Milano

Uisp Lombardia: "Il Super Green Pass ostacola la pratica sportiva"

Lettera aperta di Uisp Lombardia: Il Super Green pass per over 12 impedisce di praticare sport al 12,4% dei nostri minori associati"

Uisp Lombardia: "Il Super Green Pass ostacola la pratica sportiva"

“L’obbligo di Super Green Pass per i maggiori di 12 anni impedisce di praticare sport al 12,4% dei nostri minori associati”. A lanciare l’allarme è la UISP – Unione Italiana Sport Per tutti lombarda, l’ente di promozione sportiva attivo dal 1948 che, al contempo, si rende promotore di un appello alle Istituzioni affinché lo sport di base possa essere garantito a tutti i ragazzi e le ragazze della regione, ricordando come  “l'attività fisica e lo sport devono essere assegnati senza discriminazioni di genere, età, disabilità o per qualsiasi altra ragione, per superare l'esclusione vissuta da gruppi vulnerabili o emarginati” – citando la Carta Internazionale per l'Educazione Fisica, l'Attività Fisica e lo Sport redatta da UNESCO nel 2015.

Gli effetti dell'introduzione del Super Green Pass

Il 10 gennaio 2022 il Governo ha introdotto l’obbligo di Super Green Pass per accedere alle strutture sportive, includendo nella platea degli interessati anche i minori con più di 12 anni. “Migliaia di ragazze e ragazzi che non possono liberamente scegliere in merito alla loro vaccinazione e che sono in questo momento impossibilitati a praticare sport insieme ai loro coetanei. Di fatto dei minori discriminati”, spiega Geraldina Contristano, presidente di Uisp Lombardia.

È già stato dimostrato come tentativi di riduzione del contagio da Covid-19 limitando le attività sportive non hanno portato i risultati auspicati. Lo studio “Covid-19 e Attività Sportiva in Età Giovanile” realizzato da IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano in collaborazione con UISP Lombardia nel 2021, ha dimostrato come la chiusura delle attività sportive non ha avuto efficacia nel ridurre il contagio da Covid-19 in bambini e adolescenti. Il numero di positivi è stato addirittura superiore in chi non ha mai praticato sport durante la pandemia 12%, rispetto a chi si è allenato 9%.

Covid e disagi giovanili

Oltre a non aver contenuto il contagio tali restrizioni hanno favorito l’incremento di disagi giovanili: il benessere psicologico di bambini e ragazzi è stato valutato attraverso una serie di questionari validati a cui hanno risposto i genitori per i più piccoli e i ragazzi al di sopra degli 11 anni. I risultati hanno evidenziato un più alto benessere psicologico per chi si è allenato almeno due volte a settimana. È stato invece rilevato un punteggio di benessere psicologico peggiore in chi non ha praticato sport, in particolare nei maschi e in chi utilizzava dispositivi elettronici per più di due ore al giorno.

A conferma di ciò, studi ancora più recenti documentano un concreto incremento di problemi emotivo-comportamentali nei bambini in età prescolare: problemi di ritiro, ansia-depressione, reattività emotiva ed aggressività nei bambini di questa età. I dati emersi dallo studio pubblicato su JAMA Pediatrics (rivista medica accademica di A.M.A., American Medical Association), dimostrano come l'incidenza di depressione e ansia fra gli adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia. I risultati, che derivano da 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, dimostrano come oggi un adolescente su 4, nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su 5 segni di un disturbo d'ansia. La probabilità di disturbi mentali è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi i quali hanno risentito di restrizioni imposte e che non hanno consentito loro di vivere in serenità e assieme ai coetanei momenti fondamentali della crescita: lo sport praticato insieme, le competizioni, la preparazione collettiva.

In crescita anche il fenomeno dell'obesità infantile

Lo stop forzato della pratica sportiva rivela i suoi effetti anche attraverso un’ulteriore preoccupazione che, in questo biennio, si è manifestata in maniera esponenziale: l’obesità infantile. L'obesità costituisce una delle principali problematiche di salute pubblica a livello mondiale la cui incidenza risulta in aumento sia nei Paesi occidentali che in quelli a basso-medio reddito. Oggi vi convivono 800 milioni di persone, di cui 6 milioni in Italia. Con il lockdown il 44% degli italiani è aumentato di peso. Si calcola che le conseguenze mediche avranno un costo globale di 1.000 miliardi di dollari entro il 2025 e si prevede che l'obesità infantile aumenterà del 60% nel prossimo decennio, raggiungendo i 250 milioni di individui entro il 2030 secondo alcuni dati diffusi sul sito worldobesityday.org. Dati OMS alla mano, a essere sovrappeso oppure obesi nel mondo sono 50 adulti su cento e 30 su cento tra bambini e adolescenti. In Italia la situazione non è delle migliori: nel nostro Paese sono 18 milioni gli adulti in sovrappeso (35,5 per cento) e 5 milioni quelli obesi, ovvero una persona su dieci*. Inoltre, 3 bambini su 10 (il 29,8%) sono in sovrappeso e fra questi 1 (il 9,4%) è obeso**.

Alla luce di quanto emerge dalle ricerche, è necessario intercettare il disagio nei ragazzi e intervenire utilizzando gli strumenti più adeguati tenendo conto delle specificità legate alla giovane età. Lo sport deve rimanere strumento, all’interno di progetti nazionali e territoriali, imprescindibile nella vita di ogni giovane cittadino. La pratica sportiva deve rimanere un diritto inalienabile per favorire il benessere e la salute delle persone di tutte le età, soprattutto dei giovani, attraverso movimento e corretta alimentazione.

Contristano: "Lo sport non deve discriminare nessuno"

“Il valore dell’associazionismo sportivo, capace di esprimere e trasmettere valori ai giovani, come socialità, relazioni e consapevolezza, si riconosce anche nella capacità di saper leggere i fenomeni sociali nuovi e intervenire in maniera tempestiva ed adeguata. – continua Geraldina Contristano - L’attività sportiva garantisce da sempre una prospettiva alla libera organizzazione e all’espressione motoria, in quanto movimento per il benessere dell’intera comunità. Privare anche un solo ragazzo o una sola ragazza della possibilità di praticare sport in sicurezza è un attentato alla libertà. Uisp riconosce dunque il suo ruolo di infrastruttura sociale anche oggi dimostrando come lo sport non deve discriminare nessuno, per nessun motivo.”







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