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F1, Giovinazzi: “Non è facile vivere nell’incertezza”
Malgrado i costanti progressi il pilota Alfa Romeo potrebbe perdere il sedile per l’anno prossimo
Nei sogni del pugliese anche un futuro da titolare Ferrari
Eccoci qui alla vigilia del GP d’Italia. Dopo un anno di silenzio, finalmente anche nel Tempio della Velocità torneranno ad essere protagonisti i sostenitori, sebbene parzialmente.
“Senza i tifosi non è Monza. L’anno scorso ne abbiamo avuto la prova, soprattutto facendo la comparazione con il 2019, quindi aspetto con ansia di scendere in pista e vedere il pubblico sugli spalti. Alla fine i fan sono decimi in più perché ti spingono a dare il massimo”.
A proposito di prestazioni, sei reduce da un ottimo sabato pomeriggio in Olanda che ti ha permesso di scattare dalla settima piazza. La sensazione è che la vostra monoposto si adatti meglio al giro secco, piuttosto che alla distanza…
“Dipende tanto dai tracciati. In taluni siamo andati meglio in qualifica, in altri in corsa. E’ qualcosa che ancora non abbiamo capito. A mio avviso a Zandvoort non eravamo messi male neppure nel GP. Il problema è stato il contatto con Sainz al primo giro, a cui sono seguiti una foratura e le difficoltà di sorpasso. Purtroppo quando si perde terreno è difficile recuperare, di conseguenza non sapremo mai quale poteva essere il nostro risultato. Diciamo che nel primo stint, quando ero decimo, come passo eravamo vicini a McLaren e Alpine, dunque avremmo potuto giocarcela. Un vero peccato perché ci tenevo a finalizzare, ma siamo stati sfortunati ed è andata così”.
Se dovessi individuare delle aree della C41 da implementare, a quali daresti priorità?
“Si tratta di un aspetto che varia a seconda delle situazioni. Questa macchina è uno step avanti rispetto alla precedente e lo si è constatato chiaramente sin dai test del Bahrain. La stessa power unit ha fatto progressi. Nel complesso il pacchetto è migliorato, ma ovviamente l’obiettivo è fare sempre di più. Il 2022, con il regolamento rivoluzionato sarà un’incognita per tutti. Io mi aspetto i soliti noti in testa, ma potrebbero esserci delle sorprese. Nel complesso siamo soddisfatti. Già con i ritocchi alle normative di questa stagione siamo stati capaci di costruire una macchina più competitiva e siamo diventati il team che è cresciuto maggiormente”.
Da qui ad Abu Dhabi potrete disporre di aggiornamenti?
“No, a fronte dei grandi cambiamenti del mondiale venturo, un po’ come tutti, ci stiamo dedicando esclusivamente al nuovo progetto. Dunque, la monoposto resterà questa fino a fine anno”.
Come ormai abitudine, purtroppo, il tuo futuro in squadra è in bilico. Come riesci ad affrontare i weekend di gara sapendo che circolano tante voci di mercato?
“Non è facile. Per me il mese di settembre in F1 è sempre stato complicato. So che ci sono delle indiscrezioni, tuttavia essendo una fonte di distrazione, cerco di non pensarci e di focalizzarmi solo sulla mia performance, che è poi l’elemento cardine che può far cambiare idea ai vertici. Quindi, per quanto mi riguarda darò sempre il massimo per essere in pace con me stesso, in modo che qualunque cosa accada saprò che non è dipeso da me”.
Prima di Zandvoort c’è stato un annuncio importante, ovvero quello del ritiro dalle corse del tuo compagno di squadra Raikkonen. Ne eri già a conoscenza?
“No, ma un po’ me l’aspettavo visto che Kimi è da un ventennio nella serie. Come ho scritto a lui e sui social, lo ringrazierò sempre per quello che mi ha dato, in quanto la crescita che avete visto da parte mia è stata anche merito dei suoi insegnamenti. E’ sicuramente un pilota e una persona che mancherà moltissimo alla F1. Fuori però ha una bellissima famiglia e so che saprà divertirsi ugualmente”.
Hai parlato di “insegnamenti”. Ma Iceman ti ha fatto davvero da maestro, oppure sei stato tu a “rubare” i suoi trucchi?
“Diciamo che l’ho osservato. Non è esattamente il tipo di carattere che viene da te, ti parla e ti aiuta. Tuttavia ogni volta che gli ho chiesto un consiglio non si è mai tirato indietro e non mi ha mai portato sulla strada sbagliata. E’ un ragazzo poco politico e molto corretto”.
La F1 non è stata la prima occasione in cui ti sei imbattuto nel finlandese avendo corso nel 2013 per la Double R Racing, la scuderia da lui fondata assieme al suo manager Steve Robertson…
“Sì era già successo nel mio primo anno in Formula 3. Non so però se all’epoca fosse ancora nella proprietà. Comunque la prima volta che l’ho incontrato di persona è stato alla presentazione della nuova monoposto Ferrari nel 2017”.
A proposito di Maranello, il tuo nome è stato spesso accostato a quello della Scuderia, al di là del tuo ruolo di riserva. E se venissi chiamato al posto di Sainz?
“Non so. Ho sempre considerato il Cavallino il mio team di riferimento. Il mio sogno da bambino. Da italiano è quella l’ambizione. Tuttavia, per adesso, è solo una distrazione che non serve. Devo concentrarmi sul presente e sul fare bene in Alfa. Per il futuro si vedrà. Di certo mi piacerebbe tantissimo”.
Per concludere, collegandomi al discorso “tricolore”. Secondo te perché i nostri connazionali non riescono a fare carriera nelle ruote scoperte?
“Oggi già il go-kart è uno sport molto caro, in più da noi ci sono pochi sponsor in grado di accompagnare chi si dimostra competitivo. Il passaggio successivo alle monoposto è ancora più costoso ed è per questo che non si riesce ad andare avanti”.
C.R.