Milano

Truffa del doppio click, sequestrati beni per 72 mln a imprenditore cremonese

Sequestrati in Europa 72 milioni a Marco Melega, imprenditore dell'e-commerce

Truffa del doppio click, sequestrati beni per 72 mln a imprenditore cremonese

Tra i beni sequestrati all'imprenditore Marco Melega e ad altri 14 indagati nell'operazione 'Doppio Click' della Guardia di Finanza di Cremona ci sono anche un motoscafo Riva dal valore di alcune centinaia di migliaia di euro e una Lamborghini. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno fatto emergere beni anche in altri Paesi dell'Unione Europea. Oggetto di sequestro 85 immobili, 42 terreni, 28 beni mobili 750 rapporti finanziari di varia natura (conti correnti, fondi pensione, conti deposito, obbligazioni, libretti di risparmio). 

Tra i prestanome utilizzati da Marco Melega, l'imprenditore cremonese a capo del gruppo di indagati a cui sono stati sequestrati 72 milioni di euro, come amministratori delle societa' create per raccogliere ordinazioni sul web di merce che non sarebbe mai arrivata, vi erano una pensionata e una persona che era in cura da uno psichiatra; circostanza quest'ultima, di cui alcuni degli indagati erano a conoscenza. La donna acquisi' due di queste societa' per un valore nominale di 10mia euro diventandone amministratrice unica. "Non ho mai percepito compensi per queste attivita' - ha spiegato nella sua testimonianza riportata nel decreto di sequestro -, Non ho alcun trascorso manageriale essendomi occupata di una piccola lavanderia". "Chiaro" come la donna, "pensionata e nullatenente risulti una testa di legno di altri soggetti", annotano gli inquirenti. C'e' poi un altro prestanome che ha raccontato di aver avuto la promessa di 400 euro al mese per gestire una societa'. Nel periodo in cui era stato amministratore, pero', "ho esclusivamente lavorato cinque giorni nei quali ho consegnato materialmente i pacchi di volantini alle ditte degli indiani che facevano il porta a porta", ha detto. L'uomo ritiene che Melega e i suoi collaboratori abbiano "approfittato della mia condizione mentale in quanto in quel periodo ero sotto cura da uno psichiatra per dei problemi dei quali erano ampiamente a conoscenza"

 

La replica di Melega

Mai rapporti con la maggior parte delle società coinvolte nell'operazione della Gdf 'doppio click'. Lo precisa, "in relazione alle notizie apparse oggi su tutte le testate giornalistiche, con riferimento all'esecuzione di un sequestro preventivo per 72.000.000 di euro", l'imprenditore Marco Melega, spiegando che "il procedimento cui si fa riferimento attiene esclusivamente a presunti reati tributari contestati a numerose società con le quali lo stesso non ha avuto alcun rapporto e non ha nessuna attinenza invece con la cosiddetta 'operazione doppio click' come erroneamente riportato da numerosi articoli". "Riservando ogni difesa nel merito alle opportune sedi e pur rispettando il lavoro della magistratura - si legge nella nota - non può però non essere evidenziato come il sequestro in fase di esecuzione abbia colpito quasi interamente beni non di proprietà di Marco Melega né direttamente né per interposta persona, la maggior parte dei quali nemmeno nella sua disponibilità".

''Sconcerta il fatto che Marco Melega sia a conoscenza del sequestro di alcuni (pochi) beni e stia invece apprendendo solo dagli articoli di stampa che altri numerosi beni, non propri ma a lui attribuiti, siano sottoposti a sequestro anche in queste ore. E preoccupa ancor più vedere oggi on-line le fotografie scattate dagli inquirenti durante le operazioni di perquisizione e sequestro o i video dagli stessi effettuati per il mezzo di droni e atti a spettacolarizzare la 'missione' della Gdf ed, evidentemente, trasmessi poco dopo ai giornali nonostante il segreto istruttorio e le indagini in pieno corso, aspetto sul quale ci si riserva ogni azione'', sostengono gli avvocati Luca Angeleri e Ilenia Peotta, sottolineando che "l'operazione, la sua pubblicizzazione con cifre estremamente gonfiate e le fotografie e i video effettuati da Procura e Gdf e passati in tempo reale alla stampa paiono finalizzati a fare notizia e pubblicità più che ad accertare davvero la verità evitando sequestri spettacolari e a strascico e coinvolgendo anche e soprattutto beni e soggetti estranei alla vicenda".

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