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Milano
Vallanzasca, i giudici: può avere permessi premio per uscire
Renato Vallanzasca

Vallanzasca, i giudici: può avere permessi premio per uscire

Il Tribunale della Sorveglianza di Milano ha accolto il reclamo della difesa di Renato Vallanzasca concedendogli il permesso di trascorrere del tempo in una comunita' di cura.  A marzo gli erano stati revocati i permessi premio - già bloccati in passato e poi concessi di nuovo - per frequentare una comunità terapeutica. Il giudice nel provvedimento di revoca aveva fatto presente che le sue condizioni fisiche e psichiche erano tali che quella comunità non gli può più garantire l'assistenza necessaria, ma per i suoi difensori, invece, quel luogo gli è utile per alleviare il suo decadimento cognitivo. La difesa, dunque, aveva presentato reclamo. Quei permessi, hanno chiarito i legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi, "sono per lui una terapia, per mettere in moto cervello e parola". E sarebbero anche funzionali, secondo i legali.

Vallanzasca, i legali: "Quadro cognitivo e comportamentale deficitario"

"Ha bisogno di interagire", hanno rimarcato i legali del 74enne, detenuto all'ergastolo. I loro consulenti, gli psicologi e neurologi Zago, Preti e Sciacco, parlano di un "quadro cognitivo e comportamentale deficitario", di un "processo neurodegenerativo irreversibile". Dopo l'udienza, il collegio entrera' in riserva per uscire con la decisione nei prossimi giorni. 

La pubblica accusa: Vallanzasca non è in grado di rispettare orari e regole dei permessi

La posizione della pubblica accusa era, al contrario, che Vallanzasca deve restare in carcere. E, paradossalmente, sono proprio le sue condizioni di salute ad imporlo. Il decadimento neurologico di cui è affetto lo rende infatti incapace di rispettare le regole e gli orari dei permessi di cui dovrebbe beneficiare. Questo sulla scia di quanto già accaduto sino allo scorso inverno, quando Vallanzasca trascorreva alcune ore in una struttura.

I legali di Vallanzasca: "Uscire dal carcere gli permetterebbe di mettere in moto il cervello"

I legali  Corrado Limentani e Paolo Muzzi, invece, insistono proprio sul fatto che l'uscita dall'istituto carcerario permette al proprio assistito di "interagire, mettere in moto il cervello e la parola che talvolta si inceppa. Stiamo cercando una struttura esterna" in cui posso essere più attivo, spiegano al termine dell'udienza.


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