UrbanFile: appunti per Milano
Arco trionfale: quale futuro per il gioiello segreto della Galleria?
Nel grande arco in Vittorio Emanuele c'è una stanza "segreta". In futuro lo Urban Center, oppure... Articolo prodotto per Urbanfile e Affaritaliani.it Milano
Quanti si saranno domandati cosa si cela all'interno dell'arco trionfale della Galleria Vittorio Emanuele II?
Oggi vi riveliamo un piccolo luogo segreto di Milano. Sì, perché nel grande arco c'è una stanza "segreta" che permette anche l'accesso al grande terrazzo posto sulla sommità dello stesso arco. Questo grande stanzone, di notevole interesse storico e di sicuro fascino, è chiamato "Sala degli Orologi". L'architetto Giuseppe Mengoni nel 1863 vinse il concorso per la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II e i lavori cominciarono ufficialmente il 7 marzo del 1865. I lavori procedettero a fasi con una marea di polemiche e fallimenti, compresa la morte (accidentale o suicidio) dell'architetto Mengoni. La conclusione effettiva dei lavori avverrà solo nel 1876 quando verranno completati l'arco d'ingresso e i portici settentrionali di piazza Duomo.
Quindi l'arco, come abbiamo visto, venne completato solo nel 1876 e non si sa bene a che scopo fosse stato riservato per questo salone, perché non era certo un luogo di facile accesso. La Sala degli Orologi si trova subito al di sopra della struttura costituente l'arco di spinta. Per accedervi dall'interno della Galleria bisogna passare attraverso due locali piuttosto bui, posti simmetricamente ai lati dell'arco e che, attraverso due scale, portano a due ambienti che convergono in un salone voltato di dimensioni imponenti. La pianta del salone centrale misura 7,50 m in larghezza e 14,45 m in lunghezza.
La grande sala presenta, sul lato lungo verso il Duomo, una parete priva di aperture (infatti corrisponde alla facciata), mentre il fronte opposto affaccia sulla copertura della galleria, attraverso ampie aperture che offrono una meravigliosa vista sulla struttura in ferro e vetro. Su questo lato è posta una scala metallica esterna di servizio per l'accesso diretto al terrazzo posto sul tetto dell'arco.
In origine vi era una scala a chiocciola che permetteva l'accesso anche dall'interno al terrazzo attraverso un foro nel soffitto, la cui posizione ora è segnata con un cerchio. Restaurata e riportata alla sua originaria freschezza nel 2014, ora attende una nuova destinazione.
Questo grande spazio negli anni Trenta del Novecento venne utilizzato come stazione per la regolamentazione degli orologi, con un'importante funzione tecnologica a servizio della città. Nell'ampio spazio voltato liberato da ingombri fissi e mobili e impreziosito dalle decorazioni a finto marmo, fa infatti attualmente bella mostra di sé - al centro della parete cieca - la restaurata strumentazione d'epoca della Centrale Elettrica di Regolazione degli Orologi Pubblici di Milano. L'apparecchiatura della centrale in disuso, smembrata nei suoi elementi, venne ritrovata all'interno di imballi polverosi giacenti negli stessi locali. Dopo l'accurata catalogazione dei frammenti che la costituivano, si è potuto ricomporre e restaurare questo esempio di avanguardia tecnologica.
La centrale di regolazione è stata riassemblata all'interno della sua originale boiserie in legno ed è suddivisa in cinque parti principali: le due pendole alle estremità e tre pannelli di supporto in marmo di Carrara in cui sono alloggiati i singoli quadranti della strumentazione di misura. La storia della centrale di regolazione fa parte della stessa storia degli orologi della città. Il 1° luglio 1929 la municipalità di Milano scelse la società anonima Ora Elettrica, fondata nel capoluogo lombardo il 15 novembre 1920, per aggiornare e migliorare la rete dell'ora pubblica cittadina.
Nel 1931 gli orologi pubblici divennero 160 e in questo scenario storico venne concepita la nuova centrale di regolazione inaugurata il 13 ottobre 1932 e ubicata nel salone dell'arco in galleria Vittorio Emanuele II, proprio dove oggi la si può ammirare. Era capace di sincronizzare contemporaneamente ben 300 orologi cittadini, espandibili fino a 3000. Il servizio fu interrotto dopo i bombardamenti del 1943 e ripreso solo nel 1945. Nel 1974 gli orologi al quarzo sostituirono definitivamente quelli tradizionali e qualche anno più tardi il segnale non fu più trasmesso via cavo, ma via radio. Era finita l'era dell'orologio a impulso elettronico. Così anche la nostra bella apparecchiatura non servì più.
Sempre in questo ambiente venne istallata dal 1987 anche la stazione meteorologica di Milano, con apparecchiature poste a lato della cupola della Galleria e sull'arco. Queste apparecchiature rimasero nella galleria sino al 2000, quando furono dismesse e portate alla storica sede a Brera.
Ecco alcune immagini del grande salone con l'apparecchio storico per la regolazione degli orologi.
Quale futuro per questo spazio oggi inutilizzato?
Qualcuno propone che venga utilizzato come spazio dell'Urban Center, oggi ubicato sempre in Galleria e costretto a condividere la sala con l'Info-point turistico, servizio necessario e sempre preso d'assalto e che forse avrebbe bisogno di uno spazio più vivibile. La Sala degli Orologi potrebbe essere uno spazio espositivo adatto a ospitare Urban Center, sebbene il fatto che sia posto in alto forse non agevolerebbe il flusso dei visitatori.
Altro utilizzo potrebbe essere quello di un altro bar o caffè con accesso anche alla terrazza. Spazio sicuramente d'effetto e esclusivo. Naturalmente andrebbero trovate delle soluzioni per accedervi in modo più consono e facile. Una soluzione potrebbe essere quella di affiancare con altri ascensori la rampa di scale storica nel cortiletto al 2 di via Silvio Pellico, da dove si accede sia ai locali già presenti all'interno dello stabile, sia all'hotel che alla Highline che corre lungo la volta della Galleria.
Qui di seguito alcune immagini dalla sommità dell'arco
Per accedere anche alla sala e a alla terrazza bisognerebbe adottare un'altra scala più capiente e sicura sempre in metallo e nuovi ascensori, in condivisione con l'Highline Galleria.
Questa invece è la vista che si ha dalla terrazza sull'arco della Galleria, posto a 156,8 metri sul livello del mare e a 36 dal livello della sottostante piazza. Non sarebbe bello poterla aprire alle visite?
Informazioni da "Galleria Vittorio Emanuele II Milano progetto, costruzione, restauri" edizioni Skira