Truffe: maxi operazione Nas per farmaci falsi, 13 arresti
Truffa e traffico illegale di farmaci: sgominata banda con legami con la 'ndrangheta e un giro di affari in Nord Africa e Oriente. Un carabiniere in manette
Truffe: maxi operazione Nas per farmaci falsi. Tra i 13 arrestati anche un carabiniere
C'e' anche un carabiniere dei Nas tra i destinatari di una delle 13 misure cautelari eseguite questa mattina dai Nas di Milano per l'indagine relativa ad un traffico illegale di farmaci. Il militare ha fatto parte proprio del Nucleo antisofisticazione fino al 2013, quando poi e' stato trasferito. Secondo il Pm David Monti, proprio perche' aveva lavorato in questo campo "non poteva non sapere con chi aveva a che fare", comportandosi come consigliere del farmacista titolare della Farmacia Caiazzo a Milano, punto di riferimento per il traffico. Avrebbe evitato ispezioni dei Nas, di cui faceva parte, per favorire la presunta associazione a delinquere che avrebbe messo a segno una maxi truffa dei medicinali illegali a Milano. Per questo, e' stato arrestato dai suoi ex colleghi Giulio Forte, "appartenente all'Arma, gia' in servizio al Reparto Nas di Milano", che, stando al capo d'imputazione, "fungeva da consulente del gruppo, assicurando copertura e apporto informativo per contromisure su eventuali azioni giudiziarie, occupandosi di verificare se vi fossero attivita' tecniche di intercettazione, dando indicazioni su come sistemare aspetti contabili e organizzativi in relazione all'illeceita' delle attivita' dando indicazioni anche su come ottenere, con elementi di falsita', autorizzazioni per il trattamento di sostanze stupefacenti". Su sua indicazione, alcuni degli indagati indicavano alle autorita' sanitarie preposte al rilascio della autorizzazioni di alcuni farmaci "che nulla era mutato nei locali del deposito farmaceutico di via Gaffurio, mentre era stata realizzata e posta in opera una grossa cella frigorifera, che avrebbe reso necessaria una nuova vista ispettiva dei Nas, prodromica al rinnovo dell'autorizzazione
Marchi contraffatti per la vendita in Iran, Iraq e Cina: i legami con la 'ndrangheta
Producevano farmaci illegali, utilizzando i rispettivi marchi contraffatti, per smerciarli in Iran, Iraq e Cina: i 13 componenti di un'organizzazione legata alla 'ndrangheta, che faceva capo a una farmacia milanese, sono stati arrestati stamattina dai Nas. Realizzavano un giro di affari di quasi 20 milioni. Il piu' famoso dei marchi utilizzati era il "Contramal", un oppioide noto come "droga del combattente", perche' era gia' l'oggetto di altre inchieste, in quanto usato dai militanti dell'Isis. L'indagine che ha portato agli arresti di oggi, coordinata dalla procura di Milano, con l'aggiunto Laura Pedio, riguarda reati che hanno a che fare in modo diretto con la 'Ndrangheta di San Luca e in particolare con la famiglia Calabro'.
Secondo i pm il titolare della Farmacia Caiazzo a Milano, che fungeva da fulcro del traffico, Giampaolo Giammassimo, ha rapporti di parentela con la famiglia. Il suo nome era gia' emerso in una inchiesta della direzione investigativa antimafia del capoluogo lombardo, che pero' era stata archiviata. Tutto lo stato maggiore della farmacia, il titolare, i direttori amministrativi e tecnici, e i consulenti sono stati raggiunti dalle 13 misure cautelari. L'indagine ha permesso di ricostruire che i trafficanti acquistavano illegalmente questi oppioidi ma anche farmaci oncologici e altri psichiatrici, destinati alla sanita' pubblica, per poi rivenderli a prezzi favorevoli sul mercato nero italiano ed estero: per questo e' stato contestato anche il reato di autoriciclaggio. Fra le conseguenze piu' gravi del traffico c'era, secondo il Pm David Monti, "la rarefazione del farmaco sul mercato nazionale legale", ovvero il fatto che i trafficanti e i loro intermediari, che erano anche cinesi ed egiziani, sottraevano al mercato grosse quantita' di farmaci dal normale commercio.
I soggetti sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Erario, truffa ad aziende farmaceutiche, autoriciclaggio, ricettazione di farmaci, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. I responsabili sono stati rintracciati nella provincia milanese, e in quelle di Monza Brianza, Roma, Napoli e Lucca. Oltre ai tredici provvedimenti cautelari, anche 11 perquisizioni locali nelle predette province e 37 ordini di esibizione di documentazione notificati a persone giuridiche legate a vario titolo all'organizzazione criminale individuata dai militari dell'Arma.
A capo dell'organizzazione criminale un uomo di origine calabrese, titolare di una farmacia-deposito farmaceutico nel centro di Milano. Gli accusati, tutti operatori del circuito ufficiale di distribuzione del farmaco, secondo gli investigatori acquistavano presso le aziende farmaceutiche grandi quantitativi di "farmaci molto costosi, a destinazione ospedaliera pubblica o privata", in particolare medicinali per cure oncologiche, virali, e per altre gravi patologie, ad un prezzo scontato "ex factory" (cioe' il costo di vendita del farmaco stabilito dall'AIFA prima dell'immissione in commercio del medicinale) e ne camuffavano la destinazione a strutture ospedaliere private italiane (avvalendosi e sfruttando un fittizio accreditamento presso l'AIOP, Associazione Italiana ospedalita' privata, che riunisce, appunto, le strutture di ricovero e di cura private). Inoltre avevano messo in piedi una rete di riciclaggio dei farmaci, la cui documentazione veniva in tutto o in parte falsificata per poi rivenderli nel mercato parallelo estero, in particolare in Nord Africa ed nel Sud-est Asiatico. Infine rivendevano i farmaci riciclati all'estero a prezzi molto maggiori di quelli d'acquisto esponendo a gravi pericoli per la salute gli utilizzatori perche' la vendita avveniva tramite una "filiera" non autorizzata e non controllabile.
Secondo la procura inoltre utilizzavano intermediari stranieri, che in molti casi erano addirittura estranei al settore sanitario, ma erano ad esempio impiegati in supermercati. Le indagini hanno dimostrato che intorno all'organizzazione c'era un grosso giro d'affari derivante sia dalla vendita dei farmaci stessi, sia dal rimborso del credito d'Iva maturato a danno dell'erario, ma soprattutto dalla truffa ai danni delle case farmaceutiche.