Milano

Urbanistica, Radice (Riformisti): "La politica agisca, Milano non può fermarsi"

Il consigliere comunale Gianmaria Radice: "Sindaco, giunta e maggioranza devono portare soluzioni in Consiglio comunale. E si scriva una nuova legge quadro nazionale". L'intervista

di redazione

Urbanistica, Radice (Riformisti): "La politica agisca, Milano non può fermarsi"

Nella bufera dell'urbanistica milanese di questi giorni, la posizione dei centristi è stata sin da subito chiara:  rinunciare al Salva Milano rischia di essere un danno per la città.  Così anche Gianmaria Radice, anima riformista a Palazzo Marino: "La città ora non resti immobile, lasciando spazio a una logica contraria allo sviluppo che non si è mai manifestata negli anni". L'intervista.

L’inchiesta della Procura di Milano, al netto di eventuali comportamenti illeciti di singoli - che andranno provati – mette in discussione una visione di metropoli, una rigenerazione urbana fondata su prassi consolidate e condivise…

Negli ultimi dieci anni, Milano ha attratto investimenti e risorse, e ha generato lavoro e prosperità, di cui ha beneficiato anche il resto del Paese. La crescita della città è avvenuta contenendo il consumo di suolo e riqualificando gli spazi. Se vi sono stati comportamenti illeciti spetterà ai tribunali accertarlo, nel rispetto della presunzione di innocenza e del diritto a un giusto processo. Ma è importante anche che le persone che non sono nemmeno nemmeno indagate, non siano indebitamente esposte al pubblico dalle pagine dei giornali.

A parte l’incrocio tra esposizione mediatica e inchiesta giudiziaria – che sappiamo essere stato spesso utilizzato in modo discutibile – c’è ora un problema concreto per la città: il Salva Milano di fatto è morto e ci sono 150 cantieri fermi.

Milano ora non resti immobile, lasciando spazio a una logica contraria allo sviluppo che non si è mai manifestata negli anni in cui la norma oggi tanto contestata e oggetto delle attenzioni della procura è stata pacificamente applicata dalle giunte di centro sinistra che si sono alternate. Crediamo infatti che senza sviluppo non possa esserci nemmeno protezione sociale. Allo stesso tempo, non possono essere né i cittadini, che vedono le loro case bloccate, né i lavoratori del settore che rischiano il posto di lavoro a subire le conseguenze dell’incertezza. Gli uffici del Comune non possono restare bloccati. Sindaco, giunta e maggioranza devono portare soluzioni in Consiglio comunale, la sede legittima per il governo del territorio.

Però e proprio la politica che ha alzato le mani, togliendo l’appoggio al decreto. Si è detto che non vi sono più le condizioni. Qual’è la via d’uscita?

La politica deve agire con la stessa capacità e competenza già dimostrate con l’ottimo ‘piano casa’ elaborato dalla giunta Sala, pensato per rispondere all’imperativo di rendere disponibili abitazioni a prezzi accessibili per tutte le fasce della cittadinanza. Le norme oggi in vigore sono superate (si ispirano ad una legge del 1942) La politica tutta anche a livello nazionale deve metter mano, come auspicato da ANCI, alla nuova legge quadro nazionale sul comparto edilizio. Io sono pronto come sempre, a lavorare in questo senso.

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