Milano
Prima di Ventotene, le radici cristiane e la vera Europa. di Mario Mantovani
L'Europa che vuole la sinistra cammina in senso contrario alla storia ed alla volontà popolare. Ma gli europei ad ogni nuova scadenza elettorale dimostrano di non riconoscersi più in questa Unione ideologica

Prima di Ventotene, le radici cristiane e la vera Europa
Ha ragione da vendere Giorgia Meloni. L’Europa che vuole la sinistra, e che in parte è già riuscita a realizzare, cammina in senso contrario alla storia ed alla volontà popolare, odora di economia pianificata, disinformazione ed imposizione. Questa non è la nostra Europa.
Fu dopo la Seconda guerra mondiale che, sospinta da un piccolo gruppo di Paesi fondatori tra cui l'Italia, prese vita l’ambizione di una comunità europea di Nazioni che cooperassero tra loro al fine di proteggere i propri valori comuni, di compattare le democrazie nazionali europee nate dopo la guerra e di promuovere pace e prosperità, dando maggiore coesione all’alleanza dei Paesi occidentali di fronte al blocco sovietico.
L'ingresso dei Paesi dell’Est nell'Unione Europea fu un ritorno alle origini. Chiunque abbia avuto la possibilità di visitare quei Paesi si è reso conto di quanto siamo simili. Praga, Budapest Lubjana o Kiev sono città europee tanto quanto lo sono Parigi, Madrid, Vienna e Milano. Vi è un'identità culturale europea che accomuna le Nazioni del nostro continente, e non è certo l’ideale socialista di Ventotene.
Purtroppo alcune politiche UE ed una visione troppo “sinistra” del progetto europeo ci hanno dato un’Europa dominata da ideologie economico-finanziarie, con connotazioni secolariste, egualitarie, relativistiche e ostili ai sentimenti nazionali. Ci hanno dato un’Europa senz’anima e senza valori, proprio quella auspicata a Ventotene, che promuove il multiculturalismo come valore assoluto e che professa la creazione di un super Stato europeo come valore anti-nazionale, con la velleità di sostituire alla cultura europea un'ideologia nuova, atea e illiberale.
Oggi queste velleità non scaldano più i nostri cuori. Gli europei ad ogni nuova scadenza elettorale dimostrano di non riconoscersi più in questa Unione ideologica di ispirazione socialista ed egualitaria, e chiedono un cambiamento.
Gli europei chiedono all'Europa un'identità nuova o, meglio, chiedono che le venga riconosciuta l'identità che ha già, che le è propria, che è precedente all'idea stessa di Unione Europea e che si è formata in millenni di storia e cultura comuni. Dobbiamo gridare, affermare e preservare questa identità e su di essa costruire la nuova Europa, la vera Europa di cui hanno magistralmente scritto filosofi conservatori contemporanei come Brague, Spaemann, Scruton, Delsol e Legutko nella Dichiarazione di Parigi, il Manifesto europeo dei Conservatori che non ho visto mai citato nel dibattito di questi giorni.
Ogni Nazione e ogni città europea sono imbevute di una millenaria cultura cristiana che ha dato forma al pensiero europeo, ai nostri edifici, alle nostre tradizioni, alla nostra arte e alla nostra letteratura. In Europa, ogni giorno che Dio ci manda in terra lo abbiamo dedicato a un Santo e noi tutti siamo imbevuti di cultura, di etica e di valori cristiani. Non solo il Cristianesimo ha plasmato l’anima dell’Europa e di noi europei così come la conosciamo, ma la cultura classica greca e romana e tutte le molteplici manifestazioni del pensiero che si sono susseguite nei millenni di storia europea.
Questa storia, la nostra storia, ha dato al continente europeo le caratteristiche uniche di grandezza che conosciamo. La filosofia greca e la democrazia, il diritto romano, il Cristianesimo, L’Umanesimo, Il Rinascimento, il Risorgimento e il Liberalismo sono testimonianze culturali, tutt'ora viventi, che hanno plasmato il nostro continente e le nostre istituzioni sociali e politiche, e che non vogliamo vedere cancellate da un'ideologia che ripudia la tradizione europea e di cui è portatrice quella stessa ideologia federalista europea richiamata a Ventotene, particolarmente utile e strumentale all'affermazione di interessi particolari a scapito degli interessi comuni.
Tutti noi ci siamo accorti di quanto il nuovo secolarismo relativista e multiculturale europeo si muova di pari passo con la promozione, o per meglio dire, con l'imposizione di nuove politiche commerciali e industriali riconducibili a pochi grandi potentati finanziari.
L'ideologia europea ci impone nuove necessità, nuovi consumi, nuovi cibi e nuovi prodotti. L’ideologia federalista e socialista europea mira proprio a questo, a cancellare tradizioni e valori e a fare di noi europei dei consumatori globali. E allora avanti con il green, con la carne coltivata e le farine di insetti, con bisogni imposti, con regolamentazioni sempre più tecniche e ostiche per le piccole imprese custodi di manifattura e di sapere, con il multiculturalismo e con l’immigrazione illegale da sfruttare per fornire manodopera a prezzo sempre più basso. La cancellazione della tradizione, dell'etica e dei valori europei è funzionale a tutto questo, all'affermazione di gruppi economici internazionali sempre più forti, all'imposizioni dei loro prodotti ed alla creazione della figura di un docile e disorientato consumatore globale, sempre più manipolabile, anche politicamente.
È l'affermazione di quella falsa Europa di cui hanno messo in guardia filosofi conservatori come Scruton e Legutko, che disprezza e mira ad allontanare dal progetto politico europeo tutto ciò che è peculiare alla nostra civiltà ed alla nostra etica. Le radici cristiane e la sovranità nazionale sono i primi e più significativi obiettivi del particolare progetto di Ventotene manifestamente ispirato, per modalità operative, organizzative ed ideologiche, ai principi del socialismo sovietico.
Se tutto questo davvero si avverasse e se questa falsa Europa arrivasse a cancellare le peculiarità delle nostre radici comuni e del nostro credo, allora la vera Europa, le Nazioni e i comuni valori europei verrebbero cancellati come nemmeno le peggiori ideologie del secolo scorso sono riuscite a fare. Non sono l'etnia, la professione di fede, la classe sociale o l'orientamento sessuale a renderci più o meno "europei", ma la condivisione di principi comuni che vogliamo conservare e tramandare.
L’Europa deve riconoscersi in un demos sociale con una comune identità, affermando una giustizia sociale che non sfrutti l'immigrazione a proprio vantaggio ma che accolga nei limiti di ciò che può dare, la promozione della libertà economica finalizzata alla crescita dei nostri territori e allo sviluppo dell'occupazione, l'aiuto ai bisognosi che non si trasformi in assistenzialismo, l'affermazione del valore della famiglia tradizionale, la libertà di professare il nostro credo liberamente e di riconoscerlo come forza fondante della nostra società, la tutela delle nostre produzioni e dell'ambiente con l'uomo al proprio interno, il rispetto delle prerogative, delle culture nazionali, dei confini e la partecipazione di tutto il popolo europeo alla determinazione ed al controllo, dal basso, delle politiche comuni.
Questi soni i principi cui si è richiamata Giorgia Meloni e sono i principi di tutti noi Conservatori e Liberali che non vogliamo l’Europa di Ventotene, bensì una comunità politica di donne e uomini liberi che crescano nel rispetto dei valori ereditati da chi ci ha preceduto, che ci hanno reso quello che siamo.
Chiunque si riconosca in questi valori e in questo progetto è naturalmente un Conservatore ed è benvenuto nella nostra Comunità, fatta di persone che sognano un nuovo futuro e che vogliono dare un nuovo respiro alla vera Europa, che non è quella dei princìpi socialisti di Ventotene. Tutti noi, insieme, la possiamo far rinascere.
Mario Mantovani
Vicepresidente della Commissione Affari Giuridici del Parlamento Europeo