Vaccini obbligatori, così la Fedeli difende la libertà di infettare
La ministra Beatrice Lorenzin vuole rendere di nuovo obbligatori i vaccini; insorge la solita Fedeli per contrastarla
Non sempre mi sono trovato d’accordo con la Ministra della Sanità Beatrice Lorenzin ma questa volta sulla vicenda dei vaccini non posso che supportare il suo tentativo di renderli di nuovo obbligatori anche per l’iscrizione alle elementari.
La pericolosa involuzione che ha preso la nostra società in nome di un mal declinato concetto di libertà che spesso è confusa con “anarchia” (e neppure quella “buona”, cioè sistematizzata politicamente) sta facendo danni enormi.
Disinformazione scientifica, ignoranza, presunzione, egocentrismo esasperato, perdita totale della dimensione sociale, perdita del buon senso, rovesciamento globale del significato, stanno imponendosi a tutti i livelli.
Non dimenticando che l’attuale situazione “all’italiana” sui vaccini è frutto di una legge di Rosy Bindi allora ministra è doveroso ricordare che le vaccinazioni base sono obbligatorie ma se non si fanno si possono comunque iscrivere i figli a scuola, insomma il solito compromesso all’italiana.
Una legge stupida ed ipocrita (come quella Merlin) frutto, come detto, dell’ipercompromessimo italico che ha dato il via libera a frotte di furbastri egoisti che in nome della “libbbbertà” non vaccinano i figli infettando e danneggiando l’intera comunità.
E ben venga allora la Ministra Lorenzin che vuole reintrodurre l’obbligo per legge e su tutto il territorio nazionale.
Non poteva mancare naturalmente la ministra sindacalista non laureata non diplomata e “abbelatrice” di cv che guida l’Istruzione e cioè Valeria Fedeli che sentitasi scavalcata è partita di riflesso patellare (sempre sindacale) è si opposta in nome del sacro diritto all’istruzione che emancipa le masse e le dirige vittoriose verso un futuro luminoso e “ ’struito”.
Il tutto ha provocato un ritardo nell’approvazione del decreto della Lorenzin in sede di Consiglio dei Ministri con il solito rimando a fra una settimana (se è vero).
Intanto c’è la libertà, la libertà di infettare gli altri.
Siamo in Italia, paisà.
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