Milano
Vaprio D'Adda, quella prosopopea di Ambrosoli e Parenzo...
di Massimo Puricelli
Ieri sera ho avuto la sventura di guardare Piazza Pulita su La 7. Ospiti della prima parte Umberto Ambrosoli, Giorgia Meloni, David Parenzo. Argomento dibattuto, fino a quanto possa essere considerata legittima la difesa personale del cittadino vittima di reati predatori. Argomento agli onori della cronaca per l'episodio accaduto a Vaprio D'Adda dove un pensionato ha sparato uccidendo un rapinatore (un albanese di 22 anni recidivo per gli stessi reati e clandestino in Italia perchè soggetto a decreto di espulsione) che si era introdotto a notte fonda nella sua abitazione assieme ad altri due complici con l'intenzione di razziare beni e oggetti. Seguendo quel programma che di imparzialità non ha nemmeno un granello di sabbia, si può evincere che tipo di nazione sia la nostra.
Dei tre ospiti, due, Parenzo e Ambrosoli, sono "esponenti diretti e indiretti" del centro sinistra. Ambrosoli è consigliere regionale della Lombardia del PD (fu l'antagonista di Maroni alle elezioni regionali del 2013), Parenzo noto giornalista e scrittore non cela la sua "simpatia" per il partito di Renzi. Entrambi, forse non tutti lo sanno, sono parenti di persone famose e importanti: Parenzo è cugino del produttore televisivo e cinematografico nonchè proprietario delle reti Mediapason (Telombardia, Antenna 3 Top calcio 24, ecc.) Sandro Parenzo, mentre il consigliere lombardo del PD, è il figlio di Giorgio, avvocato, liquidatore della banca Privata Italiana di Michele Sindona, barbaramente ucciso dalla mafia nel 1979, eroe nazionale (il libro e il film che narra la sua vita e la sua vicenda hanno come titolo "un eroe borghese") e insignito post mortem della medaglia d'oro al valor civile oltre a numerose piazze e strade a lui intitolate.
Entrambi Ambrosoli e Parenzo hanno ricoperto e ricoprono incarichi importanti nei diversi settori in cui svolgono la loro professione. Ovviamente, incarichi e mansioni che hanno "conquistato" solo con le loro forze senza "l'aiuto" del cognome che portano. E proprio per la loro storia professionali si ergono sempre come i "custodi e portatori della verità assoluta". Anche ieri sera dall'alto della loro supponenza e della loro infallibilità, ostentavano le loro tesi come fossero il "Sacro Verbo".
E allora, via ai soliti strali contro la destra becera e violenta, l'ignoranza dei pensieri della Meloni, la rozzezza del popolo italico che vuole farsi giustizia da solo nei confronti di quei "ragazzi o uomini", magari stranieri e clandestini, che rapinano, rubano, attentano alla vita per poche centinaia di euro o qualche oggetto di valore e non sanno "attendere" l'intervento delle forze dell'ordine quando sono in balia di queste orde di criminali che a titolo di cronaca non si limitano mai ad asportare beni e denaro con la sola destrezza ma infarciscono le loro azioni delittuose con una barbara e cinica violenza che si ripercuote anche su donne e minori oltre che nei confronti di anziani inermi o poco autosufficienti (questi criminali non posseggono più nemmeno quel "codice d'onore" che caratterizzava la criminalità di un tempo).
Tesi e ideologie sintesi della sinistra radical chic che ascoltiamo da decenni. Un'ideologia, che anche i due ospiti di ieri, considerano come un dogma assoluto, incrontrovertibile. Faceva quasi tenerezza la tenacia e l'accoratezza con cui Girogia Meloni si batteva per sostenere la "sacralità" della difesa personale e del dramma che vivono le vittime. Niente, nulla, riusciva a scalfire il "trono" da cui pontificavano; la loro convinzione è una cariatide elevata che non potrà mai essere abbassata a livello della realtà quotidiana che vive il "comune" cittadino.
Un concetto piccolo, piccolo ha dimenticato di esporre la rappresentante della destra italiana. Ad Ambrosoli, certamente professionista integerrimo con una spiccata carriera, avrebbe dovuto ricordare di "scendere" da quel piedistallo da cui elargisce la sua prosopopea per renderci edotti della sua cultura e intelligenza e trattando come miseri ignoranti qualunque interlocutore, che l"Eroe nazionale" era suo padre e non lui, e che svolse il suo delicato compito con un' "umiltà", senza mai ritenersi un eroe, ma solo un servitore dello Stato, con uno zelo e una professionalità senza eguali e con un coraggio non comune tanto che non usufruì mai di nessun servizio di scorta nonostante le numerose minacce di morte.
Ebbene per una volta prenda esempio da suo padre e si ponga allo stesso livello anche di chi non ha la sua stessa ideologia o il suo stesso pensiero. A Parenzo, invece, meglio un "buon silenzio", perchè "la parte" che interpreta durante le ospitate televisive è ormai nota a tutti; e proprio tale "parte del copione che vuole interpretare" lo hanno reso famoso a livello mediatico; peccato, però, che tale "parte" non la sappia interpretare bene e se fosse un attore che si propone ad un casting sarebbe bocciato in tronco.