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Milano
“Una nuova era della prevenzione” a Salute Direzione Nord
SDN, panel ore 18.30

“Una nuova era della prevenzione” a Salute Direzione Nord

L’importanza della prevenzione è stato un tema centrale della 23esima edizione di Salute Direzione Nord, evento promosso da Fondazione Stelline e organizzato da Inrete e che ha goduto del patronato di Regione Lombardia e del patrocinio del Comune di Milano. L’evento si è svolto al 39° Belvedere di Palazzo Lombardia e durante la giornata si sono alternati più di 60 relatori, tra i quali i ministri Orazio Schillaci, Andrea Abodi, Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli, il governatore lombardo Attilio Fontana e il presidente di Aifa Robert Nisticò.

SDN, il panel "Una nuova era nella prevenzione"

Il panel delle 18.30 “Una nuova era nella prevenzione”, ha visto gli interventi di Maria Rosaria Campitiello, capo del dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute, Danilo Cereda, direttore Uo prevenzione, direzione generale welfare di Regione Lombardia, Giulia Marchetti, professore ordinario malattie infettive e direttrice Uoc malattie infettive, Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, Andrea Gori, direttore malattie infettive, Asst Fatebenefratelli-Sacco e presidente Anlaids Lombardia, Jacopo Murzi, general manager Moderna Italia e Federico Villa, ass vice president corporate affairs & patient access, Eli Lilly.

Campitiello: “Sfida principale è l’integrazione dei dati da parti diverse”

L’accesso organizzato e rapido si servizi sanitari è fondamentale. Anche una corretta informazione è importante per aumentare la cooperazione. La sfida principale che riguarda tutte le malattie infettive è l’integrazione di dati provenienti da parti diverse”, ha spiegato Maria Rosaria Campitiello. “Lo sviluppo di sistemi in grado di identificare possibili emergenze sono elementi essenziali per una risposta della sanità pubblica efficace”. Non solo a livello nazionale però. “La tempestività e l’integrazione a livello internazionale sono obiettivi importanti e per farlo è necessario un coordinamento nazionale e internazionale delle task force delle malattie infettive”.

Cereda e la necessità di lavorare sulle malattie croniche

“Siamo in una situazione dove la popolazione aumenterà dal punto di vista dell’invecchiamento e bisogna lavorare sulle malattie croniche. Allo stesso modo abbiamo una medicina che è sempre più personalizzata. Dobbiamo riuscire a coniugare la possibilità di dare tutto a tutti e anche il meglio a tutti”, afferma Danilo Cereda. Si parla quindi della capacità di lasciare in autonomia le persone ed evitare che ricorrano all’istituzionalizzazione. “Partiamo dall’alimentazione e l’attività fisica. Andiamo a vedere quella che è uno screening sull’alimentazione. Stiamo attivando un tavolo di lavoro sulle palestre e per fare in modo che la gente possa iniziare a svolgere attività fisica”.

Marchetti: "Importante riconoscere fin da subito le malattie sessualmente trasmissibili"

L’infezione da Hiv è stata una pandemia e che è un esempio di infezione nella quale i successi della medicina sono stati enormi, incredibili. Hanno portato un’infezione che era mortale a un’infezione sicuramente controllabile”, ha spiegato Giulia Marchetti. Oggi non c’è ancora un vaccino però la scienza sta facendo passi da gigante. “Oggi chi è controllato dalle terapie non può trasmettere l’infezione. Questo porterà ad un numero sempre più basso di infezioni. C’è un grande allarme però. “A fronte di bassi dati nazionali di Hiv, più della metà oggi sono tardivi”. E questo non vale solo per questa malattia. “Questo si allarga a tutte le malattie a trasmissione sessuale che devono essere conosciute e riconosciute per avere un trattamento ottimale che noi oggi abbiamo per tutte le malattie sessualmente trasmissibili”.

L’intervento di Gori a SDN: "Serve multidisciplinarietà, competenza e buona comunicazione"

“In Europa ci sono moltissimi movimenti scettici rispetto alle vaccinazioni e alle innovazioni. È un’altra cosa che ci ha insegnato il Covid. Il covid ci ha insegnato che la comunicazione nella medicina è fondamentale”, dichiara Andrea Gori. Ed è centrale, a tal punto che oggi qualunque progetto europeo prevede la comunicazione. “Comunicazione che è diversa che le persone siano genitori, molto attenti, ma anche anziani, attenti. La fetta di persone che stanno bene è una fascia difficile da convincere. Prevenzione significa arrivare prima, arrivare nei momenti in cui si sta bene per prevenire quello che sarà”. Molto è stato già fatto ma c’è ancora molta strada da fare. “Penso che la multidisciplinarietà faccia molto. Ci vogliono persone che sono competenti, professionisti della comunicazione che devono essere ingaggiati per mandare messaggi molto più individualizzati alle persone di diversa età. E i messaggi devono essere fatti da persone competenti. Non devono essere i medici a fare comunicazione”.

Murzi: “Grandi responsabilità sul tema della prevenzione”

“Abbiamo una responsabilità importante perché dobbiamo mettere insieme i temi della prevenzione e della ricerca”, afferma Jacopo Murzi. “C’è un aspetto importassimo che è la facilità di accesso tramite i canali dove ci si vaccina. Spesso i pazienti anziani hanno difficoltà a raggiungere questi posti. Quindi bisogna sviluppare questo tema”. Altro tema molto importante è quello della comunicazione. “Siamo passati dall’essere una delle nazioni con i tassi vaccinali più alti a quelli più bassi. Credo che sia una nuova era per la prevenzione grazie al contributo di tutti gli attori”.

Villa: “Il sistema deve garantire prevenzione anche nelle fasce più giovani”

“Come azienda farmaceutica orientata alla ricerca cerchiamo di sviluppare alternative per le prime fasi. Per il tumore al seno, ad esempio, oggi se scoperto precocemente porta al 98% di sopravvivenza. Nel 2022 quasi un caso su cinque di nuove diagnosi era su pazienti dai 35 a 45 anni. Il sistema deve far in modo che ci sia la prevenzione anche nelle fasce più giovani”, ha dichiarato Federico Villa. In Italia alcune regioni consentono gratuitamente anche alle cittadine sotto i 50 anni di accedere agli screening. Oggi esistono dei gap ancora importanti per disomogeneità per quanto riguarda le regioni”. Le istituzioni quindi dovrebbero agire per far comprendere che la salute è un bene di cui deve godere ogni cittadino. “Nel tema cronicità è ancora più forte l’idea che si possano superare con giusti stili di vita. Il 43% dei cittadini italiani è obeso. Non è un dato positivo. In Europa siamo tendenzialmente al terzo posto per tasso di prevalenza di obesità. Bisogna iniziare a superare lo stigma dove chi è obeso lo è per scelta, ma come una patologia. Con la prevenzione come tema fondamentale. Deve essere non solo un obiettivo di sanità pubblico. In questo senso le patologie croniche hanno un impatto ancora più forte sui sistemi sanitari”.


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