Milano

Violenza sessuale: Appello conferma condanna per Robinho

L'ex calciatore del Milan era stato arrestato il 22 gennaio 2013 per violenza sessuale di gruppo

Violenza sessuale: Appello conferma condanna per Robinho

La prima sezione della Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna per Robson De Souza, meglio conosciuto come Robinho, che era stato arrestato il 22 gennaio 2013 per violenza sessuale di gruppo. Secondo le indagini, il calciatore brasiliano - che ai tempi militava nel Milan - aveva abusato di una ragazza albanese, all'epoca dei fatti 22enne, con altre cinque persone al Si'o Cafe', una discoteca di zona Bicocca a Milano. Il pm Stefano Ammendola, in primo grado, aveva chiesto la condanna a 10 anni. Poi il giocatore era stato condannato a 9 anni dalla nona sezione penale del Tribunale, presieduta da Mariolina Panasiti. E la conferma della pena e' stata chiesta stamattina davanti al collegio d'Appello (presieduto dalla giudice Giovanna Vitale) dal procuratore generale Cuno Tarfusser. Confermati anche i risarcimenti (60mila euro). Le motivazioni della sentenza d'appello entro 90 giorni.

Nella sua relazione, il pg Trafusser ha 'smontato' la ricostruzione difensiva (avvocati Alessandro Gutierres e Franco Moretti), che aveva portato ai giudici 4 consulenze tecniche per un totale di oltre 60 pagine. La prima era una perizia psicologica per accertare le condizioni della vittima, che pero' - a detta del pg - non sarebbe credibile a distanza di 7 anni; una seconda consulenza linguistica sulla traduzione delle intercettazioni, le quali per la difesa dimostrerebbero la 'volontarieta'' del rapporto sessuale tra la donna e il calciatore; la terza consulenza riguarderebbe invece alcune foto degli amici del giocatore, scattate tra le 21:43 e l'1:33 della notte in cui e' avvenuto il fatto; ma che per il pg presentano un 'buco di mezz'ora' da ricondurre proprio la momento della violenza. Infine, il pg si e' detto soprattutto "scandalizzato" per la quarta perizia: ovvero una sorta di 'dossier' sulla ragazza, presentato dalla difesa, con 42 sue foto che "dimostrerebbero la dimestichezza della donna con l'alcol". Oltre a giudicare nel modo la consulenza, il procuratore generale ha fatto presente che, delle 42 foto postate dalla ragazza su Instagram e raccolte dagli avvocati, solo in 9 si vedono dei bicchieri e solo in una lei sta effettivamente bevendo un cocktail con la cannuccia.

Nel corso del processo di primo grado, peraltro, la ragazza era stata sentita, confermando le accuse davanti alla nona sezione penale del tribunale (presidente Mariolina Panasiti): la stessa che poi aveva pronunciato, il 23 novembre 2017, la condanna a 9 anni. La notizia della presunta violenza di gruppo, a cui aveva - stando alle accuse - partecipato anche il calciatore, era emersa nel 2014 quando la Procura di Milano aveva chiesto di arrestarlo. A rigettare l'istanza era stata poi la gip Alessandra Simion. Ma uno dei punti su cui l'accusa si e' battuta nel corso del processo, era anche il fatto che Robinho avesse "abusato delle condizioni di inferiorita' psichica e fisica della persona offesa, che aveva ingerito sostanze alcoliche, con modalita' insidiose e fraudolente, consistite nell'offrirle da bere al punto da renderla incosciente e incapace ad opporsi". La ragazza sarebbe quindi stata portata nel guardaroba del Sio Cafe' di Milano dove sarebbero stati consumati "molteplici rapporti sessuali". Il Tribunale aveva riconosciuto un risarcimento alla ragazza albanese di 60mila euro, che e' stato confermato in secondo grado. Quanto agli altri 5 uomini che erano assieme a Robinho, il processo nei confronti di 4 di loro era stato sospeso per 'irreperibilita'' degli imputati (che si trovano in Brasile); il quinto era Riccardo Falco, che e' stato condannato a 9 anni. Robinho, peraltro, era gia' stato arrestato nel 2009 in Inghilterra e poi assolto per il presunto stupro di una 18enne. Di recente, il Santos, squadra in cui militava (il calciatore ha 36 anni) lo ha sospeso, anche perche' di recente le intercettazioni raccolte in fase di indagine erano state ripubblicate, in vista della sentenza d'Appello, suscitando numerose polemiche. 







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