Politica

Appendino futura leader del M5s? C’è già chi la vede al posto di Di Maio

di Gabriele Penna

Il sindaco di Torino si avvia alla fine della consiliatura ma il dogma M5s dei 'due mandati' potrebbe bloccare un profilo che alcuni vedono in cima al M5s

"In questo momento sono concentratissima sulla gestione dell'emergenza e penso a rimettere le basi perché la mia città possa affrontare al meglio questa situazione e ripartire, a prescindere da cosa accadrà nei prossimi mesi, dalle mie scelte che comunque farò dopo l'estate" così la sindaca di Torino Chiara Appendino ha glissato alla domanda di Maria Latella su Sky Tg24 riguardo al suo futuro politico. "Fare politica significa occuparsi della cosa pubblica - ha aggiunto - di certo non rinuncerò ad occuparmi della cosa pubblica che non significa per forza avere un ruolo istituzionale ma si può fare in tanti modi. La passione per la mia città ce l'ho e continuerò ad averla" ha continuato la sindaca ripetendo ciò che va dicendo ogni esponente pentastellato affezionato al ‘credo’ dell’obbligo dei due mandati, come recita lo Statuto.

Ma all’interno del Movimento 5 Stelle e ormai anche da ambienti vicini al Partito Democratico e Liberi e Uguali si registrano apprezzamenti crescenti nei suoi confronti. “La sobrietà sabauda ha sempre funzionato” dicono le medesime voci. E poi la “disponibilità reale” descritta dagli stessi ambienti, nel rapportarsi con i presidenti di Regione Piemonte che si susseguono, che essi siano di coloro rosso (Sergio Chiamparino) o azzurro (Alberto Cirio), fanno di lei una "interlocutrice credibile". 

E se non ci fosse stata un’epidemia di mezzo, questa primavera si sarebbe svolto il congresso (gli Stati generali) del Movimento 5 Stelle che avrebbe dovuto ridisegnare la dirigenza oltre a scegliere se continuare a essere forza politica non collocabile in nessun'aerea o se scegliere definitivamente il centrosinistra come terreno politico, considerato un bipolarismo sempre più visibile a occhio nudo.

Dipende anche, in buona parte, dal futuro di Luigi Di Maio. La natura conservatrice dell’ex capo politico non favorirebbe la svolta permanente a sinistra. E nemmeno Alessandro Di Battista probabilmente, sebbene lui stesso in passato abbia dichiarato di aver votato a sinistra prima di arruolarsi nel M5s ma a oggi non è chiaro se il romano abbia intenzione di tornare a fare politica nelle istituzioni. È chiaro però che fino a quando non ci sarà un sistema elettorale maggioritario che apra la strada a governi monocolore, il M5s (ammesso che abbia ancora l’ambizione di tornare al governo) dovrà entrare nell’idea di una convergenza strategica.

A questa ipotesi Di Battista non pare ben predisposto ma niente si può escludere. Nemmeno che l’ex deputato rivaluti politicamente un Partito Democratico derenzizzato come lo definisce qualcuno. Forse la necessità e il desiderio diffuso di molti elettori (non solo donne) di vedere anche in Italia più quote rosa nelle ‘sale di comando’ e la predisposizione di Chiara Appendino alla diplomazia e al dialogo come strumenti principali per praticare la politica, potrebbero far di lei un profilo da prendere in considerazione per una dirigenza pentastellata tutta da rifondare.