Milano
Truffa a Regione Lombardia: sequestrati 34 milioni di euro a Gruppo San Donato
L'ipotesi è di presunte irregolarità nell'acquisto di protesi a un prezzo maggiorato rispetto a quello base su cui poi il gruppo otteneva dei rimborsi
Truffa: sequestrati 34 milioni di euro a Gruppo San Donato
Un sequestro preventivo da 34 milioni di euro a carico della societa' che gestisce gli ospedali del gruppo San Donato. E' quanto e' stato eseguito dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano su decreto del pm Paolo Storari. Il reato contestato e' di truffa, in questo casi ai danni della Regione Lombardia. L'ipotesi investigativa e' che il gruppo acquistasse protesi per un prezzo maggiorato rispetto a quello di base, facendosi rimborsare senza comunicare le note di credito.
Il provvedimento che ha come oggetto il rimborso delle endoprotesi, ricalca lo schema in un'indagine precedente sull'acquisto di farmaci in cui si contesta una truffa ai danni della Regione Lombardia "posta in essere omettendo di comunicare alla Regione, in sede di istanze di rimborso dei farmaci in File F, il costo effettivo dei farmaci, al netto delle note di credito ricevute dalla aziende farmaceutiche fornitrici". In altri termini, "l'impresa farmaceutica vende agli ospedali facenti parte del Gruppo San Donato farmaci ad un certo prezzo, che poi questo provvede a farsi rimborsare dalla Regione". Successivamente la stessa impresa farmaceutica emette a favore del gruppo farmaceutico "una nota di credito per effetto della quale il prezzo del farmaco precedentemente venduto viene notevolmente abbassato; nonostante ciò il gruppo San Donato non comunica tale 'sconto' alla Regione che si trova a pagare un rimborsare un corrispettivo notevolmente superiore a quello effettivamente pagato dal gruppo ospedaliero, con conseguente integrazione di una vera e propria truffa ai danni della Regione Lombardia", secondo la tesi accusatoria. "Artefice primo del meccanismo fraudolento è risultato Massimo Stefanato" ex responsabile Acquisti del gruppo, indagato per truffa. Indagate anche otto strutture ospedaliere del gruppo (San Raffaele, policlinico San Donato, Galeazzi, istituti ospedalieri Bresciani, istituti ospedalieri Bergamaschi, istituti clinici Zucchi, istituto clinico Villa Aprica e istituti clinici di Pavia e Vigevano). Secondo il pm Paolo Storari, che ha disposto il sequestro, Stefanato - già coinvolto nella precedente inchiesta - avrebbe procurato al gruppo ospedaliero "un ingiusto vantaggio patrimoniale pari a 34.751.718 euro con correlativo danno per la Regione Lombardia".
Truffa: intercettati, "S.Raffaele fa cresta su valvole aortiche"
"Il nostro professor Colombo ha detto che l'Ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche per via delle note di credito. Non si spiega perche' tale importo non venga girato alla Regione". E' quello che si fa scappare uno degli intercettati, Mario Cavallazzi (gia' indagato nell'inchiesta sulla truffa dei farmaci, ma non in questa e responsabile farmaceutico del gruppo) in una conversazione del settembre 2017. L'indagine e' quella che ha portato ad un sequestro di 34,7 milioni di euro a carico di 8 istituti del gruppo, di proprieta' della famiglia Rotelli (tra cui il San Raffaele, il Galeazzi, gli Istituti ospedalieri Bergamaschi e gli istituti Clinici Zucchi), e del principale indagato: l'ex responsabile dell'ufficio acquisti Massimo Stefanato.
L'inchiesta nasce da una costola di quella sui farmaci. Le circostanze presentano lo stesso meccanismo: rimborsi dalla Regione per valvole e in generale protesi a prezzi maggiorati e "omettendo di presentare le note di credito". Di fatto il meccanismo prevedeva che l'impresa vendesse agli ospedali facenti parte del Gruppo San Donato i prodotti ad un certo prezzo, che poi questo si faceva rimborsare dalla Regione. Successivamente la stessa impresa biomedica emetteva a favore del gruppo ospedaliero una nota di credito con un prezzo per i prodotti che veniva notevolmente abbassato; ma nonostante questo non comunicava lo "sconto" alla Regione che si trovava cosi' a rimborsare un corrispettivo notevolmente superiore a quello effettivamente pagato dal gruppo. "Con danno per la Regione e correlativo vantaggio per le strutture ospedaliere", scrive il pm Paolo Storari, nel decreto preventivo d'urgenza che ha determinato il sequestro, eseguito dalla guardia di finanza.
Truffa: Gruppo San Donato, nessun vantaggio, tutto in regola
"La notizia diffusa e' incomprensibile. Nessun vantaggio per il Gruppo San Donato che ha sempre operato nel rispetto della legge e in pieno ossequio alle indicazioni dell'autorita' predisposta alla regolamentazione e programmazione". Lo scrive in una nota il Gruppo ospedaliero in relazione al sequestro preventivo da 34 milioni di euro a carico della societa' che gestisce gli ospedali del gruppo San Donato eseguito dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano.
L'ipotesi investigativa e' che il gruppo acquistasse protesi per un prezzo maggiorato rispetto a quello di base, facendosi rimborsare senza comunicare le note di credito. "Nessun parallelismo puo' esistere con altra vicenda della quale troviamo traccia nelle agenzie di stampa - prosegue la nota -. Si tratta di fattispecie palesemente differenti e per quest'ultima emerge esclusivamente un profilo di natura amministrativa per il quale pende gia' un ricorso proposto da GSD davanti al Tar Lombardia. Nell'insieme si tratta di vicende risalenti nel tempo e riguardanti soggetti da tempo estranei al Gruppo San Donato. In ogni caso il Gruppo San Donato si battera' in ogni opportuna sede per l'accertamento della verita' di cui non ha timore.
L'ex dg regionale Cajazzo si accorse dei rimborsi esagerati
Protesi d'anca, protesi del ginocchio, stent e defibrillatori cardiaci (noti come pace maker): erano queste le protesi che il Gruppo San Donato - stando a quanto si legge nel decreto di sequestro preventivo a carico degli ospedali per 34,7 milioni di euro - faceva pagare di piu' alla Regione per poi ottenere uno sconto dalle aziende biomediche da cui le comprava, senza comunicarlo alla Regioni. Da quanto emerge, era stata la Regione stessa ad accorgersi dei rimborsi esagerati, dopo la prima indagine della Gdf e della Procura sui farmaci. A parlarne, in un verbale risalente al 27 novembre scorso e' l'ex direttore generale del Welfare, Luigi Cajazzo: un dirigente - dice "mi segnalo' l'esigenza di approfondire il sistema di rimborsi delle endoprotesi per evitare che si replicassero i problemi di scontistica non dichiarata gia' registrata in materia".
Fu cosi' che la Regione (i fatti risalgono al periodo 2013-2017) decise a febbraio 2019 di emettere una delibera con cui si chiedeva "la rendicontazione delle endoprotesi, e la revisione dei costi medi per ogni singolo dispositivo con la comunicazione anche della scontistica al fine di rilevarne il costo effettivo". Una disposizione che aveva effetto per l'anno 2019 e dunque non retroattivamente. La delibera "prevedeva che, anche per il futuro la previsione di revisione periodica del costo medio delle endoprotesi con la specificazione che nel caso in cui il costo comunicato fosse stato inferiore alla tariffa massima rimborsabile, sarebbe stato corrisposto l'effettivo costo inferiore". "Una volta verificato che per il 2019 le tariffe registrate erano piu' basse rispetto a quelle degli anni precedenti, vista che la mancata comunicazione della scontistica 'falsava' la rilevazione del costo medio", prosegue Cajazzo "sono state chieste le autocertificazioni alle strutture ospedaliere al fine successivo di recuperare le somme eventualmente erogate in eccesso".