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Abedini a Teheran, scarcerato da Nordio. Bonelli: "Scambio con Sala, Meloni fa rimpiangere Craxi". Il Pd: "Ogni mezzo per il rilascio di un connazionale è valido"

La decisione del ministro e le diverse reazioni della sinistra ad Affaritaliani.it

di redazione

L'atto è stato depositato alla Corte d'Appello di Milano

''Esmaeil Baqaei, portavoce del Ministero degli Affari Esteri, ha annunciato il rilascio di Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano detenuto in Italia, e il suo ritorno in patria''. Lo si apprende da un comunicato del ministero degli Esteri iraniano.

Il governo ha deciso di non aspettare la decisione dei giudici di Milano, così da eliminare qualsiasi rischio con l’Iran. E di rispettare quello che era stato loro promesso per ottenere la liberazione della giornalista Cecilia Sala. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha disposto la scarcerazione immediata di Mohammad Najafabadi Abedini, l'iraniano detenuto nel carcere di Opera su richiesta degli Stati Uniti.

Così l’ingegnere è tornato libero. L’Iran ha fatto sapere tramite una nota che Abedini “farà ritorno nelle prossime ore” nel Paese islamico. "Grazie al monitoraggio del ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran e ai negoziati tra i servizi di intelligence della Repubblica Islamica dell'Iran e i servizi di intelligence italiani, il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno", ha annunciato Mizan Online, l'ufficio stampa della magistratura iraniana.

"Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad". Lo comunica una nota ufficiale del ministero della Giustizia.

"In forza dell'articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d'America e il governo della Repubblica italiana possono dar luogo all'estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente". È quanto fa sapere il ministero della Giustizia in una nota.

La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di "associazione a delinquere per violare l'Ieepa (International emergency economic powers act - legge federale statunitense) non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall'ordinamento penale italiano", viene precisato.

"Quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di 'associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte' e di 'fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte', nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari". È quanto fa sapere il ministero della Giustizia in una nota in merito alla richiesta depositata dal ministro Nordio alla Corte di Appello di Milano sulla revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad.

Benifei (PD): "Ogni mezzo utile per la liberazione di un connazionale è valido" - "Credo che in un momento in cui c'è una persona italiana nelle mani di un regime che ne mette a rischio la libertà, considerando il lavoro cruciale che è quello giornalistico e mi riferisco ovviamente al caso di Cecilia Sala, ogni mezzo utile per la liberazione di un o una nostro/a connazionale sia valido". Così Brando Benifei, eurodeputato del Pd e presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con gli Stati Uniti, commenta con Affaritaliani.it la decisione del ministro della Giustizia Carlo Nordio di chiedere la revoca degli arresti dell'iraniano Abedini Najafabadi Mohammad. "E' giusto quindi portare avanti qualsiasi misura per la liberazione dell'ostaggio. E' evidente che a questo punto bisogna capire bene ogni aspetto della vicenda e chiediamo quindi al governo di riferire al più presto in Parlamento", conclude Benifei.

"Ora è chiaro a tutti che la liberazione di Cecilia Strada è stato uno scambio". Con queste parole Angelo Bonelli, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra, commenta ad Affaritaliani.it la decisione del ministro della Giustizia Carlo Nordio di chiedere la revoca degli arresti dell'iraniano Abedini Najafabadi Mohammad. "Meloni ha chiesto prima il permesso degli Stati Uniti d'America, sia a Biden che a Trump e questo ci fa rimpiangere Bettino Craxi nella sua autonomia nelle decisioni, basta ricordare il caso di Sigonella", conclude il portavoce di Europa Verde.

Abedini: dall'arresto a Malpensa al rimpatrio di Cecilia Sala - Il caso Abedini, l'ingegnere dei droni, dall'arresto a Malpensa alle presunte connessioni con la vicenda di Cecilia Sala. L'inizio, quasi un mese fa: e' il 16 dicembre quando Mohammad Abedini Najafabadi, 38 anni, viene arrestato dall'FBI in Italia, all'aeroporto di Milano Malpensa, e portato nel carcere di Opera. Le autorita' statunitensi ne chiedono l'estradizione con l'accusa di "esportare sofisticati componenti elettronici in Iran", in violazione delle normative statunitensi e delle sanzioni americane contro l'Iran. I componenti sarebbero stati utilizzati a gennaio durante un attacco di droni in Giordania costato la vita a 3 soldati americani, come riferito dal Dipartimento di Giustizia Usa. L'Iran nega a piu' riprese qualsiasi coinvolgimento e respinge le accuse come "infondate". Lo stesso Abedini, il 31 dicembre, si proclama innocente: "Non sono un terrorista". La vicenda si intreccia inevitabilmente con quella della giornalista italiana, Cecilia Sala, arrestata in Iran appena tre giorni dopo, il 19 dicembre. Per lei, l'accusa e' di aver "violato le leggi" della Repubblica islamica dell'Iran. Ma prima che si arrivi alla liberazione di Sala - quattro giorni fa, l'8 gennaio - il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, esclude qualsiasi "dietrologia" e "diplomazia degli ostaggi" spiegando che "l'Italia non e' competente per il procedimento penale di questo iraniano. C'e' stato un mandato di cattura e poi si vedra' l'estradizione, sara' la magistratura a decidere. Al momento e' trattenuto in carcere ma con tutte le garanzie che spettano a un detenuto non italiano". Sottolineando poi che l'Italia sta valutando se ci sono i presupposti per l'estradizione di Abedini.

Il 7 gennaio, l'Iran torna a ribadire che l'arresto di Cecilia Sala a Teheran "non e' una ritorsione" legata alla detenzione in Italia di Abedini, auspicando che il caso "venga risolto rapidamente". Il giorno dopo, l'8 gennaio, Cecilia Sala viene liberata. Il 9 gennaio, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ribadisce che si tratta di "due vicende parallele ma non congiunte". Spiegando, tra l'altro, che e' prematuro per ora parlare di domiciliari e braccialetto elettronico per Abedini dal momento che "e' fissata un'udienza" - il 15 gennaio, alla Corte d'Appello di Milano, proprio per discutere se confermare la custodia in carcere o accogliere la richiesta di domiciliari avanzata dal legale - e "le carte dall'America non sono ancora arrivate". Oggi, 12 gennaio, il Guardasigilli annuncia di aver "depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano". Con queste motivazioni: "In forza dell'articolo 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d'America e il Governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all'estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non puo' ritenersi sussistente". E poi, prosegue: "La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di "associazione a delinquere per violare l'IEEPA" non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall'ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di "associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte" e di "fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte", nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso societa' a lui riconducibili, di attivita' di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari".



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