Milano
Una nuova stagione per il Pd milanese: ora esiste una minoranza interna
Si potrebbe dire, come in quell'opera magistrale di Sorrentino, che "hanno tutti ragione". Alessandro Capelli perché ha vinto la competizione ed è diventato segretario metropolitano del Pd in un momento decisivo: la fine della consigliatura del secondo mandato di Beppe Sala e il passaggio strettissimo del 2017. Silvia Roggiani perché è diventata segretaria regionale e alla fine può dire tranquillamente di essere stata la regista dell'operazione Capelli, in una cucitura lenta e paziente di tutte le correnti. Il tutto, senza creare grandi polemiche pubbliche, sui giornali, che si sono disinteressati quasi completamente della contesa con Santo Minniti. Ecco, appunto, Santo Minniti. Il competitor di Alessandro Capelli. Per alcuni, avrebbe dovuto prendere solo il 15 per cento. Invece è arrivato a quota 33,5 per cento. Tantissimo. Hanno ragione quelli che oggi gioiscono, e tra questi in primis Pietro Bussolati, per il risultato insperato e incredibile. Un terzo dei votanti hanno deciso per qualcosa di diverso dalla maggioranza del partito. Il che vuol dire che esiste una minoranza, e non è una minoranza trascurabile. Esattamente quello che serviva al gruppo di Minniti e Bussolati per rivitalizzare la propria proposta politica. Alla fine, tra qualche mese, nessuno più si ricorderà dei risultati di questo congresso salvo chi vi ha partecipato. Eppure il voto odierno avrà un impatto pesante, lungo. Con una buona notizia: Alessandro Capelli è capace di tessere le tele, e ricomporre le fratture. Specie quelle congressuali.
fabio.massa@affaritaliani.it