
Quanto nello specifico?
L’anno scorso, solamente in Lombardia, ci sono stati circa 200 casi di pazienti finiti in rianimazione per le complicanze dell’influenza, e oltre 50 decessi. Al di là dei casi più gravi, ogni cittadino dovrebbe tenere del costo sociale ed economico dell’influenza: ci sono i costi indiretti di aspirina e paracetamolo, mentr il vaccino anti-influenza è completamente gratuito per gli over60 e le persone fragili.
Per quale motivo, secondo lei, i medici non si stanno vaccinando?
È un fatto storico. Solamente negli anni della pandemia la vaccinazione anti-influenzale aveva conosciuto un aumento, probabilmente dettato dalla paura. Tra gli ultra 65enni avevamo raggiunto una soglia del 65% dei vaccini nel primo anno post-Covid, prontamente sceso al 53% l’anno successivo, un dato in linea con la tendenza storica al ribasso.
Come si può invertire questa tendenza?
Serve un’informazione più insistente. Lo scorso anno ho redatto un articolo che aveva alla base l’esperienza diretta della comunicazione sul vaccino anti-influenzale in due ospedali. Nel primo caso ci si limitava alla semplice circolare ospedaliera. Nel secondo ospedale, invece, ho sguinzagliato i miei specializzandi che sono andati in reparto a consigliare il vaccino ai pazienti. Abbiamo avuto il riscontro empirico che una comunicazione più insistente e diretta raggiunge l’obiettivo di una maggiore vaccinazione.
Insomma, concorda con Bertolaso che invitava a fare campagne informative e che bisogna ricorrere ai testimonial. Lei lo farebbe, magari anche gratis?
Certamente. Per cominciare, mi sottoporrò presto tra i primi al vaccino anti-influenzale, così come sono stato tra i primi a vaccinarsi contro il Covid - ricordo ancora la data: era il 21 dicembre 2020. E poi, perché no, mi presterò volentieri e gratuitamente a fare da testimoniale per le campagne di sensibilizzazione alla vaccinazione. È davvero importante.