Milano

Un Ambrogino per il “marziano” Cosi. Il ricordo di Lorenzo Zacchetti

Un Ambrogino per Fabrizio.

Fabrizio Cosi, fondatore e presidente dei Podisti da Marte è deceduto il 22 ottobre per un aneurisma. Lorenzo Zacchetti, Responsabile Sport del PD dell'Area Metropolitana milanese e Presidente della Commissione Sport di Zona 7, lo ricorda così:

Quando mi è stato chiesto di spiegare perché la scomparsa di Fabrizio Cosi fosse così grave per la città di Milano, l'ho considerato un grande onore, ma anche un grande onere.

Non è per nulla facile trovare le parole giuste, quando si è emotivamente coinvolti. Anni di giornalismo vanno a farsi benedire in un attimo. In ogni caso, sul piano istituzionale non riuscirei a fare nulla di più significativo rispetto a quanto annunciato dall'assessora Bisconti durante i funerali: il Sindaco Pisapia conferirà l'Ambrogino d'Oro alla memoria di Fabrizio, che pur venendo da Lecce è diventato per Milano un figlio adottivo e una risorsa fondamentale. Lo merita, senza dubbio.

Non mi arrogo il diritto di rappresentare il mondo dello sport che, unito come non sempre capita, piange la sua dipartita. Preferisco parlare di lui come dell'amico che non c'è più, perché tra un progetto sociale e l'altro tra di noi è nato un rapporto che andava ben oltre il mio ruolo istituzionale ed il suo ruolo di infaticabile organizzatore di eventi, che donava alla città senza chiedere nulla in cambio. E quando dico nulla, intendo veramente nulla.

Se l'istituzione compartecipava alle spese per i progetti presentati, i Podisti di Marte si davano comunque da fare per raccogliere dei soldi da destinare a qualcosa di utile per il territorio. In Zona 7 avevano finanziato il trasporto delle scuole che partecipavano ai corsi di nuoto presso l'Harbour Club, oltre a piantare nel bel mezzo del parco di Baggio uno degli alberi donati da Renzo Piano.

In cambio non chiedeva nemmeno della notorietà. Stava sempre un passo indietro, sebbene la crescente portata delle “missioni” che organizzava gli avrebbe consentito di crogiolarsi nel narcisismo, quello sano, senza nemmeno troppe difficoltà. Invece no. In un mondo di parolai, Fabrizio puntava sempre a lasciare un segno concreto del passaggio dei Podisti. “Un seme”, come lo chiamava lui, che testimoniasse il legame tra il prima e il dopo, dimostrando come il transito del progetto del momento non fosse fine a se stesso, ma servisse a mettere in moto un meccanismo destinato a funzionare anche a evento concluso.

A me piaceva moltissimo il suo modo di progettare interventi a metà tra lo sport e il sociale. Ci ho sempre rivisto, come in uno specchio, le stesse convinzioni che hanno ispirato l'inizio della mia attività politica, ovvero la fiducia nella pratica sportiva come propulsore di un cambiamento che può incidere nel profondo della comunità. Con Fabrizio poteva accadere incrociando i vari sport, come nelle missioni dedicate al baseball per i 50 anni del Kennedy, oppure integrando i disabili in attività sportive sul territorio, dalle quali solitamente sono tagliati fuori. Oppure attraverso le missioni apparentemente più semplici, ma che in realtà erano le più complesse, perché puntavano a cambiare il modo di pensare della gente: Fabrizio ci riusciva correndo per la strada vestito da girasole o da personaggio di un manga giapponese ed offrendo fiori agli sconosciuti che incontrava nel percorso. Una vera e propria terapia d'urto, ma del sorriso, per una città che per tanti anni è stata gravemente malata di eccessiva diffidenza nei confronti del prossimo.

Se oggi Milano è una città diversa, più umana e più aperta, è anche per merito suo.

Il 2 ottobre del 2013, Fabrizio è venuto a trovarmi nella sede del Consiglio di Zona 7. Ci siamo seduti nell'ufficio di Presidenza e mi ha detto che proprio quel giorno compiva 48 anni.

“Sai, mi fa piacere saperlo, perché proprio stamattina, neanche a farlo apposta, ho protocollato la lettera con cui vi propongo al Sindaco per l'Ambrogino d'Oro”, gli risposi. Persino lui, con la sua parlantina inarrestabile, rimase senza parole. Furono i cinque secondi più lunghi della sua vita.

Poi mi spiegarono che i Podisti, fondati solo due anni prima, erano ancora troppo giovani per un riconoscimento del genere, ma già quel giorno Fabrizio ed io discutemmo a lungo sulla motivazione che avevo scritto nel proporre il premio al Sindaco. Secondo lui, non ero stato abbastanza chiaro nell'evidenziare come la finalità del gruppo non fosse certo incentivare la pratica sportiva fine a se stessa, bensì incidere nella mentalità altrui. In altre occasioni mi ha fatto delle critiche, ma sempre in privato e sempre costruttive, come fanno i veri amici, che non devono per forza gratificare il tuo ego per acquisire la tua benevolenza.

Anche per questo, do un grande valore ai suoi complimenti, altrettanto sinceri.

Ringrazio di cuore Chiara e Giuliano per la scelta di conferire alla sua memoria un Ambrogino che non è certo frutto della mia richiesta di allora, ma dalle continue manifestazioni d'affetto che si stanno svolgendo dal giorno della sua prematura scomparsa. Soprattutto, è il giusto riconoscimento per un percorso fatto insieme, nel quale i Podisti da Marte hanno raccolto fondi per i bambini, per i senzatetto, per i disabili e per chiunque ne avesse bisogno.

Sarebbe stato bello festeggiarlo insieme, ma purtroppo Fabrizio non ha mai perso il vizio di andare troppo veloce, sia correndo che parlando. Anche il suo tragitto nella vita è stato troppo rapido: appena 50 anni, nei quali però è riuscito a farsi amare e a rendere migliore chi ha avuto la fortuna di incrociarne la strada. A chi gli ha voluto bene, resta il compito di far crescere i semi che ci ha lasciato, ispirandoci ad essi per muovere i prossimi passi.

Lorenzo Zacchetti







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